No al turismo. A questo turismo di massa, invocato scioccamente da gente che pensa che il turismo sia la soluzione ai problemi economici delle città.
Se vi fate un giro a Firenze, per non parlare di Venezia, dove la morte cittadina è in atto da più di vent'anni, vi rendete conto di cosa sta succedendo. I ristoranti, per esempio, quasi tutti in mano a un giro di affari che non solo non è italiano (poco male), ma anche delinquenziale.
I musei trattati come supermercati, con offerte e giorni 'free'. File lunghissime, assalti dell'insignificanza, passatempi della noia esistenziale.
Le città non sono più produttive, non sono più creative, vivono di parassitismo, di non luoghi, di luoghi di transito (stazioni, aeroporti), o di consumo di alcool: le città stesse si presentano spesso, nel centro storico, come una grande parata di birrerie o localini per il mangia-e-bevi.
Il turismo accentua tutto questo, lo estremizza.
Anche la produttività che esiste nelle città è di importazione e 'di superficie', usa l'edificio esistente e poi scompare. Non lascia nulla, nessun significato si radica sul territorio, che viene solo 'occupato', vedi l'Expo, che è una epifania turistico-commerciale.
Per questo bisogna dire no al turismo, con questo turismo si uccide il nostro futuro, ogni possibile senso o cambiamento, la nostra economia.
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