giovedì 19 febbraio 2015

Quella serva dell'arte

Io non so se le accuse che il signor inventore del premio Grinzane Cavour,  Giuliano Soria - ora in galera - siano vere o meno; intendo quelle che ha rivolto contro Augias ("il più vorace di tutti"), contro Giancarlo Giannini, contro Michele Placido eccetera. Che avrebbero intascato soldi a nero, eccetera.
Magari davvero sono calunnie, non so.
Certo solo ora si sentono parlare, e solo per difendersi, e duramente, gli attori:

"L’ha presa molto sul serio Michele Placido: «Sporgerò querela. A Sorì, che vuol dire che nel mondo dello spettacolo si paga tutto in nero? Che vuol dire? Che il Piccolo di Milano che ospiterà la mia compagnia mi pagherà in nero? Che fesseria!». Certo, aggiunge, ci sono delle ambiguità: «Per Romanzo criminale ho ricevuto il Premio di Qualità del ministero della cultura: 20 mila euro. Esentasse, uno dice: lo Stato che fa, si tassa sui premi che dà? Sì! La Guardia di Finanza mi ha fatto un controllo e una multa da diecimila euro. Soria forse ha giocato su queste ambiguità per intascare meglio, ma a me non mi frega» Corriere della Sera, 18 febbraio 2015).

No, non si fa tutto a nero, ma si tende molto a farlo, è vero!
E' tutto il sistema che è corrotto, e non solo per evasione fiscale, ma perché il giro delle compagnie e degli artisti, e di tutte le arti indistintamente, segue certi percorsi, certe strade politiche, segue scambi,  favori, eccetera.

L'arte non serve più a niente, perché è solo serva. D'altronde solo nella sua servitù è fatta esistere.

In tutti questi anni i colleghi, gli artisti e compagnia cantando, non hanno mai parlato. E non parlano. Li sentite mai dire qualcosa, in merito? Macché, in silenzio, tutti buoni e zitti, senza profferir mai verbo contro il sistema cultura che, checché possano ribattere a quello che sto scrivendo, è comunque totalmente servo della politica: un rapporto dialettico degenerato e squallido va in scena fra padrone e servo. Niente è rimasto di quello di hegeliana memoria.

Perché signori attori, intellettuali, politici, tuonate solo per difendervi?
Perché non parlate e dite quello che sapete davvero? Altrimenti, pur bravi possiate essere tecnicamente, nonostante i vostri passaggi televisivi e i 'piccoli' palchi che calpestate, rimarrete miseri artisti.

Quello che mi fa più male, però, è vedere i giovani lecchini, inseriti, pronti a tradire la mamma per un passaggio televisivo insignificante e ancor meno, per uno spettacolino di provincia! Per non parlare poi di quelli che indossano il vestitino dell'impegno,  e oggi servono una causa qui, domani là.  Questi pur minoritari come numero, usano l'impegnuccio come pura merce di scambio, azione di marketing.

Sento fortemente la mancanza di intellettuali come Gian Maria Volonté. 

Non abbiamo più maestri; ma siamo rimasti orfani anche dei giovani artisti ribelli.


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