lunedì 27 marzo 2017

Meno male che Prato non è turistica ma solo tristica

Ogni volta che vado a Firenze, ecco, ritorno sconvolta.
Ieri, domenica, dovevo andarci, non era una gita. Anche se poi sono ritornata sui miei antichi passi, quelli dell'università, in via del Parione.
Ora, davanti all'ingresso della fu università c'è un ristorante esclusivo, Florian. Fino a qualche anno fa, una latteria. La vecchia botteghina di alimentari, ancora resiste.

Sono tornata nella chiesa di Santa Trinita, e ho rivisto la meraviglia della  cappella di San Francesco, con la Natività del Ghirlandaio. Ma in verità, mi sono infilata dentro la chiesa per sfuggire al trambusto e alla volgarità. Ai musicisti che ovunque, senza rispetto alla musica classica che suonavano (male nonostante si intuisse l'aura 'conservatoriale') e, con tanto di mega-amplificazione, rompevano letteralmente i timpani.

Al diavolo l'arte di strada, se è questa! L'arte che diventa violenza, imposizione, forzatura...Fuga dalla fuga di Bach suonata in via Tornabuoni davanti a Ferragamo!

Chi è quel campione o campionessa che vuole l'arte di strada  (come a Barcellona, come a Barcellona!), ovunque e perdunque?
Solo ignoranti e superficiali, coloro che non ascoltano veramente la musica, coloro che non sanno cosa sia uno spartito, o la dura arte del mimo, possono auspicare la violenza di certe manifestazioni artistiche.

Asini, che pensano che l'arte sia qualcosa che, come una fatina buona con la bacchetta magica, possa rendere tutto più bello.

Non è così, se non c'è modo, tempo e misura! (Appunto, come nella musica...). Mi dispiace per quei ragazzi e anche vecchi, però, che non possono guadagnare quei trenta euri, però...no!

Il tutto era complicato dal camminare difficile, impossibile a tratti, folle ondeggianti ovunque. Traffico di droga alla stazione, alla luce del tramonto. Traffico impazzito dai lavori in corso per  la tramvia. Vomito e il giramento di testa, e di altro.

I frati vallombrosiani, dentro la basilica, nervosissimi. Combattuti fra l'incassare un po' di soldi dagli assalti turistici e l'impossibilità di celebrare messa.

A un certo punto un frate tanto nervosetto ha spento la luce della cappella e, con fare deciso, ci ha mandato a quel paese, e la messa ha avuto inizio. Una messa francescana, asciutta, terragna, concreta, e anche molto spirituale. Spariti i turisti; ciao, Lorenzo, ciao affreschi.

E meno male che Prato non è turistica, ma solo tristica! Che gioia, tornare nella sciatta e puzzolente Prato, che qualche insulso amministratore vorrebbe condire con le manifestazioni acchiappa-turisti, con le eccIOllenze modaiole, o spandere per le sue stradacce l'arte! L'arte di che?! Asini, solo asini presuntuosi e scopiazzini con le zucchettine vuote, ma che già si danno arie di sindachetti!


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