Non è nemmeno un monologo del personaggio Calamai che torna bisbetica al suo passato luminoso, o men che meno vi appare nostalgica e rapita a ricordare la sua città natale (che Prato e Prato, per carità!).
Non è una lezione o rivincita che il teatro si prende sul cinema. Impossibile.
Sullo spettacolo così in affanno, paradosso ora che tutto lo sembra diventato, la figura dell'attrice, personaggio teatrale perfetto, vi si disegna e accampa attuale e drammatica pronta e decisa ad azzannare la settima sfilacciata arte che pure l'ha resa "immortale".
Clara Calamai che incede sprezzante fra le pizze pellicole, vento bizzarro che scardina celebrazioni e osanna, non c'è dubbio, è la diva nichilista dell'arte cinematografica.
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