Ricevo dal Prof. Centauro, e pubblico volentieri, condividendo totalmente quanto scritto. (Maila)
"LA NOSTRA CITTA’ ETRUSCA.
Alcune domande e poche altre riflessioni in merito al futuro delle risorse archeologiche a commento della conferenza svoltasi nella Sala Consiliare della Provincia di Prato in occasione della Festa della Toscana.
1° Cornice: alcune domande
- Cosa possiamo dire di fronte alla negazione del diritto di poter fruire in modo "libero", per lo studio e la divulgazione, dei reperti archeologici della città etrusca di Gonfienti, in quanto campo di studio oggi ritenuto arbitrariamente, in modo esclusivo e riservato, dalla soprintendenza archeologica?
- Cosa potremo mai valorizzare del nostro territorio quando viene affermato categoricamente, persino di fronte ad un uditorio giovanile che dovrebbe essere educato alla conoscenza e non al pregiudizio, di non dare credito alle ipotesi di ricerca perché non esiste relazione alcuna tra l'insediamento etrusco di Gonfienti e il territorio ad esso limitrofo che pure è caratterizzato non da oggi da segnalazioni e da ritrovamenti eccellenti(rimanendo nel solo territorio comunale di Prato citiamo, ad esempio: le necropoli in Calvana, i bronzetti di Pizzidimonte, i reperti dell’età del bronzo lungo il rio Filettole, ecc. ecc.)?
- Allora torno a domandarmi: perché affermare il contrario quando si tratta di situazioni archeologiche di certo non irrilevanti per quel territorio, specie se le consideriamo accompagnate dalla presenza di imponenti strutture murarie variamente dislocate in altura, poste sui poggi della Calvana al disopra della città etrusca?
- Per tutte queste evenienze la ricerca archeologica istituzionale cosa pensa di fare? Quali indagini? Come ci si può permettere di negare istituzionalmente un’ipotesi di studio contrapponendo ad essa il rifiuto all’accertamento?
- Quale parco, infine, potremo mai realizzare di fronte alla totale mancanza di condivisione da parte dello stesso ente preposto alla tutela che oggi pare più interessato ad anteporre alla questione culturale un uso eminentemente politico della vicenda? Cicero pro domo sua?
2° cornice: poche altre riflessioni
- Ricordo una volta di più (ndr. l'ho fatto ripetutamente in questi ultimi mesi!) che, per la carta costituzionale e per lo stesso codice dei beni culturali e del paesaggio, non può esservi tutela senza valorizzazione, né possiamo addurre all'infinito (come viene puntualmente fatto da chi pure è preposto a tale sevizio e che si dovrebbe ispirare eminentemente al concetto della "tutela per la valorizzazione") ragioni di presunto "rischio archeologico", pur di non consegnare alla comunità ciò che ad essa appartiene. Questo è tanto più vero dal momento che ormai da tempo (fin dal 2006!)sono stati apposti i vincoli di tutela e in ragione del fatto che sono state tollerate esiziali trasformazioni urbanistiche ed ambientali, tanto da rendere stringente il rapporto di causa/effetto determinato dall'inopinato rilascio di autorizzazioni a costruire su terreni archeologicamente sensibili, ovvero su aree interessate dalla presenza di reperti archeologici strutturati, oggi obliterati per sempre sotto il cemento!
Non fosse altro che per questo, a difesa dei nostri diritti, occorrerebbe prendere provvedimenti immediati per garantire un futuro alle risorse archeologiche pratesi!
Prof. Giuseppe A. Centauro
Alcune domande e poche altre riflessioni in merito al futuro delle risorse archeologiche a commento della conferenza svoltasi nella Sala Consiliare della Provincia di Prato in occasione della Festa della Toscana.
1° Cornice: alcune domande
- Cosa possiamo dire di fronte alla negazione del diritto di poter fruire in modo "libero", per lo studio e la divulgazione, dei reperti archeologici della città etrusca di Gonfienti, in quanto campo di studio oggi ritenuto arbitrariamente, in modo esclusivo e riservato, dalla soprintendenza archeologica?
- Cosa potremo mai valorizzare del nostro territorio quando viene affermato categoricamente, persino di fronte ad un uditorio giovanile che dovrebbe essere educato alla conoscenza e non al pregiudizio, di non dare credito alle ipotesi di ricerca perché non esiste relazione alcuna tra l'insediamento etrusco di Gonfienti e il territorio ad esso limitrofo che pure è caratterizzato non da oggi da segnalazioni e da ritrovamenti eccellenti(rimanendo nel solo territorio comunale di Prato citiamo, ad esempio: le necropoli in Calvana, i bronzetti di Pizzidimonte, i reperti dell’età del bronzo lungo il rio Filettole, ecc. ecc.)?
- Allora torno a domandarmi: perché affermare il contrario quando si tratta di situazioni archeologiche di certo non irrilevanti per quel territorio, specie se le consideriamo accompagnate dalla presenza di imponenti strutture murarie variamente dislocate in altura, poste sui poggi della Calvana al disopra della città etrusca?
- Per tutte queste evenienze la ricerca archeologica istituzionale cosa pensa di fare? Quali indagini? Come ci si può permettere di negare istituzionalmente un’ipotesi di studio contrapponendo ad essa il rifiuto all’accertamento?
- Quale parco, infine, potremo mai realizzare di fronte alla totale mancanza di condivisione da parte dello stesso ente preposto alla tutela che oggi pare più interessato ad anteporre alla questione culturale un uso eminentemente politico della vicenda? Cicero pro domo sua?
2° cornice: poche altre riflessioni
- Ricordo una volta di più (ndr. l'ho fatto ripetutamente in questi ultimi mesi!) che, per la carta costituzionale e per lo stesso codice dei beni culturali e del paesaggio, non può esservi tutela senza valorizzazione, né possiamo addurre all'infinito (come viene puntualmente fatto da chi pure è preposto a tale sevizio e che si dovrebbe ispirare eminentemente al concetto della "tutela per la valorizzazione") ragioni di presunto "rischio archeologico", pur di non consegnare alla comunità ciò che ad essa appartiene. Questo è tanto più vero dal momento che ormai da tempo (fin dal 2006!)sono stati apposti i vincoli di tutela e in ragione del fatto che sono state tollerate esiziali trasformazioni urbanistiche ed ambientali, tanto da rendere stringente il rapporto di causa/effetto determinato dall'inopinato rilascio di autorizzazioni a costruire su terreni archeologicamente sensibili, ovvero su aree interessate dalla presenza di reperti archeologici strutturati, oggi obliterati per sempre sotto il cemento!
Non fosse altro che per questo, a difesa dei nostri diritti, occorrerebbe prendere provvedimenti immediati per garantire un futuro alle risorse archeologiche pratesi!
Prof. Giuseppe A. Centauro
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