martedì 9 dicembre 2014

La fascistizzazione della cultura

Non sono così sciocca da capire che alcuni anni sono passati, e che non si può accusare i contemporanei propriamente di 'fascismo'; tuttavia, è certo che in Toscana, come anche in altre regioni guidate dal Centro Sinistra, è ormai attuato del tutto un profondo monopolio culturale gestito dai partiti, che davvero si può parlare di 'fascistizzazione', ossia, l'eliminazione di ogni vera opposizione o concorrenza, unita a una linea programmatica di assolutizzazione, che costringe tutti coloro che vivono di cultura, e quindi anche all'università per esempio, di adeguarsi.

L'obbiettivo è il mantenimento dello stato politico ed economico attuale, e anche altri fattori, come il preservare, nel caso di teatri o altri enti, posti di lavoro che frequentemente sono stati dati per grazia di partito appunto, e che servono e sono serviti per dirigere con tutta tranquillità teatri musei enti associazioni.

Questo stato di cose non è stato cambiato nemmeno a Parma, dove per esempio il sistema culturale è stato mantenuto totalmente nello status quo precedente, da Pizzarotti del M5S.

Come ai tempi del Fascismo, che aveva trovato nell'omogeneità culturale come uno degli obbiettivi più importanti per togliere anche ogni opposizione, ci ritroviamo quasi nello stesso punto, e con conseguenze, oggi ben più gravi economicamente e culturalmente.

E' chiaro che, per fare questo, i partiti si vestono come le puttane sulle strade, e danno o l'idea di vendere il vero amore. Gli artisti, che sono deboli e poco strutturati politicamente se non eccezioni, mossi dalla vanità eccetera - un processo narcisistico visibile molto di più nelle carriere politiche - e dalla necessità, non fanno gruppo se non raramente nella storia. Il loro movimento, nella struttura societaria, è verticale, ossia verso il potere, non orizzontale, verso gli altri.

Per questo Volonté odiava gli attori, per esempio; e anche Pasolini.
Per questo, l'artista che fa politica è fortemente vilipeso, osteggiato, deriso. Un esempio illustre, Grillo.

Bisognerebbe cambiare tutto. Come è possibile che negli uffici cultura ci siano persone che compiano questo misfatto, dove possono lavorare in grazia di partito soddisfando la loro invidia, sentimento che sempre si unisce sempre in questo gioco di annientamento politico.

Non si può pensare che asini di servizio facciano carriera nelle Sovrintendenze, negli Enti eccetera, persone che causano danni andando contro alle finalità istituzionali eccetera, sostenute dai partiti.

E così è stata riempita la maglia della rete di gente fidata, che tiene a bada chi deve tener a bada.
E così è stata creata una rete, cito sempre quella della FTS (Fondazione Toscana Spettacolo) perché conosco bene e perché assolutizzante, diretta da una presidente ex-senatrice della Margherita e da una direttrice artistica 'sicura' politicamente, signore che gestiscono le programmazioni di tutti i teatri toscani in modo pessimo, chiamando artisti fidanti e fidanti, con l'occhio sempre verso il botteghino, naturalmente, come ogni impresa privata, e distribuendo sorrisi agli assessori alla cultura e alle compagnie amiche. Il sistema della FTS è uguale, anche se con nome diverso, in Puglia, nelle Marche, in Umbria...
Questi responsabili non vanno a vedere, per esempio, gli spettacoli. Da noi, almeno non sono mai venuti, non ci hanno mai mai potuto giudicare. Insomma, hanno pre-giudicato e deciso, perché in sostanza non gliene importa nulla di quello che un artista o un gruppo propone veramente.

La differenza rispetto al periodo fascista qual è: che non c'è violenza fisica, che qualcosina ti fanno fare, ma poco, umiliando, marginalizzando. Ti tengono in vita, appena.

Oggi nessun tribunale ti condanna all'esilio, ma di fatto ti condanna, come il TAR ha fatto con La Baracca, a un esilio diverso, moderno, democratico, un esilio in casa, una lenta morte se non certa, probabile.

Per reagire a tutto questo, senza nessuna forza politica alternativa che sostenga, be', bisogna essere folli, presuntuosi, e un tantino pazzi e disperati. Come sono io, noi.

(In questo blog su questo argomento ho già trattato nel 2010, e altrove qua e là:
http://primaveradiprato.blogspot.it/2010/05/la-sottile-persistente-vena-del.html)

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