Teatro come vendetta: il mio spettacolo sui 'celestini' ne è un esempio.
Mi sono voluta vendicare delle violenze ricevute a scuola da bambina dalle solite suore, quelle che stavano a S.Caterina a Prato, e di cui, proprio grazie allo scandalo dei celestini che era scoppiato, si fece oscurare tutto, come mi confermò un ex-dipendente del Comune di Prato proprio dopo una replica dei 'celestini'...Mia madre mi tolse appena in tempo, o forse non proprio in tempo, visto che non mangiavo più e tornavo a casa con la mano sinistra torturata dagli spilloni di suor Luisa, che non voleva che usassi quella mano, e quando ci mettevano a cucire in tondo, ecco che all'improvviso appariva da dietro le mie spalle e mi perforava il dorso della mano sinistra, procurandomi, oltre al dolore, un terrore infinito...Mia madre non voleva credere a tanta cattiveria, pensava che fossi io a farmi del male.
Non potendo compiere atti, molto del teatro che ho scritto è, ed è stata, la mia vendetta personale e politica contro qualcuno, per non agire, non offendere. Il teatro mi ha salvato dalla violenza vera e propria.
Così sto architettando altre vendette, altro teatro; e in questo modo magari non diventerò famosa e gradita al grande pubblico, non reciterò nei politeama con i 'big', ma almeno mi sarò salvata, e vedrò curate un po' delle ferite, le ingiustizie.
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