Naturalmente io sono dalla parte di chi ha resistito e resiste. Di chi ha contribuito alla Liberazione dal Nazi-fascismo in Italia.
Ho un bel pedigree, di cui vado orgogliosa: antenati anarchici, socialisti e comunisti. Gente che ha combattuto i fascisti sul serio, ancor prima della Resistenza. Che c'ha perso le penne. Picchiati.
A me, che ero bambina curiosa di storie, raccontavano quello che avevano fatto, senza tanti alambicchi, così. Certo orgogliosi, ma anche ricordando i patimenti. E certe violenze che gli stessi Partigiani avevan fatto.
Ora a veder la melassa di questi giovanotti conformisti, messi su e conditi dai partiti, che parlano davanti alle lapidi e che fanno a gara a farsi fotografare per poi finire su Facebook, o che insegnano ai bambini - tramite video, s'intende, in modo che si veda quello che fanno, sempre sui social ovvio! - conformisti nel loro modo di far politica, nel loro ragionare, nel loro essere e pensare, e sempre dalla parte di chi comanda, se li confronto a certa gente che ho avuto in casa fino a qualche anno fa e che la Resistenza l'ha fatta davvero, mi viene un forte senso di repulsione.
Almeno coloro che ho conosciuto io, non avrebbero amato tutta questa ipocrito ricordo a fronte di una gestione corrotta e collusa dello Stato. Non è per questo stato di cose che avrebbero combattuto i 'Resistenti' o i 'Liberanti'.
Che peccato. La Resistenza è stata una storia dura, amarissima; ci vuole sobrietà e lucidità storica. Non bisogna nemmeno dimenticare che pochissimo prima della Resistenza, il paese era diffusamente e felicemente fascista.
E che ancora oggi lo Stato, con il suo sistema partitico, nel suo modus epifanico locale, non è troppo discosto dall'asfissiante fascismo, i gerarchetti di partito sono ancora qua.
E infatti, se vuoi lavorare - e lo sanno bene i colleghi di teatro e tutti gli artisti - , bisogna celebrare il celebrato e la Memoria Giusta, ma soprattutto, avere in qualche modo qualche specie di 'tessera'.
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