Qualcuno mi chiede come mai la neo-presidente del Teatro Politeama di Prato, Beatrice Magnolfi, che fino a maggio 2021 sarà anche Presidente della Fondazione Toscana Spettacolo (ben due incarichi in un corpo solo!), davanti alla Commissione 5 del Comune di Prato (cultura, per intenderci), ha parlato dei teatri locali come eccellenze, ma non del Teatro La Baracca che, presente da più di 25 anni sul territorio, ha scritto e rappresentato molto sulla storia della città. Ci ha omesso non certo perché siamo privati; Beatrice Magnolfi infatti cita altri teatri che lo sono.
Avrebbe detto: “Bisogna fare sistema. Non si può presiedere il Politeama senza aver presente che la città è un distretto teatrale con eccellenze assolute. Penso al Met, al Magnolfi, al Borsi. Ci sono compagnie e spazi alternativi come Officina Giovani. Dobbiamo fare uno sforzo tutti insieme perché ora non è il tempo della concorrenza ma della cooperazione”.
Il fatto che la presidente non ci consideri eccellenza (poco male!) lo dimostra il fatto che nessun nostro spettacolo è stato accolto nel circuito della Fondazione Toscana Spettacolo, anche se non tutto quello che presentano si potrebbe definire tale; ma è un dato di fatto che non possiamo inserirci in certo sistema perché non siamo un teatro di sistema, nel senso che non siamo espressione della politica teatrale monopolizzata e diretta dai partiti e dall'economia di mercato; se lo fossimo stati, non avremmo mai potuto rappresentare molti dei nostri spettacoli, alcuni dei quali tabu rispetto alla storia della città di Prato e non solo, ma assolutamente originali, e alcuni anche pubblicati : L'infanzia negata dei celestini, Dramma intorno ai concubini di Prato; Karl Laqua, Vita immaginaria e reale del boia di Figline; Cafiero Lucchesi (Vita e morte fra Mussolini e Stalin), Gaetanina Bresci (Mio padre Gaetano regicida), o altri spettacoli di altra natura del nostro teatro, questo sì veramente alternativo a quel sistema che, reso sempre più soffocante da nomine, assunzioni e ingaggi di amici di partito o di botteghino, troppo spesso danneggia la "teatralità" stessa, o sia contribuisce a rendere sempre più deserte o disinnamorate le platee pubbliche.
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