Pubblico questa protesta, una nuova ma vecchia ("è sempre lei"), che riguarda l'esclusione del Laris Pulenas per la terza volta consecutiva alla rassegna "Archeologia Narrante" della Fondazione Toscana Spettacolo.
L'ho mandata ai politici, che non rispondono, preoccupati come sono a tenersi la sedia.
Spero che la ex-senatrice Magnolfi della Margherita che fu e la filo-fassiniana piemontese che fa la direttrice artistica della Fondazione predetta, tale Patrizia Coletta (credo si chiami così), cambino mestiere. O forse dovrei dire, poltrona.
Si profila una persecuzione ideologica, dato che non faccio il Laris per via di Gonfienti etrusca. Come ai tempi di Stalin. Ora, siccome non c'è più la pena di morte, e non ti possono più annientare fisicamente, la morte te la danno in altro modo.
Annientano ciò che sei, ciò che fai. Ti escludono da tutto. Non ti considerano. Se va bene, ti mettono al livello degli altri, come hanno fatto ultimamente al teatro Magnolfi.
Ti mandano nel gulag del silenzio, della finta indifferenza. Dove è come se tu non fossi, non facessi, non parlassi.
Alla fine della fiera, mi rendo conto di essere stata io ad aver pagato più di tutti per questa battaglia. D'altronde, l'etrusco perde sempre.
E poi le battaglie si possono fare quando si ha un fisso che ti arriva in banca. E poi anche in quel caso, non sempre.
C'è sempre il cretino di turno. La cretina, è ancora femmina, sono io.
E naturalmente ho perso per non essere salita sul palco del futuro vincitore a suo tempo, nella ultima campagna elettorale amministrativa. Quelli che lo fecero, forse tappandosi il naso, ebbero qualcosa.
Per aver rivendicato il diritto di avere una testa pensante, e, scusate se è poco, un cuore pulsante, mi trovo ancora, pur in un clima diverso e in tempi diversi, in un 'arcipelago gulag'.
"Anche quest’anno la Fondazione Toscana
Spettacolo organizza una rassegna dal titolo Archeologia
Narrante.
Dopo averlo più volte proposto,
ancora una volta il nostro Laris Pulenas è stato escluso.
Il dramma, che vanta di ottime
recensioni, è la prima opera drammatica che tratta del tema degli etruschi, in
particolare storicamente della romanizzazione dell’Etruria, con accenti attuali
quali il riferimento alla corruzione del potere.
Credo che questo modo di fare le
programmazioni nella nostra regione e per giunta con i nostri soldi, non sia
più tollerabile.
Insomma, esclusi per la terza volta
consecutiva, credo. Anzi, ignorati del tutto.
Naturalmente ciò è dovuto al mio
impegno nei confronti della città etrusca di Gonfienti. O forse ad altro che
non so immaginare.
Ci si comporta ancora in modo
vetero-sovietico, evidentemente, nonostante il rapido evolversi della
situazione politica.
E’ questo il modo di valorizzare le
risorse locali ed il lavoro? E’ del tutto inutile fare i convegni sulla crisi
del lavoro o sulla cultura, perché sono altre le risposte che i toscani si
aspettano.
Non c’è da stupirsi dunque se la
vecchia politica non funziona più e mostra drammatiche sconfitte al momento del
voto.
Maila Ermini, Teatro La Baracca di
Prato