Ieri il gotha del potere pratese ha festeggiato i 100 anni dell'Unione Industriale Pratese. Le foto riportate dai giornali fanno piangere: si vedono tutti uniti a parlottare, a sorridere, a festeggiare, non si sa che cosa. Presenti vari presidenti: quello della Regione, Rossi, ripreso davanti a un drink in un insolito atteggiamento sorridente; della Provincia Gestri, pacioccone rispetto a un elegante sindaco Cenni, stile modello uomo-Lebole. Presente la vice-presidente della Provincia Ambra Giorgi, che sa essere donna di cultura e donna di affari, donna per tutte le esigenze...Il Presidente della Confartigianato, eccetera eccetera...
Ma soprattutto presenti Alfano e Bersani, segretari dei rispettivi partiti PdL e PD ormai sull'orlo del baratro, pronti ad accordarsi in qualche modo per salvare il sistema, che, come ha detto il neo eletto presidente dell'Unione Industriale, Cavicchi il Bello, sta crollando. Quest'ultimo proprio ha caldeggiato lo stare insieme di tutte le forze politiche per rilanciare l'economia del distretto. Adorare ancora e sempre il Dio Tessile.
Il distretto non sarà rilanciato, la realtà sta andando da un'altra parte e loro stessi saranno schiacciati dal sistema di cui hanno bisogno per vivere. Il Dio Tessile che adorano è un dio inesistente, e lo sanno, però non riescono a farne a meno.
Dalle loro parole si scopre che il loro sogno è quello di continuare a violentare una città come hanno fatto da cent'anni a questa parte, per cui si è totalmente trasformata: occupazione del suolo con fabbriche a non finire e distruzione dell'agricoltura (che ora sta però riprendendo il sopravvento nei campi rimasti), inquinamento di tutti i tipi, ma soprattutto dell'acqua, cattiva qualità della vita, aggressività molto sviluppata degli abitanti, litigiosità, problemi insoluti di convivenza fra persone di bassa alfabetizzazione e di varia provenienza da circa settant'anni per la richiesta di manodopera a basso costo e a nero con conseguente sfruttamento generalizzato dell'essere umano e in particolare della donna.
Questo vogliono ancora fare gli industriali sulla pelle di una città che è allo stremo, non curata, sciatta, sporca, dove i cittadini devono pulirsi da sé i giardini pubblici (vedi Soccorso, ma anche alcune zone della ciclabile, dove la gente si è rimboccata le maniche).
Nessuno di questi signori, che ragiona ancora con la mente dell'industriale dickensiano, pensa alla qualità della vita, a uno sviluppo diverso nel modo di essere industriale. Per questo sono destinati a fallire, anche se per un po' ancora continueranno a fare danni.
Con le prossime elezioni, mandiamoli a scuola di futuro.
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