Caro Saviano,
permettimi il modo diretto e familiare.
Visto che tu hai chiamato in causa gli intellettuali nella tua lettera pubblicata su La Repubblica, dicendo che in questo tempo non si può più tacere, che bisogna prendere posizione eccetera contro il Male, be', io ti rispondo che sto qua presente e viva da dieci anni, tanti anni ormai ha questo blog, prendendo posizione ogni giorno contro il dominio e le ingiustizie.
Mi chiamo Maila Ermini, sono un drammaturgo, regista e attrice (in teatro faccio anche l'operaia e tutto quello che serve), ho un piccolo teatro alla periferia di Prato, e non ho paura ad esprimere il mio pensiero.
Il mio teatro è libero e non ha finanziamenti pubblici, ché la Regione Toscana, tramite il suo ufficio cultura stalinizzato, mi ha tolto anche i pochissimi soldi che un tempo dava ai piccoli spazi indipendenti.
Non lavoro né ho lavorato se non saltuariamente e per sbaglio nei grandi teatri, i circuitoni, perché sono fuori dal giro, che quello che produco non è funzionale a nessun partito o movimento. E non sono una artista commerciale, perché vivo lontano dalla televisione.
Ho fatto politica candidandomi alle elezioni del 2009, in una lista civica, e anche per questo me l'hanno fatta pagare.
Ho combattuto e combatto per una vita più rispettosa dell'ambiente e dell'umano, in particolare mi sono compromessa per una zona archeologica che è stata distrutta qui a Prato per far posto a un mortifero interporto che non ha portato lavoro a nessuno.
Anch'io mi sono chiesta dov'erano gli intellettuali quando ho portato avanti, insieme ad altri, questa e altre battaglie di civiltà. E non solo con le opere drammatiche, ma anche organizzando, con la propria carne, manifestazioni varie con tutto il corollario della epifania della protesta (sit-in, camminate, megafoni, striscioni, serata di protesta in teatro, proiezioni, dibattiti eccetera eccetera).
Da anni combatto per una più equa redistribuzione della ricchezza e del merito. Per la diffusione della civiltà e del rispetto umano!
Ma guai a me!
Questo mio diario è stato definito 'blog alimentare' (che mi avrebbe aiutato a trovare lavoro!); sono stata calunniata su Facebook a mia insaputa (l'ho saputo dopo, senza poter replicare!) e ancora oggi vengo derisa perché non appartengo a nessun partito o movimento, o per il semplice fatto di aver fondato un piccolo spazio culturale.
"Ma chi ti credi di essere?".
Non avendo sostegno, gli amici di partito non mi hanno difeso quando sono stata attaccata, anche fisicamente, perché diversa nel sistema unico e totalizzante, da bande di giovani teppisti di buona famiglia che ruotano attorno a presunti circoli culturali.
Non avendo sostegno di partito, non avendo sostegno di sistema, non sono considerata una intellettuale di serie A e non godo di alcuna vetrina.
La mia vetrina è solo questa, da cui mi puoi leggere.
Tu almeno hai dalla tua parte un giornale che ti fa da sponda, ti dà eco; ma io, e come me altri che non temono di parlare ma non sono sostenuti da nessuno, quelli che non hanno nessun bollino addosso, sperimentano solo frustrazione, fatica di vivere (una volta si diceva di 'arrivare alla fine del mese'), solo quotidiana derisione e intimidazione.
Certo tu parli di gente che muore in mare, di accoglienza, di invertire la rotta della disumanità. Giusto. Ma sappi: qui si lavora ogni giorno per questo, e a rischio della nostra magra pagnotta, per cui ci ricattano sempre!
Vivo insomma in una specie di hotspot culturale, segnalata ed emarginata. Tenuta distante da tutto e vista con sospetto. Anche per il fatto che non ho paura a dire e scrivere quello che penso. Che non sono prevedibile, come invece deve essere un intellettuale gradito. A volte sono stata minacciata anche per il fatto di aver combattuto, anche scrivendo e mettendo in scena certe opere, che magari andavano a ripescare certo passato, per una vita e una umanità diversa!
Contrariamente ai poveri migranti, a me non possono rispedire in alcun paese di provenienza, perché io sono nata e vivo qui; e allora, dopo avermi tolto ogni possibile fonte di danaro pubblico, dopo aver cercato di togliermi ogni possibilità di essere anche considerata come artista e intellettuale, anzi dopo aver cercato tramite amici ed emissari di calunniarmi come persona e artista, non resta loro (e parlo di chi gestisce il potere economico e politico a livello locale e non) non resta altro che aspettare pazienti, con la famosa arma della finta indifferenza, la mia fine, la sparizione, il dissolvimento.
Ecco da che parte sto.
Maila Ermini