giovedì 5 luglio 2018

L'isola delle donne

C'è in molte donne il desiderio di allontanarsi dagli uomini e dalla loro oppressione, da quella aggressività che spesso li contraddistingue e dall'uso e sfruttamento di cui sono loro oggetto. Sfruttamento di due tipi, in particolare: pratico, della gestione della casa e della cura di figli e anziani; e sessuale.

Da sempre invece gli uomini hanno potuto liberarsi dalle donne, dal mondo, quanto meno uggioso e poco attraente ai loro occhi,  opprimente delle 'femminucce' (ieri ho sentito un adolescente usare questo termine come offesa, mentre giocava a pallone con altri), creando le loro isole, i loro luoghi di incontro e scontro, di cui lo sport rappresenta la modalità più  usuale. Ma anche i circoli, in molte parti del mondo ancora sono frequentati solo da uomini.

Supershe Island, una isoletta-albergo nel Mar Baltico solo per donne e di cui oggi il Corriere della Sera ci informa (vedi sotto), non ha nulla dell'isola di Lesbo di antica memoria, dove Saffo fondò il famoso gineceo poetico, bensì sfrutta questo desiderio di isolamento, che può costituire per molte donne (ricche), la sospensione dall'aggressione quotidiana e, per qualche altra, la consolazione per una vita singola.

E' una operazione di puro stampo commerciale e di classe, come lo è il femminismo holliwoodiano, che usa un problema serio, quotidiano, drammatico, per il proprio marketing.

Vivere in un'isola di sole donne per quindici giorni pagando cifre salate non è cercare altre modalità di esistenza, non è una ricerca di vita alternativa e meno pesante e dolorosa per tutti, ma una delle tante vacanze bugiarde del money sistem del nostro tempo, che invece vuole tutti più infelici e alienati, uomini compresi, per meglio spremerci e farci ripiombare nell'oppressione quotidiana di cui le vacanze costituiscono la fuga illusoria.

Nel dramma L'Alberghino della 66 , sottotitolato proprio L'isola delle donne (2005), avevo trattato l'argomento.
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L’isola di sole donne e gli altri club (che non piacciono alle femministe)

Da Londra al resort finlandese. La polemica: è marketing per persone ricche


L’isola delle donne esiste: si trova nel Mar Baltico, di fronte alle coste della Finlandia, ed è accessibile solo a ospiti di sesso femminile. Ha un nome potente, «Supershe Island», «Isola delle Superlei»: ed evoca il fatto che è aperta esclusivamente a un pubblico selezionato. Per essere ammesse bisogna superare una rigorosa intervista e, soprattutto, essere disposte a pagare 4 mila euro per una settimana di soggiorno.
Cosa si fa, una volta ottenuto l’ingresso? Si ha la possibilità di trascorrere una settimana in un resort dedicato al benessere ma soprattutto alla larga dagli uomini, in compagnia di altre donne dello stesso livello: ci si può dedicare a lezioni di yoga e a esercizi cognitivi per combattere il pensiero negativo, il tutto accompagnato da una dieta rigorosamente organica. Come spiega sul sito la fondatrice di Supershe, Kristina Roth, «le donne hanno bisogno di passare Cosa è
● «Supershe Island» è un’isola di tre ettari davanti alla costa di Helsinki: l’idea di un resort solo al femminile è dell’americana Kristina Roth biglietto è di oltre 250 euro, cifra non modica per questo tipo di eventi, di solito indirizzati ai giovani.
È una tendenza sicuramente interessante: ma forse ancora più interessante è che si sia attirata gli strali di commentatrici femministe. Come la columnist del Guardian Arwa Mahdawi, che ieri ha definito «Supershe Island» «un inferno falso-femminista». Perché il dubbio è che questi spazi per le donne si dipingono come «emancipanti» ma in realtà sono soltanto elitari.
La Mahdawi non nega che viviamo ancora in un mondo dominato da maschi bianchi e che le donne e le minoranze abbiano bisogno di luoghi in cui ritrovarsi. Ma definisce questa tendenza verso spazi femminili super-esclusivi «nauseante», perché usano il femminismo «come uno strumento di marketing» e «parlano di sorellanza mentre A sinistra, un gruppo di donne sulla «Supershe Island», che si trova nel Baltico davanti alle coste della Finlandia A destra, in alto, un’immagine dell’«allbright», il club solo al femminile che ha aperto all’inizio dell’anno a Londra (Getty Images)
A destra, in basso, il co-working tutto al femminile «Wing»: nato negli Stati Uniti, sta per sbarcare anche nella capitale britannica
sembrano interessarsi soltanto a migliorare la condizione di poche donne già ricche».
È un punto di vista già emerso a proposito del dibattito suscitato dal #Metoo: diverse commentatrici, almeno qui in Gran Bretagna, hanno fatto notare come questa ondata neo-femminista sia spesso appannaggio di donne privilegiate, ben lontane dalla condizione e dai problemi comuni. E hanno stigmatizzato il fatto che in certi casi il femminismo sembra diventato un orpello indossato a scopo auto-promozionale.
È quello che in sostanza sostiene anche la columnist del Guardian. «Non è questo il femminismo», scrive. A lei sembra piuttosto che questi spazi elitari facciano compiere passi indietro all’eguaglianza di genere. E conclude tagliente: «Per quanto mi riguarda, Supershe Island può affondare nel mare».
Supershe Island L’ammissione solo dopo una rigorosa intervista, costa 4 mila euro a settimana. 


  • Corriere della Sera
  •  Luigi Ippolito

  • 2 commenti:

    Gianfelice D' Accolti gianfelicedaccolti@gmail.com ha detto...

    A riprova che la Poesia e l'immaginazione drammaturgica anticipano e prevedono la realta'. Benedetto sia Platone, (era lui?) che s'augurava i filosofi a guida dello Stato! e cosi' pure le aziende, che dovrebbero essere guidate da poeti visionari e ricchi di fantasia. Sempre brava Maila: e peccato per chi soffre d'invidia, ci ha tanto da soffrir!

    Maila Ermini ha detto...

    Grazie, Gianfelice, per il sostegno concreto, la pazienza, la tua presenza ostinata e contraria; la bravura.

    Quarta replica de "Ti mando ai celestini"

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