Bianco Azzurri, addio
di Giuseppe Centauro
Non c’è posto per le “romanticherie” del passato nel calcio
“coatto” di oggi, quello del neoconsumismo televisivo che si guarda lontano dai
campi in un affannoso quanto costoso affastellarsi di gare somministrate come
droga in tutti i santi giorni della settimana, ad esclusione del venerdì
(chissà perché!). Il calcio, si sa, esige dagli investitori (o patron)massimo
profitto, ancor più se vogliamo le
squadre del cuore sempre vincenti, dunque non ci scandalizziamo! Siamo pur
sempre solo utenti a pagamento, nostro malgrado, volenti o nolenti, di questo
spettacolo massmediatico. Certo quello di oggi è una cosa molto diversa dallo
sport enfatizzato e epico di una volta: ed anche questo lo si sa, più o meno,
consapevolmente tutti. Ne sa qualcosa
anche la “gloriosa” A.C. Prato 1908 che per sta per sparire per sempre dai
radar della federazione, e non solo della Lega Pro, per il lento e progressivo
collasso economico che ha afflitto la Società negli ultimi tempi. Tuttavia 110 anni di storia in assoluto non sono poco e meriterebbero una
maggiore attenzione, proprio per l’interesse pubblico che questo sport ha
riservato da una generazione all’altra. La notizia del giorno è che il club pratese
non potrà essere ripescato, neppure sportivamente, al di là dei demeriti dell’ultima
travagliata stagione, trascorsa lontano dal Lungobisenzio. Questa è la sentenza
attesa tra 48 ore; certo peserà soprattutto in questa decisione la mancanza (o
indisponibilità) dello “stadio” a causa del duro contenzioso che ormai ha
avvelenato i rapporti tra il Sindaco della città e la dirigenza in attesa di
acquirenti. Sconta il fatto che nella politica, pur oculata e legittima,
dell’amministrazione si reputi questa attività sportiva di esclusivo interesse
privato, o privatistico, poco considerando i destini pubblici ai quali andrà
incontro una istituzione centenaria come
quella dei Bianco Azzurri, creata da un gruppo di sette ragazzi pratesi, sulla
scia dell’epica maratona di Dorando Petri nell’Olimpiade di Londra e ancor più
attratti dalle vittorie del podista Emilio
Lunghi che andava a vincere una dietro l’altra le corse in casa dei
grandi campioni delle famose Università statunitensi. Perdere la memoria
insieme alla società calcistica sarebbe un errore ancor più madornale; ma del
resto lo stiamo facendo per i nostri beni patrimoniali più preziosi, che
abbiamo da 2500 anni come la città degli Etruschi di Gonfienti e i suoi straordinari
reperti, o solo da 500 come la Fattoria di Lorenzo nel Parco delle Cascine di Tavola con i suoi
imprescindibili valori culturali. Adesso
ne bastano molti meno per far sparire il “Prato” Sport Club che trasformò
l’”Emilio Lunghi” in società calcistica,
i primi campetti del Poderemurato e al Ponte Petrino, nel Campo Sportivo
“Vittorio Veneto”, correva l’anno 1923, e infine, dal 1949, nello stadio di
tutti i pratesi, oggi conteso, al Lungobisenzio.
1 commento:
Sul Prato Calcio il sindaco, che nelle ultime settimane sta interpretando la parte del "duro e puro" contro la proprietà, ha tenuto negli anni del suo mandato una condotta che definire ondivaga e poco lineare è un eufemismo. Direi che nelle ultime settimane sta cercando di mettere una pezza rispetto a una situazione precedente di totale appoggio verso Toccafondi (e dato che ora è poco popolare essergli vicino, meglio fare tardivamente la voce grossa oggi). E leggendo i commenti di coloro che frequentano lo stadio, davvero poche persone negli ultimi anni, noto che nessuno di costoro pare ricordare la vicinanza di Biffoni con la proprietà ( articoli di giornale a testimonianza di ciò, con foto e dichiarazioni sperticate, ne trovate a bizzeffe). Ora tutti a applaudire perché il Sindaco mostra i muscoli a Toccafondi, il quale è stato oggettivamente disastroso e indifendibile. Ma provate a chiedervi perché Biffoni non ha fatto questo quando è venuta fuori la vergogna assoluta della tratta dei baby calciatori, roba di anni fa: a me sarebbe bastato e avanzato quello, da Sindaco, per prendere le distanze da un proprietario come Toccafondi. Ora che la situazione è precipitata e sfuggita totalmente di mano, Biffoni fa la voce grossa. E in questo frangente ovviamente fa bene, eh..Un pochino tardi, fuori tempo massimo, quando i buoi sono scappati come si suol dire.
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