lunedì 9 luglio 2018

Governo del Cambiamento, osservazione n.3: sfruttare il territorio e fare marketing

E' notizia di questi giorni che il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali si prende anche  le competenza del turismo.
Sì, proprio così, il Turismo passa all'Agricoltura!
Perché? Perché il turismo passa per il mangiare, per il buon cibo italiano e quindi per le politiche agricole, no? 

Il nuovo concetto del programma del nuovo ministro Centinaio è : protezionismo e sfruttamento del territorio. E il Turismo deve andare, e va da tempo e sotto tutti i partiti, in questa direzione: infatti in Italia il turismo è sempre più legato al cibo. 

Il Turismo legato alla Cultura sempre meno. (Se si esclude il turismo musicale, l'indotto dei concerti...).

Nel programma 'centinaio' (1) tutto il territorio deve essere etichettato, protetto e sfruttato per il commercio; e non è un caso che delle politiche forestali, che costituiscono l'unico strumento per la tutela del patrimonio e lo sviluppo del settore foreste, non si faccia menzione nel discorso programmatico del Ministro! Le foreste rendono poco, e chissenefrega dell'ossigeno e della natura!
La natura va bene quando è strumento di affari e guadagno, e non può essere che l'Italia abbia zone libere, senza investimenti o profitti.
Il Turismo legato all'Agricoltura, che sono collegati anche dal sistema di lavoro stagionale, permette poi a Centinaio di chiedere il ritorno dei voucher...

Dunque il Turismo, che deve essere business, saluta la Cultura.

E la Cultura, orfana, che farà? Ma nel punto 6 del programma del Governo del Cambiamento Cultura e Turismo (2), stilato pochi giorni or sono, non erano legati insieme?
Ma dato che per la gente che ora comanda la cultura senza turismo ha poco appeal, è pallosa o è roba di sinistri, il Mibact (sigla del Ministero della Cultura, ora senza più la T di turismo), non producendo più eccellenze, che erano quelle legate al turismo e quindi economiche, che fine farà? Che ne sarà dei beni culturali italiani, travolti dal kitsch-marketing o abbandonati a sé stessi, come sono di già?

Bonisoli, se ci sei, batti un colpo!

2) "6. CULTURA
Il patrimonio italiano rappresenta uno degli aspetti che più ci identificano nel mondo. Il nostro Paese è colmo di ricchezze artistiche e architettoniche sparse in maniera omogenea in tutto il territorio, e in ogni campo dell’arte rappresentiamo un’eccellenza a livello mondiale, sia essa la danza, il cinema, la musica, il teatro. Tuttavia, nonostante tali risorse l’Italia oggi non sfrutta a pieno le sue possibilità, lasciando in alcuni casi i propri beni ed il proprio patrimonio culturale nella condizione di non essere sfruttati a dovere. I beni culturali sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo del turismo in tutto il territorio italiano. Tuttavia lo Stato non può limitarsi alla sola conservazione del bene, ma deve valorizzarlo e renderlo fruibile attraverso sistemi e modelli efficaci, e grazie ad una gestione attenta ed una migliore cooperazione tra gli enti pubblici e i privati. Occorre mettere in campo misure in grado di tutelare il bene nel lungo periodo, utilizzando le risorse a disposizione in maniera virtuosa.

È necessario partire da un principio chiaro: la cultura è un motore di crescita di inestimabile valore, e certamente non un costo inutile. Tagliare in maniera lineare e non ragionata la spesa da destinare al nostro patrimonio, sia esso artistico che culturale, significa ridurre in misura considerevole le possibilità di accrescere la ricchezza anche economica dei nostri territori. I nostri Musei, i siti storici, archeologici e UNESCO, inoltre, devono tornare ad essere poli di attrazione e interesse internazionale, attraverso un complessivo aumento della fruibilità e un adeguato miglioramento dei servizi offerti ai visitatori.

Tra le varie forme, d’arte lo spettacolo dal vivo rappresenta senz’altro una delle migliori eccellenze del nostro Paese. Eppure l’attuale sistema di finanziamento, determinato dalla suddivisione secondo criteri non del tutto oggettivi delle risorse presenti nel Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), limita le possibilità delle nostre migliori realtà e impedisce lo sviluppo di nuovi progetti realmente meritevoli. Riteniamo pertanto necessario prevedere una riforma del sistema di finanziamento che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici."

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