giovedì 3 ottobre 2019

Un altro contributo su Gonfienti e mia nota a margine

Ricevo questo altro importante contributo su Gonfienti, Camminata prossima e recente apertura degli scavi e del Mulino, dell'archeologo Michelangelo Zecchini (sotto potete leggerne la biografia).

Approfitto qui per rispondere a un conoscente che, durante la visita, mi si è avvicinato e mi ha chiesto sorridendo, come fa sempre lui: "Te, perché ti sei spesa così tanto, battaglie, libri, camminata, petizione per il museo etrusco eccetera, per una cosa che in fondo non ti ha dato alcun vantaggio? Te lo chiedo perché a volte lo rimproverano anche a me...", ( "Ti risponderò" gli avevo detto riprendendo la bici agli scavi).

Amico, ora ti rispondo, seguendo la mia maestra Simone Weil: ho fatto questo proprio per fare una cosa da cui non trarre alcun vantaggio.

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"Ormai siamo prossimi (13 ottobre ore 14,30) alla camminata per la città etrusca di Gonfienti. È la quinta. Visto il successo della relativa petizione che ha raccolto oltre 1200 firme, è attesa una partecipazione consistente da parte di cittadini pratesi e non.  La camminata potrebbe essere importante non solo per dare una svolta decisa alla valorizzazione di questo straordinario sito dell’Etruria arcaica, ma anche per far rientrare l’ipotesi (per niente condivisibile) di musealizzazione dei reperti a Campi Bisenzio. La traslazione dei reperti porterebbe di fatto a una forma di decontestualizzazione alquanto superata, una tipologia di progetto che da un punto di vista metodologico sembrava morta e sepolta. Da tempo, infatti, c’è la tendenza (giusta) a lasciare i resti della cultura materiale nel territorio in cui sono stati trovati e della cui storia fanno parte. Nel caso di Gonfienti non c’è dubbio che architetture e reperti – due facce della stessa medaglia – debbano restare le une vicino agli altri. La scelta di una sede museale  nell’ambito della città di Prato sarebbe la più naturale ed opportuna.
Il 29 settembre scorso, in occasione delle giornate europee della cultura, molti hanno avuto l’opportunità di apprezzare al Mulino di Gonfienti la qualità e la quantità di manufatti restaurati con abilità e metodo dagli operatori della Soprintendenza. Il laboratorio di restauro del Mulino è un’eccellenza e perpetua la tradizione di alta professionalità già viva ai tempi del compianto Soprintendente Francesco Nicosia. La speranza più viva è che tale eccellenza contamini in qualche modo chi dovrà adottare decisioni sull’ubicazione dei reperti di Gonfienti. A mio avviso la kylix di Douris e le terrecotte architettoniche, le antiche architetture di Gonfienti e quelle della Calvana, i buccheri e le ceramiche da mensa, fanno parte di un complesso unitario che non dovrebbe essere smembrato. Niente, nemmeno il pezzo apparentemente più insignificante, dovrebbe essere trasferito lontano dal territorio di pertinenza. Anzi, dovrebbe partire il tentativo – difficile ma non impossibile - di riportare a casa il famoso offerente bronzeo etrusco, migrato in tempi lontani da Pizzidimonte al British Museum di Londra.
Il 29 settembre i visitatori hanno avuto la possibilità di accedere anche agli scavi di Gonfienti e di soffermarsi ad ammirare, tra l’altro, l’impianto della cosiddetta grande domus etrusca. Per inciso, gli studi condotti di recente dal prof. Mario Preti dell’Università di Firenze  hanno portato alla conclusione che si tratti, piuttosto, di un ragguardevole tempio. Le strutture murarie sono oggi delimitate da una bianca inghiaiata. Alla soluzione green si è preferita l’opzione white, che ricorda il contorno di certe aiuole paesane o cittadine. De gustibus, ma devo confessare che tale scelta non affascina. Allettante e condivisibile è, al contrario, un’idea che ha la paternità del prof. Giuseppe Alberto Centauro. Il noto docente di restauro architettonico presso l’Ateneo fiorentino vedrebbe di buon occhio una ricostruzione della grande domus di Gonfienti all’interno del castello federiciano, nel pieno centro di Prato. In altre parole: un modello fedele della straordinaria architettura etrusca circoscritto dalla mirabile architettura medievale. Le dimensioni dell’una e dell’altra lo consentirebbero. Sarebbe un felice connubio. E, insieme con l’ auspicabile parco archeologico (scavi di Gonfienti più museo etrusco nei pressi), costituirebbe un biglietto da visita storico-archeologico non di poco conto per la città e per l’intero territorio.

Michelangelo Zecchini




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