Copio questi due articoli de La Repubblica di oggi (meno di parte quando tratta di paesi esteri), per farsi un'idea di quello che succede, visto che i nostri mezzi di informazione non ci informano.
La Repubblica, data di oggi |
(In particolare sul Cile)
MONDO
Domande & risposte.
Risorse nelle mani di pochi ricchi.
Risorse nelle mani di pochi ricchi.
di Eugenio Occorsio
«Se il rame fosse dei cileni la scuola sarebbe gratuita», ripetono da anni
studenti e lavoratori di Santiago. La loro rabbia esplode periodicamente sulla
base di una minima scintilla, com’è stato il rincaro della metro di 30 pesos
(0,04 euro). Un malcontento profondo che mina alle radici il Paese più avanzato
del Sudamerica
A chi vanno i proventi del rame
cileno, la maggior risorsa del Paese?
Oggi per due terzi a multinazionali estere. Il Cile è il primo produttore
di rame del mondo. Le miniere erano storicamente statunitensi ma furono
espropriate e nazionalizzate nel 1971 da Allende, mossa per lui fatale: Nixon e
Kissinger non gliel’hanno mai perdonata e questo è uno dei motivi del golpe del
1973. Negli anni successivi, la dittatura Pinochet ha riprivatizzato buona
parte delle miniere. Oggi la più grande del mondo, Escondida nel deserto di
Atacama, appartiene al gruppo anglo-australiano Bhp Billiton che vi estrae 1,1
milioni di tonnellate di rame l’anno pari al 9% dell’offerta mondiale.
Ma cosa si è inceppato nel cammino
del Cile dopo l’ingresso nell’Ocse del 2010?
Probabilmente, come risulta dai documenti della stessa Ocse che documentano
il perdurante gap di democrazia economica, il popolo cileno si è sentito
tradito dalle stesse promesse della globalizzazione. Malgrado il tasso di
sviluppo sia superiore a quelli europei, si sono approfondite le diseguaglianze
e le ingiustizie sociali. Il sistema pensionistico e quelli scolastici, su base
privatistiche ed elitaria, sono rimasti gli stessi dei tempi di Pinochet.
Oltre ai trasporti, ci sono stati
recentemente altri rincari che hanno alimentato la rabbia?
Sì, molti, a partire dal 9,2% dell’elettricità. Il costo della vita è
diventato troppo alto per la maggior parte dei 19 milioni di cileni, il cui
reddito medio non raggiunge i 500 dollari. Ma soprattutto le diseguaglianze
sociali sono intollerabili: l’indice Gini della World Bank ha raggiunto quota
46,6, più degli Stati Uniti (41,5) e lontano da Germania (31,7), Francia
(32,7), Italia (35,4).
Quali sono le condizioni
macroeconomiche e le relazioni con l’Italia?
Nel nuovo outlook del Fondo Monetario la crescita 2019 è ridimensionata dal
3,5 al 2,5.
Ma l’esperienza insegna che incidenti come quelli in corso possono portare
a un crollo ulteriore delle aspettative. Il Cile resta per l’Italia un mercato
lontano: l’export è di 1,1 miliardi, per metà meccanica strumentale e
apparecchi elettrici.
(La Repubblica di oggi)
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