Il Segretario del PD ha lanciato l'idea della rivalutazione delle periferie: "Torniamo nelle periferie per restarci", ha tuonato Zingaretti.
Idea non nuova. Ma soprattutto, poco praticata. E infatti l'ha dovuta rilanciare.
Non servono le piazzette di periferia. Né i circoli (ma forse intendeva ancora questi per raccattare voti?). O almeno, servono, ma non bastano.
Serve andarci in periferia, e condividere, esserci.
Nel mio teatro di estrema periferia non è mai venuto alcun rappresentante del PD, se non in tempi lontani, quando ancora nemmeno si chiamava nemmeno PD.
Dimostrano mancanza di coraggio e di idealità, di forza vera. Di capacità empatica. E di interessi culturali. Preferiscono andare, al massimo nei circoli, di pizza in pizza.
Certi politici rimangono fermi alla dialettica rigida amico/nemico. Che è poi la dialettica della guerra, che porta alla distruzione, ma che è l'unica che riescono a praticare, che in fondo è facile e non porta conseguenze per la propria carriera. Anzi.
E' la politica egoica, che invece per produrre benessere dovrebbe essere eroica.
Ecco da dove viene lo scollamento della politica dal territorio, ormai irrefrenabile.
Ma loro ancora contano di restare, di essere la maggioranza, e su questa certezza sprezzante mostrano la propria finta indifferenza.
Però non so se questi sono migliori o peggiori di coloro che, d'altra banda politica (ma ora sono tutti confusi, tra bande, intendo), ma anche semplici cittadini, che venivano e si sbracciavano e applaudivano, ma solo per prendere.
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