sabato 27 febbraio 2021

I comportamentisti bohemien

Ovvio, non credo che il 27 marzo riapriranno i teatri, come Franceschini annuncia. E' il solito gioco a singhiozzo del potere, uno dei modi per  tenerci buoni e illuderci, in cui finiremo solo strozzati. Nel contesto disegnato poi la programmazione è impossibile, non si può sapere quando e dove sarà "giallo" (l'unico consentito) con congruo anticipo, quello necessario per organizzare il lavoro artistico.

E poi il picco dei contagi, esattamente come un anno fa, la storia è immobile e il cambiamento reso impossibile!, è previsto proprio per il 20 marzo. Se apertura sarà, probabilmente solo per pochi giorni. Che poi slitterà e slitterà, fino a giugno almeno. E proprio come l'anno passato.

In sostanza anche quest'anno è andato.

In questo contesto d'inganni e miseria, e di totale illibertà ben scortata dalla pandemia,  i grassi e rancidi pseudo intellettuali di regime qua e là si vantano del successo, come se la prevista apertura delle sale fosse opera loro, oppure si mostrano, sfacciati, di appartenere al "partito della barricata", quando poi sono tenuti e sostenuti dal sistema che vuole la morte di tutto quello che contrasta ed è di vitale opposizione, e si mostrano alla televisione e sui giornali nazionali, i comportamentisti bohemien, gli scapigliati di sempre - alcuni dei quali sono addirittura vecchi, quelli che il sistema tiene a libro paga per questioni di igiene sociale -, a pontificare sulla necessità dell'arte e urlano: "Bisogna riaprire i teatri!".

Quelli che sussurrano: "Lottiamo insieme questa settimana",  ma intanto a lottare rimani solo tu, in solitudine e senza soldi.

Quelli che usano le "astuzie della Ragione" nell'interesse proprio ma in sostanza dei potenti.

Quelli che alla fine la gente, il pubblico, segue  e adora,  i miti!, e detesta te o l'altro, che queste cose rivela.

venerdì 26 febbraio 2021

Marte, i militari e la conquista degli umani


Formulo qui due domande che apparentemente sembrano distanti, ma hanno un comun denominatore: la guerra. Marte non è dio della guerra? Non siamo in questi giorni in guerra a causa della pandemia? E chi si occupa della guerra? I militari. Dunque, chiedo:

 1. L'Istituto Farmaceutico Militare di Firenze, che fa, e cosa ha fatto in questo anno di epidemia? Come si rapporta al virus e quale contributo può dare o dà? Sul sito non c'è che poco e niente. 

Certamente i militari hanno i loro segreti, che dovrebbero tutelare in questo caso la nostra salute eccetera, ma forse un comunicato stampa degno di questo nome non sarebbe male. 

Stanno facendo ricerche riguardo al Covid19? C'è qualche novità per la cura? 

2. La navetta Perseverance della Nasa è atterrata su Marte. Visto che ormai è stabilito che su Marte i marziani non ci sono, siamo sicuri che il fine della conquista del cosiddetto Pianeta Rosso, non sia quello di conquistare, ancor di più, noi umani?

giovedì 25 febbraio 2021

Non siamo noi a essere apocalittici, è la realtà

Chi gestisce la pubblicità, il consenso, la strumentalizzazione di ogni genere ha a cuore la nascita di questa ITSART, la piattaforma della cultura voluta da Franceschini. Oltre a sparlare dei sottosegretari incompetenti della Lega, i cantori dello oh che scandalo si dovrebbero interrogare sulla distruzione del lavoro e dei saperi e delle arti, senza contare altri aspetti diciamo ideologici e politici, che detto sistema produce, e voluto dal Ministro della Cultura! Quindi nel momento stesso che illudono i lavoratori del settore artistico con le riapertura, li ingannano. O comunque ci provano. E lo dimostra il sondaggio commissionato dall'Università Luiss e l'Istituto Piepoli di cui parla l'articolo che copio sotto, per tastarne gradimento e parametri economici. Ossia: a breve forse ci accontenteranno, ma la svolta è dietro l'angolo. E quando ci rinchiuderanno di nuovo, sarà tutto pronto. Per questo da subito anche lo spettatore deve dire no a ITSART, ossia a un altro passo verso mercificazione, uniformità, algoritmi, vetrine, potere, sistema, ricchi premi e cotillons! NON SIAMO NOI A ESSERE APOCALITTICI, E' LA REALTA'.

"La piattaforma digitale ITsART promossa dal Ministero della Cultura, sembrerebbe pronta a fare il suo ingresso nel mercato dello streaming tv. Stando ai dati della ricerca condotta dall’Università Luiss e l’istituto Piepoli nell’ambito del Master in Comunicazione e Marketing politico e istituzionale, su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su ( con un totale di 500 persone intervistate ) il 49% si è detto favorevole a una piattaforma OTT (over the top) dedicata interamente alla cultura, il 23% ha risposto con un “probabilmente si” , mentre solo il 5 % ha dichiarato di non avere alcun interesse nel progetto.L’attenzione per la piattaforma si è rivelata alta nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni (70%) e ancora più alta (76%) tra gli over 55 .Per quanto riguarda le modalità d’acquisto per l’accesso ai contenuti, il 62% dice di preferire la modalità del singolo biglietto scegliendo di volta in volta l’evento da seguire, mentre il 28 % è a favore di un abbonamento.

Più in disaccordo invece per ciò che concerne la scelta del device da utilizzare per la fruizione della piattaforma, il 46 % degli intervistati infatti preferisce la smart tv, contro il 24 % a favore del pc e il 20% a favore di entrambi. Il 10% dice di non guardare eventi digitali.

“ITsART” è dunque insieme un’occasione e una sfida che il tempo della pandemia impone e che non si può sottovalutare, con la doverosa necessità di riflettere sulla progettazione di una programmazione culturale adeguata e su una qualità che, grazie anche all’investimento sull’innovazione tecnologica (dal 5g alla realtà aumentata all’intelligenza artificiale), dovrà rispettare alti standard al fine di creare per il pubblico un’esperienza unica ed immersiva. La speranza è che la piattaforma sia in grado di mettere insieme produzione, distribuzione e monetizzazione e quindi essere il sostegno di intere filiere produttive legate al mercato culturale."   QdS, data di oggi.

https://qds.it/con-la-piattaforma-itsart-larte-si-trasferisce-on-line/?fbclid=IwAR2wd2OnwoyQ5CK2llEGtI85Dsbfb7fJahawUjoGynQfPFRuuN_s_AA3h2I

La sera della filosofia: Simone Weil presto a La Baracca

 


Presto inizierà a la Baracca la rassegna La sera della filosofia e, fra le altre cose che torneremo a leggere e commentare pubblicamente, ci sarà  Il manifesto per la soppressione dei partiti politici, che abbiamo già presentato qualche anno fa.

A breve il programma completo della rassegna, e degli altri spettacoli futuri.

La Nuova Liberazione

Non vi azzardate ad affacciarvi per chiedere l'ennesimo voto, alle prossime elezioni, che la vostra finta democrazia sarà costretta ancora a imbandire, perché vi sbatteremo la porta in faccia.

Con il sistemino che da cinquant'anni usate, con i vostri prestampati che consegnate al popolino, agli anziani, ed è anche così che mostrate loro il vostro disprezzo, con il nome del candidato già scritto, per dire chi votare, come fare, con la stessa untuosità di sempre, come preti inaciditi e senza fede, con la vostra promessa di sistemare la figlia da qualche parte, in qualche partecipata, in qualche comune, in qualche Qualche...Questa volta non vi salverete, in nessun modo, in nessun modo. Stiamo soffrendo troppo e siamo in troppi. Anche se state organizzando di ristorarci, con degli spiccioli presi a prestito dagli Aguzzini Incravattati. Chi ha lo stipendio e la pensione non se ne rende ben conto, e può anche continuare a credervi, a leggere i giornali, ascoltare le televisioni le radio e quanto altro che finanziate e fate finanziare per restare in sella e costruire consenso e complicità, può anche continuare a votarvi, a illudersi, ma noi, siamo un mondo di cui voi ignorate l'esistenza, no. NOI NO.

E saremo lì a festeggiare, quando ve ne andrete, anche se sappiamo che chi verrà, se sarà diverso, diventerà alla fine come quello di prima. Perché poi la medianità delle vite a cui siamo costretti vince sempre sulle utopie, di cui però instancabili continuiamo a nutrirci.

Ed è per questo che faremo una festa quando ve ne andrete, perché arriverà il giorno in cui lascerete le amate stanze del potere che qui e là occupate, e quel giorno lo chiameremo la Nuova Liberazione, e ci vogliamo illudere, non ci resta altro, e faremo il possibile, non ci resta altro, affinché sia presto, o comunque non troppo tardi per noi.

mercoledì 24 febbraio 2021

Veronesi contro Bergonzoni

Lo scrittore Veronesi attacca la neo sottosegretaria alla cultura, Bergonzoni della Lega (quella del "non leggo da tre anni..."und so weiter").
Diciamo che parla proprio per partito preso! Io no, in nessun caso, e in omaggio a Simone Weil.
Per noi il rospo finora non è stata Bergonzoni, e magari lo sarà a breve; e non sappiamo se non sia in grado (personalmente ho dubbi su tutti, trasversalmente, vista l'ammucchiata governativa opportunista, senz'anima politica); magari davvero non lo è, magari lui la conosce, chissà, e può dire.
Molti del settore culturale possono però giudicare Franceschini sulla propria pelle, che pure i libri li scrive, ma non è stato per nulla in grado di gestire il disastro in cui è sprofondata la cultura in Italia. Giorni e giorni zitto e muto, lasciandoci, scusate, nella cacca, e solo il giorno prima della manifestazione dei lavoratori dello spettacolo, cioè l'altro ieri, ha preso a promettere, a illudere noi disperati, tanto per dirne una, per poi rimetterci al punto dove eravamo. Senza prospettive, senza soldi, senza niente. E quando sarà, quando e se ritornerà la normalità, poi i soldi e le prebende e tutto il sistema tornerà cancrenoso come prima!
Sul ministro e sul sistema della cultura che forse andrebbe cambiato, o quando meno messo un po' in osmosi, reso più giusto, meno vetrina, più rispettoso dei piccoli e meno delle "entitas", più variegato e libero, meno schiavo della politica, lo scrittore pratese non dice pio.
Mi sa che è uno dei pochi, in Italia. O forse è rimasto l'ultimo.

Governo Draghi, non è un buon inizio

Il governo Draghi non inizia molto bene; è in vita da pochi giorni ed è già costellato di brutti, sanguinosi accadimenti. E di che spessore.

Due giorni fa il barbaro assassinio dell'ambasciatore Attanasio in Congo, terra depredata di cobalto e coltan; oggi la notizia che Catricalà ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed ex Garante dell'Antitrust, è stato trovato morto nella sua abitazione a Roma, nel quartiere Parioli.

Catricalà, 69 anni, dal 2017 era presidente del cda della società Aeroporti di Roma e nei giorni scorsi era stato nominato presidente dell'Igi, l'Istituto grandi infrastrutture.

Sembra che si sia suicidato. Sembra. Ma si tratta di un uomo troppo importante per lasciarsi andare a frettolose conclusioni. E infatti la procura di Roma ha aperto una indagine.

Davvero un brutto inizio per il nostro Gran Procuratore.

Pilloline per non rimanere incinti: La Beffa di Franceschini

 


martedì 23 febbraio 2021

Ce n’est qu’un début

 Oggi a Milano è stato occupato un cinema abbandonato, quello delle Arti.

Ce n’est qu’un début.


Milano, studenti e lavoratori dello spettacolo insieme: occupato l'ex cinema Arti in centro

"Voi create il vuoto culturale, noi lo occupiamo". Con questo "grido di battaglia" martedì mattina all'alba, studenti e lavoratori dello spettacolo hanno preso possesso dell'ex cinema Arti di via Mascagni 8, in pieno centro a Milano. 

Il blitz dei manifestanti, che si sono presentati sul posto con striscioni e fumogeni, è scattato poco dopo le 7, quando le ragazze e i ragazzi hanno fatto accesso nella struttura. Sempre lo stesso il motivo: chiedere che l'emergenza covid non affossi definitivamente settori culturali già messi a dura prova da anni di tagli e disinteresse. 

"Dopo le occupazioni delle scuole di gennaio, il mondo della scuola si unisce a quello dello spettacolo per chiedere non solo una riapertura di luoghi della formazione e della cultura in sicurezza, ma per una riforma radicale di entrambi i settori", si legge in un comunicato diffuso dai giovani. "Vogliamo che si investa fino al 5% di Pil sull'istruzione, che sia tutelato veramente il diritto allo studio, che si attivi un piano nazionale di edilizia scolastica, che si renda l'istruzione, compresa l'università e l'accademia, realmente gratuita e accessibile a tutte e tutti, che si elimini il precariato dei docenti e le classi pollaio aumentando gli spazi e riducendo gli studenti per classe".

I lavoratori dello spettacolo, dal canto loro, "chiedono misure di sostegno al reddito adeguate al periodo di emergenza e quindi fino a fine 2021, una ripartenza totale del settore con aiuti concreti per tutti gli spazi culturali e l'apertura di un tavolo interministeriale che coinvolga lavoratrici e lavoratori del settore dello spettacolo e cultura con il ministero del lavoro, il ministero dello sviluppo economico e il ministero dei beni e delle attività culturali per una riforma strutturale necessaria di tutto il settore".

"Vogliamo riprenderci i nostri spazi fisici, politici e di partecipazione. Vogliamo che venga ridata dignità al lavoro di lavoratrici e lavoratori del settore della cultura e dello spettacolo. Vogliamo  tutto", la promessa dei manifestanti. Prima di entrare nell'ex cinema Arti, i ragazzi si sono sottoposti a tamponi antigenici e alla rilevazione della temperatura. "  (Milanotoday).


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Miti, bugie, piaggerie...

Non è vero che l'Italia potrebbe essere la prima a riaprire i teatri come ha detto Franceschini. "Vorrei che fossimo i primi a riaprire". (1)

Nessun  primato per l'Italia. La Catalogna, con un alto livello pandemico, li ha già aperti, con le solite restrizioni ma aperti, vedi a Barcellona, e basta farsi un giro su i motori di ricerca e leggere le programmazioni.

La sua idea poi è riaprirli dopo Pasqua, come dice la Repubblica stamani, non prima. (2)

Non è vero, come ha scritto la giornalista Bandettini, (3)  forse senza documentarsi intervistando l'attore Gifuni,  che se ne è dichiarato entusiasta, che Draghi ha parlato della cultura nel suo discorso per la fiducia al Senato.  Draghi ha sì parlato di cultura ma solo in risposta a un intervento del Presidente della Commissione Cultura dello stesso, come ho notato nel mio articolo, Commento al discorso del procuratore Draghi. (4)

La parola cultura non c'è nell'intervento del Presidente del Consiglio.

Draghi poi che cucina il brasato (5)  o Draghi leader (come lo vuole Il Foglio che ieri, 22 febbraio, ne ha pubblicato in prima pagina il panegirico anche se dal titolo non si direbbe "Draghi connection") è anche azione mitologica per confezionarlo simpatico o molto credibile. Affascinante e temibile.

Ci sono poi i miti che riguardano il popolo, i nuovi eroi che la stampa mette in risalto, come la vecchia di Avellino che si fa a piedi 15 km per andare a farsi il vaccino, o i cinquantenni che dopo aver perso il lavoro pedalano entusiasti come "rider", o i coraggiosi gestori dei locali che mettono il bancone fuori perché dentro non si può,  insomma i giovani e i vecchi che si reinventano e che si evolvono nella nuova forma di essere disumani del futuro. Tutti lodati dalla comunicazione del potere.

FONTI

1. https://www.huffingtonpost.it/entry/dario-franceschini-cinema-e-teatri-sono-luoghi-sicuri-ragioniamo-sulla-riapertura_it_60334ca1c5b673b19b6973d4

2. (Da La Repubblica dei 23/2/21, p.9), ..."Molto difficile che il governo possa accogliere adesso le richieste. Marzo, con i contagi in rialzo e l’incognita varianti, si annuncia un altro mese di dure restrizioni. Ma va bene anche l’orizzonte a medio termine di aprile, come ipotizza il ministro dei Beni culturali Franceschini, che ha chiesto al Cts un’audizione urgente per chiedere, dopo la riapertura dei musei in zona gialla, anche quella di cinema e teatri da dopo Pasqua con un protocollo ancora più stringente: biglietti nominativi, mascherine Ffp2 per gli spettacoli al chiuso, presenze contingentate, rappresentazioni anche pomeridiane, uno o due giorni la settimana. Spingono pure palestre, piscine, centri sportivi, anche solo per le lezioni individuali. L’importante è ripartire".

3. "Draghi ha citato musei, teatro, cinema come patrimonio per l’identità nazionale. Si sente più sereno?
«A mia memoria è la prima volta che un presidente del Consiglio per chiedere fiducia alle Camere parla di questo settore sottolineando il peso economico sopportato da migliaia di lavoratori, ma anche il valore che rappresenta per la comunità. Cose su cui anche noi insistiamo». (Anna Bandettini intervista Gifuni, "Strade piene ma teatri vuoti è ora di ripartire", Repubblica del 22/2/2021).

(4) Primavera di Prato: Commento al discorso del "procuratore" Draghi

(5). https://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2021/02/22/draghi-il-suo-macellaio-ama-cucinarsi-da-solo-il-brasato_f3e704b4-013b-4af1-b58d-05a120a0e7d4.html

Rai intervista il macellaio di Draghi: “Ama cucinarsi da solo il brasato”: qui una bella intervista della trasmissione Un giorno da pecora con il macellaio di Draghi.

lunedì 22 febbraio 2021

23 febbraio manifestazione dei lavoratori dello spettacolo

Domani ci sarà l'annunciata manifestazione lavoratori dello spettacolo. Quello che interessa è riaprire gli spazi, ricostruire quel che si può da queste macerie. Recuperare libertà e vita.

Lo devono fare in fretta: dopo un anno di pausa, posto che riapriranno, ce ne vorranno almeno altri due per recuperare. Ma nulla più sarà come prima, secondo quello che penso, e presto vi spiegherò perché.

Ci sono alcuni punti che non condivido del comunicato stilato da vari gruppi sindacali del settore, ma si tratta di sottigliezze e ora non è il tempo di andare per il sottile. Ci sarà tempo e modo per approfondire e per spiegare il danno irreversibile che è stato compiuto nei confronti dell'arte e degli artisti in generale.

La concenzione che si sottende è sempre quella della concessione dall'alto, dell'inserimento-assoggettamento, mai messa in discussione e inaccettabile per un contesto che si definisce democratico.

Comunque non ci facciamo illusioni, non riapriranno domani, nonostante i potenti di turno fingano magnanimità. E intanto, soffochiamo e soffocheremo ancora, anche perché il contesto in cui queste riaperture potrebbero essere inserite, con movimenti delle persone ben rigidi e determinati, singhiozzi da zone rosse e quanto altro, è intimidatorio.

In questo contesto organizzare o costruire il futuro è ben di là da venire.

Aspetta e spera i MAGN'ANIMI.


Per il comunicato completo, leggi qui:

Se la donna è sempre vacca

Quello che è accaduto alla nota politica di destra, le offese a lei rivolte da un professore universitario, che misero dovrebbe saper usare ben altro linguaggio, è quello che accade ogni giorno a milioni di donne meno famose e con meno possibilità di difendersi e di trovare conforto e sostegno della politica in questione, ossia venir offese e denigrate.

La donna è sempre vacca, diceva un vecchio che conoscevo, ed è questa evidentemente l'opinione che cova anche nella testa di emeriti professori, non solo di vecchi e ignoranti personaggi del tempo che fu.

Il fatto dà la misura anche dello stato dell'università italiana, e quindi della sua cultura, cultura che non ci difende più dalla barbarie.

Questo continuo offendere, denigrare, rendere l'umanità oggetto-immondizia, la violenza quotidiana che subiscono in particolare le donne, dovrebbe essere denunciato costantemente, anzi invito tutte a farlo, lasciando da parte la vergogna.

Così si avrebbe una timida idea della dimensione gigantesca e transnazionale della brutalità che milioni di loro, di noi, subiscono ogni giorno.


Le finte di Franceschini, il ministro de "ilprimapossibile"

Dopo aver fatto il talebano della chiusura, ecco che scopre, maestro d'ipocrisia, che i teatri e i cinema sono luoghi sicuri! Qui in una intervistona sul "Covidiere della Sera" ci vuole illudere e mostra come è capace di giocar con le finte...Ah ah ah. Le misure che propone le avevamo già messe in atto. Ma non vi facciamo prendere per il cùculo, non sarà così facile tirar su il bandone. O almeno non siamo così sciocchi da credere alle sue parole, parole di un trasformista e un opportunista come pochi. Maretta maretta cambio navetta?

Staremo a vedere, signor "Ilprimapossibile". Intanto siamo in rovina, senza prospettive e futuro. E credo che prima o poi qualcuno dovrà pagare per tutto ciò.



https://www.corriere.it/politica/21_febbraio_21/franceschini-l-italia-sia-prima-riaprire-presto-cinema-teatri-sono-luoghi-sicuri-0088a744-7484-11eb-88fd-12da203c2b8b.shtml

domenica 21 febbraio 2021

Lo stato assassino

Provate a immaginarvi a vivere senza stipendio né pensione. E senza poter lavorare.

Questo è uno Stato assassino.

sabato 20 febbraio 2021

Boicottiamo "ITSART" voluto da Franceschini


E' un appello.
Mi rivolgo a tutti gli artisti, a tutti gli enti culturali, a tutti gli assessori alla cultura muniti di un po' di senno e di sano amore per l'arte:

boicottiamo ITSART, la piattaforma inventata da Franceschini per farci morire come artisti, per ridurre l'arte a una luogo non fisico manovrato e gestito dal Ministero e basta.

Vogliono indebolire l'arte dal vivo, l'arte in presenza, l'arte che viene dal basso e che è alternativa, creativa, che può essere oppositiva anche in senso politico, non diretta e manovrata dai partiti e dalle lobbies, vogliono distruggere quel poco che rimane di questa nostra grande eredità e sapienza.

Se mandate le vostre proposte a questa piattaforma, siete complici della morte della cultura in Italia.

I luoghi della cultura devono riaprire, non finire in una piattaforma. 

Si può andare a teatro e al cinema, nei musei e in tutti i luoghi della cultura in totale sicurezza, basta menzogne, BASTA TERRORE DI STATO.



venerdì 19 febbraio 2021

Verso la scuola confeziona-schiavitù


Sarà abolito l'esame scritto alla maturità,  canta oggi il neo ministro Bianchi, (quello del "Ieri sera l'ho imparato!"), in linea con  quanto dichiarato al Parlamento dal dittatore neo-liberista Draghi.

Una misura che si presenta ghiotta, liberatoria per gli studenti, ma che poi si rivela per quello che è, un preludio verso una ulteriore stretta sul loro futuro.

In questo XXI la scuola, e si sa da tempo, non deve preparare più gli uomini, ma specialisti schiavi per un futuro digitalizzato e brutale, a potenziamento del capitale. 

Di questo scenario erano state già messe le prime impalcature con la legge del 2003, l'alternanza scuola-lavoro uscita dai capelloni della Moratti e dalla legge Biagi sull'apprendistato: in buona sostanza lo studente frequenta la scuola in alcune ore e lavora in azienda per un’altra parte della giornata, ma a Draghi e chi lo ha messo in sella questo non poteva bastare, ossia al grande capitale alle imprese, e subito si è affrettato a mettere nero su bianco, accordando una accelerazione al processo di asservimento scolastico, rendendolo più marcato,  anzi più "mercato", e a tal fine ha voluto stabilirne un potenziamento dall'interno con la menzione programmatica delle scuole "pilastro" del suo governo, ossia le scuole tecniche, che devono essere rese più allettanti ed efficienti, pronte alla "forneria".

Il progetto della trasformazione scolastica, che subito parte con l'eliminazione dell'esame scritto alla maturità, che si lega al programma tecnicista, digitalista e strumentale della scuola, non incontra alcuna opposizione, e non una voce si è levata contro finora da qualche parte: primo perché non ce n'è una al Parlamento (la Meloni all'opposizione è recita, e infatti ha citato Berthold Brecht), secondo perché la pandemia autorizza lo stato di eccezione e lo trasforma in normalità: dunque si ha campo libero per fare riforme e trasformazioni radicali con apparente giustificato motivo.

Ma, banalmente, perché sarebbe così grave togliere la prova scritta dall'esame di maturità? Perché uno degli aspetti fondamentali di quell'esame è questo, che induce lo studente non solo ad approfondire certe materie, ma anche a leggere e non solo manuali, ma per esempio giornali e riviste, o ad approfondire argomenti e scrittori e pensatori o quanto altro. 

Inoltre, costretti, i ragazzi si esercitano nella scrittura, dedicano un periodo, circa due tre mesi intensi prima della prova, a praticare composizione di temi svolgendoli secondo possibili titoli, creando vari scenari.

Senza volerlo santificare, per carità, è comunque un'azione creativa, che presuppone ricerca e studio ed esercizio pratico. Attenzione. Toglierlo significa compromettere quest'azione personale di crescita, di critica e di approfondimento. Quali altre possibilità hanno gli studenti di cimentarsi così seriamente con il pensiero ragionato e con i sentimenti? Certamente non lo potranno più fare, una volta lasciata la scuola professionale, che sta tanto a cuore al signor Draghi, il quale deve provvedere a sfornare operai specializzati per l'industria!

Dove potranno scrivere imparare a formulare e comunicare i loro "pensieri", i ragazzi che lasciano la scuola con la maturità? Su whatsapp, sulle piattaforme per noi dominati che sono in mano ai potenti? Non altrove, e sempre meno a scuola dunque.

Non certo saranno indotti a scrivere una opinione su I sepolcri di Ugo Foscolo, o a fingere di scrivere opinioni sull'attualità, tutto questo non è economico, non serve, e costituisce ormai un pessimo esempio! 

Dovranno solo essere capaci di scrivere qualche frasetta sui social, scopiazzando qua e là. E conviene aggressivi, brevi e concisi. Dovranno al massimo comporre frasette per darsi appuntamento magari in un centro commerciale. O  per magari a mandare affan il principale?

Solo una piccola casta avrà la possibilità di accedere alla cultura alta, anche quella classica, in scuole precise e selezionate per la  classe dirigente destinata a domaniare. Al popolo, quello che basta e che deve.

Insomma l'esame di maturità senza prova scritta si lega perfettamente al progetto di scuola confeziona-schiavitù: e i ragazzi del popolo, chiamamoli così in maggioranza, e ciò anche riguarderà anche i figli della classe media sempre più impoverita, saranno costretti a scegliere una scuola, ancor più di oggi sulla base dell'opportunità e del lavoro, che non si curerà che distrattamente della loro formazione personale e umana, che invece dovrebbe essere anche alla base di un buon tecnico! Tutti i filosofi antichi lo sostengono, e a ragione.

Se fossero saggi e liberi, studenti e professori si dovrebbero opporre, dovrebbero manifestare contro questo facilitazione che ipocritamente il neo ministro Bianchi già preannuncia brindando alla salvezza della loro salute.

Ipocriti e disonesti.

Si tratta di un altro passo verso la distruzione della figura dello studente e del professore (c'è di mezzo anche lui, sempre più umiliano e schiavo di conseguenza), fra i quali ormai è annullata la feconda dialettica oppositiva di un tempo.

Ma, più terra terra, è la fine della scuola democratica, quella del miglioramento della qualità della vita nel suo complesso, quella che io, figlia di gente semplice e non acculturata, ho potuto sfruttare a mio vantaggio umano.

Si tratta di un altro piccolo passo verso la disumanità, in sostanza l'infelicità collettiva.

giovedì 18 febbraio 2021

Commento al discorso del "procuratore" Draghi



Mario Draghi, nuovo Presidente del Consiglio -figlio e patron della Grande Finanza- , nel suo discorso per chiedere formalmente la fiducia al governo, non fa menzione né della Costituzione Italiana, né della parola cultura.

La parola principale è transizione, trasformazione tecnologica anche della scuola, che si deve allineare agli standard europei. Bisogna finirla con gli studi classici e la filologia (per non parlare della filosofia!) e passare, tramite la valorizzazione degli istituti tecnici - per sfornare manodopera evidentemente come in Germania - , al tecnicismo e multilinguismo. Così sostiene Draghi.

Il multilinguismo è orizzontale, come è noto, non verticale. Ciò significa espansione e commercio e scambio, ed è quello che è utile,  non il pensiero, l'approfondimento.  Il multilinguismo perfetto è un mito, si può conoscere bene un'altra o più lingue straniere solo se si è padroni di una, la cosiddetta lingua-madre, che è la lingua della radice. Ogni essere umano deve avere la sua lingua-madre, o lingua-radice. Se si tende al multilinguismo si tende alla conoscenza superficiale delle lingue, e in questo modo alla madre, dopo averle tolto il cognome, si può facilmente togliere anche questa specificità, che costruisce il pensiero e quindi  la possibile libertà.

Per questo invocando il multilinguismo si è contro la donna, e quindi è evidente che è in una prospettiva distorta e falsa che Draghi introduce il discorso sulla parità di genere. Non bisogna farsi ingannare: in realtà si tratta di parità di sfruttamento e dominio, e  di utilizzo dell'ideologia femminista in senso capitalista. Le donne non si vedranno in casa e fuori in modo più rispettato e dovuto, bensì più sfruttate e malmenate e vessate. Ancora di più. 

La cosiddetta politica della parità di genere è un comodo  cuscinetto che avalla e rafforza in realtà l'oppressione della casta attuale (anche di sesso), e mentre si fa finta di inorridire e si organizzano sit-in contro la violenza, in realtà proprio quella politica confina le donne ancor più nello sfruttamento! 

Lo stesso gioco è stato compiuto per la libertà sessuale e la falsa tolleranza dell'omosessualità e simili.

Nel suo discorso Draghi parla anche di transizione ecologica, ma si tratta di un ecologismo che nasconde la volontà di digitalizzare il mondo e quindi di toglierlo alla libera trasformazione della politica e dell'economia del reale, ossia "dal basso", e probabilmente di svendere quello che rimane dell'industria italiana, vedi ENI.

Draghi sembra piuttosto un esecutore di volontà esterne e infatti parla di Europeismo e di Atlantismo, dimenticando completamente il riferimento alla nostra Costituzione, "la più bella di tutte",  e probabilmente sì perché essa pone al centro il rispetto dell'individuo e della sua cultura in senso ampio, il che non si legge nelle parole del neo-presidente.

Il suo appare il discorso di un procuratore che voglia portare a compimento la distruzione della cultura politica ed economica italiana per condurla definitivamente a una forma vassalla e in sostanza misera e sradicata.

https://ilmanifesto.it/il-discorso-integrale-di-mario-draghi-alla-ricerca-della-fiducia-in-senato/


P.S. Draghi ha poi parlato di cultura solo in risposta al discorso del senatore Pittoni della Lega, Presidente della Commissione Cultura del Senato, ma il mio commento non cambia, anzi è rafforzato dalle stesse sue parole, che menzionano, riguardo alla cultura e al suo sostegno, proprio le nuove tecnologie. Ahinoi. 

https://www.finestresullarte.info/politica/draghi-dobbiamo-sostenere-cultura-rischiamo-perdere-patrimonio?fbclid=IwAR3CQHgXvM1Y1ITp1uQFAzwz16iPbevFzyrUJiUMBjTaT04WcEnHl-nABrQ

Lager sanità

Ieri ho fatto la mammografia,  come faccio ogni due anni nel Centro di Prevenzione Oncologica di Prato.

All'arrivo, subito dopo la procedura anticovid,  sono entrata in un vortice di sgarberie:  voci perentorie, confusione, misurazioni, dichiarazioni, uso spiccio del corpo; insomma, ho capito di trovarmi un piccolo lager.

In questa situazione il quiproquo è stato, come dire, "naturale",  e nella fretta poi mi hanno mandato da una parte sbagliata. Nessun problema. Mi sono ritrovata davanti a un bel dottore che sembrava perduto nei corridoi del vecchio ospedale, e che però si è svegliato all'articolarsi della mia voce, e guardandomi profondamente, ci ha pensato parecchio su, ha detto..."Mammografia? No, qui nessuna mammografia...".

Il dottore, smarrito o indifferente, mi ha rimandato dove prima.

Mi ha ricordato un vecchio funzionario che vagava negli uffici della Prefettura Romana e di cui divenni, giovanissima, una buona conoscente per questioni di lavoro, che vagava dissociato fra i vecchi androni, entrando negli uffici degli altri per sbaglio... 

Mi sono ritrovata di nuovo fra sgarberie, fretta, nervosismi di infermieri e infermiere, tutti frettolosi.

E così sono finita davanti alla macchina, seduta davanti a me una infermiera di chissà quale paese, parlava che a malapena la capivo.

-Lei è arrivata in ritardo!

-Be', mi hanno mandata nel posto sbagliato.

-Chi è stato?

-No, niente di grave, c'è stato un fraintendimento, ma il ritardo è solo di dieci minuti, un quarto d'ora...

-Mi dica chi è stato...

-E' stata colpa mia.

Non era vero, l'ho detto per chiudere la questione, ho capito che l'infermiera era pronta a combattere con le colleghe del piano di sopra.

All'uscita, dopo l'esame, nemmeno un saluto.

-Vada nel camerino e si rivesta. La mascherina, mi raccomando! Non si dimentichi la mascherina... Avanti un'altra! Chi è qua che deve fare la mammografia?

Sono tornata a casa spaventata. Ho pensato che  fortuna essere sani, anche perché si è liberi da questo sistema disumano - che dai politici diventati capo infermieri viene così ipocritamente lodato dopo essere stato abbandonato a sé -,  e non cadere maltrattati, vessati, condotti fra dottori assenti e indifferenti e infermiere stressate, cattive (proprio come in una commedia cliché!), tutti infelici, scavati, lasciati a coltivare la più raffinata e indicibile cattiveria.

Sì, il tratto umano più diffuso fra gli umani sembra ormai essere la brutalità, e triste a chi tocca cadere nei piccoli o grandi inferni del lager sanità.

mercoledì 17 febbraio 2021

La cultura muore: La Nazione parla della Baracca

Un articolo a tutta pagina su La Nazione sul Teatro La Baracca in questo grande momento di difficoltà.

Ringrazio Anna Beltrame che firma il primo articolo e che mi ha intervistato, che ha voluto dare spazio ai problemi che i teatri e tutta la cultura sta vivendo, anzi per cui tutta la cultura muore. Il secondo articolo è mio, ed è tratto da un articolo di questo diario del 30 dicembre scorso.








Sos per La Baracca, il teatro libero di Casale

II lockdown sta mettendo in ginocchio anche quello spazio di cultura e di ricerca. Nonostante la grande tenacia di Maila Ermini

Ermini ha tre lauree, parla quattro lingue. Ha fatto l'insegnante. la traduttrice e l’interprete, é soprattutto attrice e drammaturga. E' una donna libera. tenace. appassionata. Rigorosa e onesta. A metå degli anni Novanta, dopo aver lavorato a Roma. ha deciso di tornare a Prato e far nascere un teatro. E' La Baracca di Casale, che ha costruito con l'aiuto del padre, trasformando una baracca usata dai contadini come deposito di attrezzi. Doveva essere demolita per lasciare posto a un parcheggio; in piccolo, la sorte che sarebbe toccata al Politeama, un altro teatro oggi chiuso e in

grandi difficoltå. II nome é anche un omaggio a «La Barraca», il teatro viaggiante con cui Garcia Lorca allestiva i suoi spettacoli nelle campagne della Spagna prefranchista. Da 25 anni La

Baracca non é solo un teatro, ma un presidio di libertå, un luogo di ricerca. Con il lockdown

degli spazi di cultura rischia pero la resa, Conoscendo la tempra di Maila Ermini non succederå, ma i tempi sono durissimi,

per lei e per i tanti artisti che non godono di sussidi e prote Zioni. a cui manca non solo il sostegno economico, ma soprattutto la possibilitå di fare ciò che amano e a cui hanno dedicato la vita, davanti a un pubblico in carne ed ossa.

A La Baracca sono andati in scena spettacoli a terna politico e civile, su storie scomode della città, tutti scritti e interpretati da Ermini. Qualche titolo: l’in fanzia negata dei celestini (sull'orfanotrofio scandalo negli anni '60); Dramma intorno ai concubini: Karl Laqua (sui Martiri di Figline); Prato nel Sacco; Gaetanina Bresci, mio padre i'regicide; Le tre vite del ragazzo di Tien An Men: Laris pulenas, messa in scena per porre attenZione Sulla scoperta della cittå etrusca di Gonfienti. In repertcrio anche Ie cornmedie al femminile come Matilda (testo vincito re del prestigioso Premio Fondi La pastoral' Cenerentola é andata via; bignamino dene donne; Stupida, una vita in trappola. E gli per ragazzi, spes creati rielaborando Ia tradizione bcale e i modi della commedia dell'arte. Con GianfeliceD'Acco'ti, I 'attorecon cui condivide vita e lavoro, in tutti questi  anni Maila Ermini ha portato i suoi spettacoli in giro I'ltalia, soprattutto al Nord. Centinaia e centinaia di repliche, per migliaia di pagine sctitte, di parole pensate. studiate. recitate, anche per sollecitare Ia coscienza degli spettatoti, spesso con il gusto dell'ironia. L'attrice e dramrnaturga pratese in questi mesi infiniti di lockdown sta scrivendo nuovi testi ed pronta a mettere in scena una trilogia sulIe streghe, perché é un mondo in cui c'é bisogno di dar voce a chi fuori dal Coro. La Baracca non chiuderå. non deve farlo. E Ia cittå non deve dimenticare quello spazio libero.

 

PROTAGONISTA

Ha tre lauree, é drammaturga, regista e attrice. E non si vuole arrendere

 Anna Beltrame

          

«QuegIi spettacoli on line senza carnet privi di artigli»

L'attrice: «ll teatro, reso digitale, sarà insignificante. Dove andremo a cercare l'emozione e il sentimento? E chisså se ce ne sarà ancora bisogno...». Perché attori e musicisti e ballerini e registi non Si sono ribellati ai decreti che impongono Ia loro morte e vinsignificanza, non hanno occupato i teatri come fecero gli attori col Teatro Valle a Roma, per scongiurarne la Chiusura? In quella occasione avevano un partito di Sinistra alle spalIe, che Ii proteggeva, e anche un sistema mediatico, e quindi opinione pubblica. Oggi, se rioccupassero il teatro, Ia Sinistra non starebbe certo dalla loro pane ché é proprio la parte politica piü fondamentalista sulle chiusure dei teatri a causa del Covid, come dimostra il ministro Franceschini. L 'insignificanza politica degli artisti in questo contesto drammatico é in parte ben scusata dalla precarietè delIoro lavoro intermittente, non é <<normale>> non é continuo. L’attore, il musicista, il ballerino difficilmente lavorano stabilmente in un teatro, se non per certi periodi, con qualche regista o sisterna politico locale che li protegge e che Ii porta in in tournée. La gran parte di loro non ha che deboli sindacati e politica alle spalle, che ora ha elargito una manciatina di soldi e ha finanziato progetti di teatro digitale, in sostanza umiliando gli artisti, perché il teatro digitale non 1o guarda quasi nessuno. Ma c'å altro un altro elemento che ostacola la lotta: una Componente umanissima, la rivalitå. Gli artisti fra di loro (certo non solo loro!) sono di solito nemici, perché ognuno pensa di essere l'Artista e non vuole che l’altro 10 sia. Ecco perché, dopo aver bandito questi concorsi per il teatro digitale, tutti vi si sono gettati a copofitto, preferendo questa azione piü agile con un po' di spiccioli in acquisto, piuttosto di quella che sarebbe Stata piü difficile e magra, ma certamente significativa e propria del teatro, di occuparne I luoghi salvandone il future. E poi molti hanno paura, e non tanto del virus. Se si pongono in prima persona a lottare concretamente, se fanno dichiarazioni discord, perdono tutto. Magari gli ingaggi per la pubblicitå della compagnia di assicurazioni. 

Le proteste in maschera e funerali vari celebrati nelle piazza per protestare contro le chiusure non sono serviti a niente. Nel frattempo molti singoli o compagnie o gruppi che non potranno «trasformarsi» moriranno artisticamente, e moriranno, nonostante i sussidi, che non sono sufficienti. Dopo la moria di buona parte dell’arte performative, e non solo, il teatro riaprirå i battenti, ma intanto il passo al digitale sarå stato compiuto. Fra due o tre generazioni lo spetta colo dal vivo, se non scomparso del tutto, sarå solo per pochi privilegiati, gestito da enti o sistemi centralizzati che andranno anche sulle piattaforme digitali, sulle Netflix, indifferentemente. Anche i grandi concerti rock. E con griglie e modalitå ben più rigide dell'attuale sistema. Nessuno potrå più permettersi il lusso di avere uno spazio proprio, o pensare al Teatro di Periferia.Nessuno penserà più nemmeno possibile. L'arte performativa amatoriale potrebbe estinguersi, anzi al momento é estinta, è quindi con essa anche la sua vitalità, i suoi vizi, e l’osmosi con quella professionale. Tutto finito. Del cinema non parliamo, le sale cinematografiche molto prima dei teatri potrebbero non esistere più. II teatro, reso digitale, perderå la sua carne e non sarå più munito d'artigli. Sarå insignificante. E l’emozione, il sentimento dove li andremo a cercare? Ce ne sarå ancora bisogno? Carte tornerå del tutto inoffensiva, come 10 in gran parte or mai, e solo celebrativa.

Ho provato anch'io a fare un concorso per il teatro digitale. Si chiama <<Cosi lontani, cosi vicini>>, bandito dalla Fondazione Toscana Spettacolo, con ben 10 mila euro a progetto. II mio progetto probabilmente non era un gran ché, e tuttavia anche se 10 fosse stato, mi avrebbero detto di no 10 stesso. E cosi e stato. Perché chi dissente non trova e non troverå spazio nel teatro futuro. E per me va bene cosi, anche se la mia fine é certa. Direte che sono una apocalittica, una catastrofista. Ma ho esperienza di teatro, di arte, di spazi gestiti. Sono ormai trentanni che sono qua a combattere. A questo punto la salvezza dell’arte, nelle for, me attuali, potrebbe essere affi data solo allo spettatore disgustato dall'uniformitå e dall'insensatezza di quella proposta dal futuro presente. Difficile. Si pub solo sperare che dall'annientamento dell'arte attuale forse ne risorga una ora non immaginata. Chisså che il compito oggi dell'artista non sia quello di Iasciare un filo, una traccia fine e nascosta di altri sensi e modi di espressione umana, affinché qualcuno domani li raccolga.

Attrice. regista. drammaturga

                                

               

                   

               

               

               

Sos for La Baracca, the free theater of Casale

The lockdown is also bringing that space of culture and research to its knees. Despite the great tenacity of Maila Ermini

Ermini has three degrees, speaks four languages. She was a teacher. she is the translator and interpreter, she is above all an actress and playwright. She is a free woman. tenacious. passionate. Strict and honest. In the mid-nineties, after working in Rome. she decided to return to Prato and create a theater. She is La Baracca di Casale, which she built with the help of her father, transforming a shack used by farmers as a tool shed. It had to be demolished to make way for a parking lot; in small, the fate that would befall the Politeama, another theater now closed and in great difficulties. The name is also a tribute to "La Barraca", the traveling theater with which Garcia Lorca staged his shows in the countryside of pre-Franchist Spain. For 25 years La Baracca is not just a theater, but a garrison of freedom, a place of research. With the lockdown of the spaces of culture, however, risks surrender, Knowing Maila Ermini's temperament it will not happen, but times are very hard, for her and for the many artists who do not enjoy subsidies and protections. who lack not only financial support, but above all the possibility of doing what they love and to which they have dedicated their lives, in front of a real public.

In La Baracca, political and civil triad shows were staged on uncomfortable stories of the city, all written and performed by Ermini. A few titles: the denied childhood of celestines (on the orphanage scandal in the 1960s); Drama about the concubines: Karl Laqua (on the Martyrs of Figline); Prato nel Sacco; Gaetanina Bresci, my father i'regicide; The three lives of the boy from Tien An Men: Laris pulenas, staged to focus attention on the discovery of the Etruscan city of Gonfienti. In the repertoire also the feminine cornmedie like Matilda (winning text of the prestigious Fondi Prize La pastoral 'Cenerentola is gone; bignamino dene women; Stupid, a life in trap. children, often created by reworking the BC tradition and the ways of the commedia dell'arte. With Gianfelice D'Acco'ti, the actor with whom he shares life and work, in all these years Maila Ermini led i she shows her around Italy, especially in the North. Hundreds and hundreds of repeats, for thousands of written pages, of thought out words. studied. recite, also to solicit the conscience of the spectators, often with the taste for irony. The actress and playwright from Prato in these endless months of lockdown is writing new lyrics and ready to stage a trilogy on witches, because it is a world in which there is a need to give a voice to those outside the Chorus. La Baracca will not close. he doesn't have to. And the city must not forget that free space.

 

 

 

 

PROTAGONIST

She has three degrees, she is a playwright, director and actress. And you don't want to give up

 

 "QuegIi online shows without carnet without claws"

The actress: «The theater, made digital, will be insignificant. Where will we look for the emotion and the feeling? And who knows if there will still be a need ... ". Because actors and musicians and dancers and directors did not rebel against the decrees that impose the lo- ro death or insignificance, did they not occupy the theaters as did the actors with the Teatro Valle in Rome, to avoid their closure? On that occasion they had a Left party behind them, which they protected, and also a media system, and therefore public opinion. Today, if they reoccupied the theater, the Left would certainly not stand by their bread as it is precisely the most fundamentalist political part on the closures of theaters due to Covid, as Minister Franceschini demonstrates. The political insignificance of the artists in this dramatic context is partly excused by the precariousness of Their intermittent work is not <<normal>> it is not continuous. The actor, the musician, the dancer hardly work permanently in a theater, if not for certain periods, with some director or local political system that protects them and takes them on tour. Most of them have nothing but weak unions and politics behind them, which have now given a handful of money and have funded digital theater projects, essentially humiliating the artists, because digital theater almost nobody watches. But there is another other element that hinders the struggle: a very human component, rivalry. The artists among themselves (certainly not only them!) Are usually enemies, because each thinks he is the Artist and does not want the other 10 to be. That is why, after banning these competitions for digital theater, everyone threw themselves into them, preferring this more agile action with a little change in purchase, rather than the one that would have been more difficult and lean, but certainly significant and typical of the theater, to occupy the places and save the future. And then many are afraid, and not so much of the virus. If they put themselves in the first person to fight concretely, if they make discord declarations, they lose everything. Maybe the advertising gigs for the insurance company. The disguised protests and various funerals celebrated in the square to protest against the closures did not help. In the meantime, many individuals or companies or groups who cannot "transform" will die artistically, and will die, despite the subsidies, which are not sufficient. After the death of a large part of performative art, and not only that, the theater will reopen its doors, but in the meantime the step to digital will have been made. In two or three generations it will be live, if not completely disappeared, it will be only for a privileged few, managed by centralized bodies or systems that will also go to digital platforms, to Netflix, indifferently. Even the great rock concerts. And with grids and modes much more rigid than the current system. No one will be able to afford the luxury of having their own space, or think of the Periphery Theater. Nobody will think even possible anymore. The amateur performing art could become extinct, indeed at the moment it is extinct, so with it also its vitality, its vices, and the osmosis with the professional one. All finished. We are not talking about cinema, cinemas long before theaters may no longer exist. The theater, made digital, will lose its flesh and will no longer be equipped with claws. It will be insignificant. And the emotion, the feeling, where will we go to look for them? Will it still be needed? Cards will return completely harmless, like 10 mostly now, and only celebratory. I also tried to do a competition for digital theater. It's called << So far, so close >>, banned by the Toscana Spettacolo Foundation, with 10 thousand euros per project. My project was probably not that great, and yet even if it had been, I would have been told no 10 itself. And so it was. Because those who disagree do not find and will not find space in the future theater. And that's okay for me, even if my end is certain. You will say that I am an apocalyptic, a catastrophist. But I have experience of theater, art, managed spaces. I've been fighting here for thirty years now. At this point the salvation of art, in the present forms, could only be entrusted to the viewer disgusted by the uniformity and senselessness of that proposed by the future present. Difficult. One can only hope that from the annihilation of current art perhaps an unimagined hour will rise again. Who knows that the artist's task today is not to leave a thread, a fine and hidden trace of other senses and ways of human expression, for someone to pick them up tomorrow.

 

 

 


Actress. film director, playwright

 


martedì 16 febbraio 2021

Avanti il prossimo...lockdown!

Si può scrivere senza tema di essere smentiti, che è in atto un nuovo modo di governare, repressivo e fascista, e si chiama "lockdown".

Presto ne sarà annunciato un altro, fino alla Pasqua, quando ci daranno poi un po' di via libera per la stagione buona. E così via, fino a quando servirà. Nuove varianti del virus, nuovi vaccini. Certamente fino alle prossime elezioni. E sperano di farcela, a renderci tutti totalmente schiavi, e poveri. Pochi ricchi molti poveri.

Siamo in guerra, e non è un modo di dire.

lunedì 15 febbraio 2021

Ma questo governo è legale?

Questo governo che ci terrorizza, che ci limita, che ci prescrive la vita, che la ordina, che ci chiude il mondo e ce lo apre a suo piacimento o discrezione, che basa insomma il suo potere sul terrore sanitario dettato dalla pandemia del corona-virus, è legale o, detto diversamente, è democratico?

domenica 14 febbraio 2021

Carnevale in smaschera: perché musei aperti e teatro e cinema chiusi?

Una vecchia inchiesta di Repubblica (2016) dal titolo :"Chi ci guadagna con l'arte italiana" (vedi sotto il link) può chiarire perché il ministro Franceschini ha permesso l'apertura dei musei mentre invece tenga chiusi teatri e cinema.

L'inchiesta, molto articolata, fa capire chi li gestisce, chi ci guadagna, e quindi può anche chiarire sul perché invece il ministro in questione tenga chiusi i teatri e i cinema: sul circuito delle sale cinematografiche, ormai in smantellamento, girano ormai pochi interessi economici; sul teatro non ne parliamo, essi sono irrilevanti e le persone che vi gravitano o sono tutti a busta paga o sono sottomesse alla politica.

Qui, dell'inchiesta, copio solo l'intervento di Tomaso Montanari.

"Dal danno civico alla beffa economica di TOMASO MONTANARI

 ROMA - "Il problema non è / industria sì oppure industria no /ma industria come /... /e chi guadagna, e quanto". Questi versi di Danilo Dolci (da Limone lunare. Poema per la radio dei poveri cristi, 1970) sono perfetti per descrivere sinteticamente l'enorme e spinosa questione della gestione privata del patrimonio «storico e artistico della Nazione» (art. 9 Cost.). Il problema non è privato sì o privato no: ma privato come, e chi si prende i soldi. L'inchiesta di Repubblica risponde a questa domanda, demistificando alcuni luoghi comuni.

Il primo è: “il patrimonio culturale deve sottostare alle regole del mercato”. Personalmente sono in radicale disaccordo con questo dogma (perché il fine ultimo del patrimonio è il pieno sviluppo della persona umana, un valore che non deve stare sul mercato), ma questa inchiesta ci dice che, in ogni caso, qua il mercato non c'entra. L'economia delle concessioni del patrimonio non è basata sulla libera concorrenza, ma sulla spartizione tra pochi oligopolisti con connessioni fortissime con la politica. L'uomo chiave del governo Berlusconi che, nel 2008, dimezzò in un colpo il bilancio pubblico dei musei è lo stesso che oggi presiede la matrioska che contiene la società numero uno nella classifica dei concessionari privati. Un caso? Basta scorrere i cognomi dei membri di presidenze, cda, consigli scientifici per scoprire che il gruppo dirigente di queste 'imprese' è direttamente connesso alla politica e all'amministrazione del patrimonio culturale da un efficiente sistema di porte girevoli a rotazione continua: il risultato è che i nostri maggiori musei affogano in una sabbia mobile di interessi privati, nel più completo disinteresse di chi dovrebbe garantire le regole antitrust. Un sistema così potente da riuscire a bloccare le gare, permettendo che, da anni, la torta sia spartita tra i soliti noti.

Il secondo è: “con la gestione privata i musei si modernizzano, e si aprono ai cittadini”. Dopo vent'anni abbondanti di privatizzazione all'italiana chi può davvero sostenere che qualcosa si sia modernizzato? O che i nostri musei siano diventati luoghi più accoglienti per gli italiani? Al contrario, si sono trasformati in turistifici di bassa qualità, carne da messa a reddito (privato), un tanto al chilo. E i residenti, che pagando tasse tengono in piedi la baracca? Per loro non c'è alcuna politica, anzi sono a stento tollerati.

Se a questo si somma il fatto che, contemporaneamente, lo Stato si è ritirato dal fronte della tutela, il risultato è che i nostri musei non sono più centri di produzione e redistribuzione della conoscenza (come invece il Louvre, o il British Museum, o il Prado), ma fatiscenti “discount della bellezza”, proni ad un turismo mordi e fuggi.

 Il ministro Franceschini dice che tutto ciò è inammissibile, e che lo Stato non può lasciare gli utili a questa pletora di parassiti. Lodevole intenzione: ma, nei fatti, egli ha messo le premesse perché tutto rimanga così. La sua riforma del Mibact - che in questi giorni conosce una convulsa fase due che comporta la morte della tutela archeologica e la sottomissione delle soprintendenze ai prefetti - ha separato radicalmente tutela e valorizzazione, e ha inteso quest'ultima in modo puramente commerciale (sfilate di moda nei musei, trasformazione del Colosseo in location e via di seguito). E, soprattutto, il meccanismo di reclutamento dei nuovi 'superdirettori' li sottopone direttamente alla politica, secondo un modello che ricorda molto quello del cda della Rai.

E quando la politica mette le mani sul patrimonio, il sottobosco dei concessionari tira un sospiro di sollievo: finché la rendita va, lasciala andare.

https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/02/03/news/la_grande_rapina_ai_musei-131170754/?fbclid=IwAR0j4PsaEm7gK1BCoySJ0fadGp9SjimV8fNbMuPlEs2NBiRdL49hUmrhpc8#:~:text=Oggi%20infatti%20la%20biglietteria%20%C3%A8,arrivano%20fino%20a%204%20euro

Dal danno civico alla beffa ec

sabato 13 febbraio 2021

Teatro, cinema?, archeologia!

Tra le novità del governo Draghi c'è i il "Ministero della Transizione Digitale" con a capo mister telefono, Colao. Presto, quando e se tornerete a teatro e forse anche al cinema senza timore d'essere beccati come delinquenti, sarà come andare a visitare un sito archeologico.

Per questo sono da sempre appassionata d'archeologia, avevo capito in anticipo il mio futuro specifico e mi sono portata avanti e, anche se in materia ho combattutto battaglie perdenti, vedi Gonfienti Etrusca eccetera, mi sono comunque fatta le ossa e ora posso dire di essere preparata per condurvi con competenza nel mio sito archeologico.


Piove, Governo Drago!

Il Governo Draghi non ha opposizione. Quella della Meloni è finta o al massimo funzionale al suo partito, per raccattare qualche voto in più.

Re Francesflix è stato riconfermato, con tutto quello che ne consegue, anche per la distribuzione di soldi alla solite lobbies.

E' tornato Brunetta, come in un incubo, soprattutto per gli impiegati statali. E quindi è tornato Berlusconi. Da vecchio vincitore, con le casse molto in spolvero, da quando c'è la pandemia.

E sono stati confermati quasi tutti gli altri ministri; Lamorgese al ministero dell'inferno, vera donna dura poliziotto (ah, la parità e le quote al rosa!); Speranza, il mediocre, alla Sanità; Di Maio, il nulla agli esteri. In questo caso, come per Vanity Conte, il ministro degli esteri lo farà Draghi. Conosce tutti fuori confine ed è da tutti conosciuto. Per Draghi sarà insomma, come ritrovarsi in famiglia. O sul Britannia.




giovedì 11 febbraio 2021

Fine del M5S

Dopo il buffonesco sì a Draghi sulla piattaforma Rousseau (tanto democratica che qualcuno ha soprannominato Truffò), il M5S è finito.

Aveva avuto in questo l'ultima possibilità di riscattarsi, ma ormai si è smascherato, da solo.

Com'era obliqua la faccia di Beppe Grillo che cercava di convincere gli iscritti tramite i suoi finti discorsi in video! Una farsa anche il Ministero Green...Che cosa stanno per svendere, l'Eni ai francesi? Che triste parabola di illusioni, che tradimento assoluto.

Ora quale forza politica potrà più illudere sul futuro, sul cambiamento, sulla forza dal basso, chi avrà il coraggio, il potere di far rinascere queste macerie?

La colpa più grande è proprio il tradimento alle illusioni, alle speranze.

Ma da tempo era chiaro a cosa servisse il M5S,  a virare verso il fascio-liberismo di cui l'Europa è ormai impregnata. 

Portare la massa, condurla, stringere in pugno il consenso, e poi schiacciarla.



Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.