Ieri ho fatto la mammografia, come faccio ogni due anni nel Centro di Prevenzione Oncologica di Prato.
All'arrivo, subito dopo la procedura anticovid, sono entrata in un vortice di sgarberie: voci perentorie, confusione, misurazioni, dichiarazioni, uso spiccio del corpo; insomma, ho capito di trovarmi un piccolo lager.
In questa situazione il quiproquo è stato, come dire, "naturale", e nella fretta poi mi hanno mandato da una parte sbagliata. Nessun problema. Mi sono ritrovata davanti a un bel dottore che sembrava perduto nei corridoi del vecchio ospedale, e che però si è svegliato all'articolarsi della mia voce, e guardandomi profondamente, ci ha pensato parecchio su, ha detto..."Mammografia? No, qui nessuna mammografia...".
Il dottore, smarrito o indifferente, mi ha rimandato dove prima.
Mi ha ricordato un vecchio funzionario che vagava negli uffici della Prefettura Romana e di cui divenni, giovanissima, una buona conoscente per questioni di lavoro, che vagava dissociato fra i vecchi androni, entrando negli uffici degli altri per sbaglio...
Mi sono ritrovata di nuovo fra sgarberie, fretta, nervosismi di infermieri e infermiere, tutti frettolosi.
E così sono finita davanti alla macchina, seduta davanti a me una infermiera di chissà quale paese, parlava che a malapena la capivo.
-Lei è arrivata in ritardo!
-Be', mi hanno mandata nel posto sbagliato.
-Chi è stato?
-No, niente di grave, c'è stato un fraintendimento, ma il ritardo è solo di dieci minuti, un quarto d'ora...
-Mi dica chi è stato...
-E' stata colpa mia.
Non era vero, l'ho detto per chiudere la questione, ho capito che l'infermiera era pronta a combattere con le colleghe del piano di sopra.
All'uscita, dopo l'esame, nemmeno un saluto.
-Vada nel camerino e si rivesta. La mascherina, mi raccomando! Non si dimentichi la mascherina... Avanti un'altra! Chi è qua che deve fare la mammografia?
Sono tornata a casa spaventata. Ho pensato che fortuna essere sani, anche perché si è liberi da questo sistema disumano - che dai politici diventati capo infermieri viene così ipocritamente lodato dopo essere stato abbandonato a sé -, e non cadere maltrattati, vessati, condotti fra dottori assenti e indifferenti e infermiere stressate, cattive (proprio come in una commedia cliché!), tutti infelici, scavati, lasciati a coltivare la più raffinata e indicibile cattiveria.
Sì, il tratto umano più diffuso fra gli umani sembra ormai essere la brutalità, e triste a chi tocca cadere nei piccoli o grandi inferni del lager sanità.
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