giovedì 18 febbraio 2021

Lager sanità

Ieri ho fatto la mammografia,  come faccio ogni due anni nel Centro di Prevenzione Oncologica di Prato.

All'arrivo, subito dopo la procedura anticovid,  sono entrata in un vortice di sgarberie:  voci perentorie, confusione, misurazioni, dichiarazioni, uso spiccio del corpo; insomma, ho capito di trovarmi un piccolo lager.

In questa situazione il quiproquo è stato, come dire, "naturale",  e nella fretta poi mi hanno mandato da una parte sbagliata. Nessun problema. Mi sono ritrovata davanti a un bel dottore che sembrava perduto nei corridoi del vecchio ospedale, e che però si è svegliato all'articolarsi della mia voce, e guardandomi profondamente, ci ha pensato parecchio su, ha detto..."Mammografia? No, qui nessuna mammografia...".

Il dottore, smarrito o indifferente, mi ha rimandato dove prima.

Mi ha ricordato un vecchio funzionario che vagava negli uffici della Prefettura Romana e di cui divenni, giovanissima, una buona conoscente per questioni di lavoro, che vagava dissociato fra i vecchi androni, entrando negli uffici degli altri per sbaglio... 

Mi sono ritrovata di nuovo fra sgarberie, fretta, nervosismi di infermieri e infermiere, tutti frettolosi.

E così sono finita davanti alla macchina, seduta davanti a me una infermiera di chissà quale paese, parlava che a malapena la capivo.

-Lei è arrivata in ritardo!

-Be', mi hanno mandata nel posto sbagliato.

-Chi è stato?

-No, niente di grave, c'è stato un fraintendimento, ma il ritardo è solo di dieci minuti, un quarto d'ora...

-Mi dica chi è stato...

-E' stata colpa mia.

Non era vero, l'ho detto per chiudere la questione, ho capito che l'infermiera era pronta a combattere con le colleghe del piano di sopra.

All'uscita, dopo l'esame, nemmeno un saluto.

-Vada nel camerino e si rivesta. La mascherina, mi raccomando! Non si dimentichi la mascherina... Avanti un'altra! Chi è qua che deve fare la mammografia?

Sono tornata a casa spaventata. Ho pensato che  fortuna essere sani, anche perché si è liberi da questo sistema disumano - che dai politici diventati capo infermieri viene così ipocritamente lodato dopo essere stato abbandonato a sé -,  e non cadere maltrattati, vessati, condotti fra dottori assenti e indifferenti e infermiere stressate, cattive (proprio come in una commedia cliché!), tutti infelici, scavati, lasciati a coltivare la più raffinata e indicibile cattiveria.

Sì, il tratto umano più diffuso fra gli umani sembra ormai essere la brutalità, e triste a chi tocca cadere nei piccoli o grandi inferni del lager sanità.

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