Un articolo a tutta pagina su La Nazione sul Teatro La Baracca in questo grande momento di difficoltà.
Ringrazio Anna Beltrame che firma il primo articolo e che mi ha intervistato, che ha voluto dare spazio ai problemi che i teatri e tutta la cultura sta vivendo, anzi per cui tutta la cultura muore. Il secondo articolo è mio, ed è tratto da un articolo di questo diario del 30 dicembre scorso.
Sos per La Baracca, il teatro libero di Casale II lockdown sta mettendo in ginocchio anche quello spazio di cultura e di ricerca. Nonostante la grande tenacia di Maila Ermini Ermini ha tre lauree, parla quattro lingue. Ha fatto l'insegnante.
la traduttrice e l’interprete, é soprattutto attrice e drammaturga. E' una
donna libera. tenace. appassionata. Rigorosa e onesta. A metå degli anni Novanta,
dopo aver lavorato a Roma. ha deciso di tornare a Prato e far nascere un
teatro. E' La Baracca di Casale, che ha costruito con l'aiuto del padre, trasformando
una baracca usata dai contadini come deposito di attrezzi. Doveva essere
demolita per lasciare posto a un parcheggio; in piccolo, la sorte che sarebbe
toccata al Politeama, un altro teatro oggi chiuso e in grandi difficoltå. II nome é anche un omaggio a «La Barraca», il
teatro viaggiante con cui Garcia Lorca allestiva i suoi spettacoli nelle
campagne della Spagna prefranchista. Da 25 anni La Baracca non é solo un teatro, ma un presidio di libertå, un luogo
di ricerca. Con il lockdown degli spazi di cultura rischia pero la resa, Conoscendo la tempra
di Maila Ermini non succederå, ma i tempi sono durissimi, per lei e per i tanti artisti che non godono di sussidi e prote Zioni.
a cui manca non solo il sostegno economico, ma soprattutto la possibilitå di
fare ciò che amano e a cui hanno dedicato la vita, davanti a un pubblico in
carne ed ossa. A La Baracca sono andati in scena spettacoli a terna politico e civile, su storie scomode della città, tutti scritti e interpretati da Ermini. Qualche titolo: l’in fanzia negata dei celestini (sull'orfanotrofio scandalo negli anni '60); Dramma intorno ai concubini: Karl Laqua (sui Martiri di Figline); Prato nel Sacco; Gaetanina Bresci, mio padre i'regicide; Le tre vite del ragazzo di Tien An Men: Laris pulenas, messa in scena per porre attenZione Sulla scoperta della cittå etrusca di Gonfienti. In repertcrio anche Ie cornmedie al femminile come Matilda (testo vincito re del prestigioso Premio Fondi La pastoral' Cenerentola é andata via; bignamino dene donne; Stupida, una vita in trappola. E gli per ragazzi, spes creati rielaborando Ia tradizione bcale e i modi della commedia dell'arte. Con GianfeliceD'Acco'ti, I 'attorecon cui condivide vita e lavoro, in tutti questi anni Maila Ermini ha portato i suoi spettacoli in giro I'ltalia, soprattutto al Nord. Centinaia e centinaia di repliche, per migliaia di pagine sctitte, di parole pensate. studiate. recitate, anche per sollecitare Ia coscienza degli spettatoti, spesso con il gusto dell'ironia. L'attrice e dramrnaturga pratese in questi mesi infiniti di lockdown sta scrivendo nuovi testi ed pronta a mettere in scena una trilogia sulIe streghe, perché é un mondo in cui c'é bisogno di dar voce a chi fuori dal Coro. La Baracca non chiuderå. non deve farlo. E Ia cittå non deve dimenticare quello spazio libero.
PROTAGONISTA Ha tre lauree, é drammaturga, regista e attrice. E non si vuole
arrendere Anna Beltrame
«QuegIi spettacoli on line senza carnet privi di
artigli» L'attrice: «ll teatro, reso digitale, sarà insignificante. Dove andremo a cercare l'emozione e il sentimento? E chisså se ce ne sarà ancora bisogno...». Perché attori e musicisti e ballerini e registi non Si sono ribellati ai decreti che impongono Ia loro morte e vinsignificanza, non hanno occupato i teatri come fecero gli attori col Teatro Valle a Roma, per scongiurarne la Chiusura? In quella occasione avevano un partito di Sinistra alle spalIe, che Ii proteggeva, e anche un sistema mediatico, e quindi opinione pubblica. Oggi, se rioccupassero il teatro, Ia Sinistra non starebbe certo dalla loro pane ché é proprio la parte politica piü fondamentalista sulle chiusure dei teatri a causa del Covid, come dimostra il ministro Franceschini. L 'insignificanza politica degli artisti in questo contesto drammatico é in parte ben scusata dalla precarietè delIoro lavoro intermittente, non é <<normale>> non é continuo. L’attore, il musicista, il ballerino difficilmente lavorano stabilmente in un teatro, se non per certi periodi, con qualche regista o sisterna politico locale che li protegge e che Ii porta in in tournée. La gran parte di loro non ha che deboli sindacati e politica alle spalle, che ora ha elargito una manciatina di soldi e ha finanziato progetti di teatro digitale, in sostanza umiliando gli artisti, perché il teatro digitale non 1o guarda quasi nessuno. Ma c'å altro un altro elemento che ostacola la lotta: una Componente umanissima, la rivalitå. Gli artisti fra di loro (certo non solo loro!) sono di solito nemici, perché ognuno pensa di essere l'Artista e non vuole che l’altro 10 sia. Ecco perché, dopo aver bandito questi concorsi per il teatro digitale, tutti vi si sono gettati a copofitto, preferendo questa azione piü agile con un po' di spiccioli in acquisto, piuttosto di quella che sarebbe Stata piü difficile e magra, ma certamente significativa e propria del teatro, di occuparne I luoghi salvandone il future. E poi molti hanno paura, e non tanto del virus. Se si pongono in prima persona a lottare concretamente, se fanno dichiarazioni discord, perdono tutto. Magari gli ingaggi per la pubblicitå della compagnia di assicurazioni. Le proteste in maschera e funerali vari celebrati nelle piazza per protestare contro le chiusure non sono serviti a niente. Nel frattempo molti singoli o compagnie o gruppi che non potranno «trasformarsi» moriranno artisticamente, e moriranno, nonostante i sussidi, che non sono sufficienti. Dopo la moria di buona parte dell’arte performative, e non solo, il teatro riaprirå i battenti, ma intanto il passo al digitale sarå stato compiuto. Fra due o tre generazioni lo spetta colo dal vivo, se non scomparso del tutto, sarå solo per pochi privilegiati, gestito da enti o sistemi centralizzati che andranno anche sulle piattaforme digitali, sulle Netflix, indifferentemente. Anche i grandi concerti rock. E con griglie e modalitå ben più rigide dell'attuale sistema. Nessuno potrå più permettersi il lusso di avere uno spazio proprio, o pensare al Teatro di Periferia.Nessuno penserà più nemmeno possibile. L'arte performativa amatoriale potrebbe estinguersi, anzi al momento é estinta, è quindi con essa anche la sua vitalità, i suoi vizi, e l’osmosi con quella professionale. Tutto finito. Del cinema non parliamo, le sale cinematografiche molto prima dei teatri potrebbero non esistere più. II teatro, reso digitale, perderå la sua carne e non sarå più munito d'artigli. Sarå insignificante. E l’emozione, il sentimento dove li andremo a cercare? Ce ne sarå ancora bisogno? Carte tornerå del tutto inoffensiva, come 10 in gran parte or mai, e solo celebrativa. Ho provato anch'io a fare un concorso per il teatro digitale. Si chiama <<Cosi lontani, cosi vicini>>, bandito dalla Fondazione Toscana Spettacolo, con ben 10 mila euro a progetto. II mio progetto probabilmente non era un gran ché, e tuttavia anche se 10 fosse stato, mi avrebbero detto di no 10 stesso. E cosi e stato. Perché chi dissente non trova e non troverå spazio nel teatro futuro. E per me va bene cosi, anche se la mia fine é certa. Direte che sono una apocalittica, una catastrofista. Ma ho esperienza di teatro, di arte, di spazi gestiti. Sono ormai trentanni che sono qua a combattere. A questo punto la salvezza dell’arte, nelle for, me attuali, potrebbe essere affi data solo allo spettatore disgustato dall'uniformitå e dall'insensatezza di quella proposta dal futuro presente. Difficile. Si pub solo sperare che dall'annientamento dell'arte attuale forse ne risorga una ora non immaginata. Chisså che il compito oggi dell'artista non sia quello di Iasciare un filo, una traccia fine e nascosta di altri sensi e modi di espressione umana, affinché qualcuno domani li raccolga. Attrice. regista. drammaturga
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Sos for La Baracca, the free theater of Casale The lockdown is also bringing that space of culture and research to its knees. Despite the great tenacity of Maila Ermini Ermini has three
degrees, speaks four languages. She was a teacher. she is the translator and
interpreter, she is above all an actress and playwright. She is a free woman.
tenacious. passionate. Strict and honest. In the mid-nineties, after working
in Rome. she decided to return to Prato and create a theater. She is La
Baracca di Casale, which she built with the help of her father, transforming
a shack used by farmers as a tool shed. It had to be demolished to make way
for a parking lot; in small, the fate that would befall the Politeama,
another theater now closed and in great difficulties. The name is also a
tribute to "La Barraca", the traveling theater with which Garcia
Lorca staged his shows in the countryside of pre-Franchist Spain. For 25
years La Baracca is not just a theater, but a garrison of freedom, a place of
research. With the lockdown of the spaces of culture, however, risks
surrender, Knowing Maila Ermini's temperament it will not happen, but times
are very hard, for her and for the many artists who do not enjoy subsidies
and protections. who lack not only financial support, but above all the
possibility of doing what they love and to which they have dedicated their
lives, in front of a real public. In La Baracca, political and civil
triad shows were staged on uncomfortable stories of the city, all written and
performed by Ermini. A few titles: the denied childhood of celestines (on the
orphanage scandal in the 1960s); Drama about the concubines: Karl Laqua (on
the Martyrs of Figline); Prato nel Sacco; Gaetanina Bresci, my father
i'regicide; The three lives of the boy from Tien An Men: Laris pulenas,
staged to focus attention on the discovery of the Etruscan city of Gonfienti.
In the repertoire also the feminine cornmedie like Matilda (winning text of
the prestigious Fondi Prize La pastoral 'Cenerentola is gone; bignamino dene
women; Stupid, a life in trap. children, often created by reworking the BC
tradition and the ways of the commedia dell'arte. With Gianfelice D'Acco'ti,
the actor with whom he shares life and work, in all these years Maila Ermini
led i she shows her around Italy, especially in the North. Hundreds and
hundreds of repeats, for thousands of written pages, of thought out words.
studied. recite, also to solicit the conscience of the spectators, often with
the taste for irony. The actress and playwright from Prato in these endless
months of lockdown is writing new lyrics and ready to stage a trilogy on
witches, because it is a world in which there is a need to give a voice to
those outside the Chorus. La Baracca will not close. he doesn't have to. And
the city must not forget that free space.
PROTAGONIST She has three
degrees, she is a playwright, director and actress. And you don't want to
give up
"QuegIi online shows without carnet without claws" The actress: «The theater, made digital, will be insignificant. Where will we look for the emotion and the feeling? And who knows if there will still be a need ... ". Because actors and musicians and dancers and directors did not rebel against the decrees that impose the lo- ro death or insignificance, did they not occupy the theaters as did the actors with the Teatro Valle in Rome, to avoid their closure? On that occasion they had a Left party behind them, which they protected, and also a media system, and therefore public opinion. Today, if they reoccupied the theater, the Left would certainly not stand by their bread as it is precisely the most fundamentalist political part on the closures of theaters due to Covid, as Minister Franceschini demonstrates. The political insignificance of the artists in this dramatic context is partly excused by the precariousness of Their intermittent work is not <<normal>> it is not continuous. The actor, the musician, the dancer hardly work permanently in a theater, if not for certain periods, with some director or local political system that protects them and takes them on tour. Most of them have nothing but weak unions and politics behind them, which have now given a handful of money and have funded digital theater projects, essentially humiliating the artists, because digital theater almost nobody watches. But there is another other element that hinders the struggle: a very human component, rivalry. The artists among themselves (certainly not only them!) Are usually enemies, because each thinks he is the Artist and does not want the other 10 to be. That is why, after banning these competitions for digital theater, everyone threw themselves into them, preferring this more agile action with a little change in purchase, rather than the one that would have been more difficult and lean, but certainly significant and typical of the theater, to occupy the places and save the future. And then many are afraid, and not so much of the virus. If they put themselves in the first person to fight concretely, if they make discord declarations, they lose everything. Maybe the advertising gigs for the insurance company. The disguised protests and various funerals celebrated in the square to protest against the closures did not help. In the meantime, many individuals or companies or groups who cannot "transform" will die artistically, and will die, despite the subsidies, which are not sufficient. After the death of a large part of performative art, and not only that, the theater will reopen its doors, but in the meantime the step to digital will have been made. In two or three generations it will be live, if not completely disappeared, it will be only for a privileged few, managed by centralized bodies or systems that will also go to digital platforms, to Netflix, indifferently. Even the great rock concerts. And with grids and modes much more rigid than the current system. No one will be able to afford the luxury of having their own space, or think of the Periphery Theater. Nobody will think even possible anymore. The amateur performing art could become extinct, indeed at the moment it is extinct, so with it also its vitality, its vices, and the osmosis with the professional one. All finished. We are not talking about cinema, cinemas long before theaters may no longer exist. The theater, made digital, will lose its flesh and will no longer be equipped with claws. It will be insignificant. And the emotion, the feeling, where will we go to look for them? Will it still be needed? Cards will return completely harmless, like 10 mostly now, and only celebratory. I also tried to do a competition for digital theater. It's called << So far, so close >>, banned by the Toscana Spettacolo Foundation, with 10 thousand euros per project. My project was probably not that great, and yet even if it had been, I would have been told no 10 itself. And so it was. Because those who disagree do not find and will not find space in the future theater. And that's okay for me, even if my end is certain. You will say that I am an apocalyptic, a catastrophist. But I have experience of theater, art, managed spaces. I've been fighting here for thirty years now. At this point the salvation of art, in the present forms, could only be entrusted to the viewer disgusted by the uniformity and senselessness of that proposed by the future present. Difficult. One can only hope that from the annihilation of current art perhaps an unimagined hour will rise again. Who knows that the artist's task today is not to leave a thread, a fine and hidden trace of other senses and ways of human expression, for someone to pick them up tomorrow.
Actress. film
director, playwright |
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