martedì 2 febbraio 2021

Dimissioni per un ministro che affama gli artisti

Mandate a casa Franceschini, non è capace di gestire il suo ministero, è causa della  morte degli artisti. 

Non è stato capace di pensare a un piano di riapertura, a una ripartenza di teatri,  cinema, i luoghi della cultura. 

E basta con lo streaming, NON LO VOGLIAMO. Non lo vede nessuno.

Vogliamo fare lo spettacolo dal vivo, non dal morto.

Si può, si deve convivere con la pandemia, e non c'è niente di male a dirlo (mi risulta che l'abbia detto anche un filosofo intransigente come Galimberti, o voi che storcete il nasuccio, che se la prese a suo tempo con i cosiddetti "negazionisti" ecc. ); contro la pandemia non ci sono solo i vaccini, ma anche la prevenzione e la cura. CI SONO ANCHE QUELLE!

Basta usare il virus per restare al comando, per tenere chiuso e imbavagliato il mondo; basta snocciolare i numeri per il consenso e la "salvezza", (solo del governo, non tanto della gente che si è ammalata e morta, tanta anche per la cattiva gestione del sistema sanitario!).


Pubblico un articolo de La Nazione di oggi:

Primo Piano

Gli artisti contro il governo «Folle stop al dl Ristori»

Appello del mondo dello spettacolo: «Crisi insensata, sbloccare subito i soldi» L’attrice Cardaci: «In un anno 5.600 euro. E il piano ripartenza non c’è»

di Alessandro Belardetti ROMA Un miliardo e 800 milioni di introiti persi, 380mila lavoratori rimasti fermi per mesi e mesi, un milione e mezzo di eventi annullati e il crollo del 73% della spesa da parte degli italiani. É il bollettino di guerra del mondo dello spettacolo nei (soli) primi sei mesi del 2020: l’invasione del nuovo Coronavirus ha distrutto il settore.


In sei mesi persi 1,8 miliardi


Un miliardo e 800 milioni di perdite, 380mila lavoratori al palo mesi e mesi, 1,5 milioni di eventi annullati e il crollo del 73% della spesa degli appassionati. Sono i drammatici numeri del mondo dello spettacolo nei primi sei mesi del 2020: la pandemia ha messo in ginocchio il settore dell’intrattenimento. dell’intrattenimento. E ora anche la crisi di governo col blocco .

del nuovo decreto Ristori mette il bastone tra le ruote di cinema, teatro, televisione, musica e spettacoli vari. «Sbloccare subito le risorse per garantire la sopravvivenza di migliaia di lavoratori dello spettacolo. Le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, storicamente poco tutelati, sono tra quelli che hanno maggiormente subito gli effetti devastanti della pandemia sul lavoro, con un fermo di larga parte del settore che dura ormai da un anno», è l’appello di oltre 50 associazioni di operatori della musica e della danza, del teatro e del cinema, insieme ai sindacati del settore: artisti, autori e tecnici che «si appellano al senso di responsabilità». «Noi siamo in una situazione di imbarazzo – spiega l’attrice Giorgia Cardaci, vice presidente di Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo), 43 anni, regina delle serie tv italiane e interprete nel film ’Io, lei e Lara’ di Verdone e di ’Ex’ di Fausto Brizzi – : in un anno di pandemia dallo Stato abbiamo ricevuto 5.600 euro, così una famiglia non ci campa. Capiamo le ragioni politiche di questa crisi, ma purtroppo non coincidono con i bisogni delle famiglie italiane. I teatri sono chiusi, l’audiovisivo è ripartito ma molto azzoppato perché nonostante i protocolli, spuntano comunque focolai. La gente del settore non ce la fa più, così ci è sembrato necessario convergere tutti insieme e tirarci dietro le sigle sindacali per sostenere un’istanza importante: siamo cittadini, il Covid esiste ed è un’emergenza, ma ci aspettiamo stabilità da un governo che faccia ragionamenti lungimiranti sul mondo dello spettacolo. Invece fino adesso non si è parlato mai di sanificazione delle sale cinematografiche, di riapertura dei teatri, di un modo per aprire in sicurezza. E questo ci preoccupa: non vogliamo assistenzialismo, ma chiediamo riferimenti chiari». E l’attrice torinese che nel suo primo film è stata diretta da Lina Wertmuller conclude: «La ripartenza non può essere solo la riapertura, bisogna progettarla e attivare una campagna politica per incentivare la gente a tornare le sale. Noi di Unita non abbiamo una formula magica, ma il dialogo col Mibact c’è. Io posso ammortizzare con il mio lavoro di audiovisivo: non penso a cambiare lavoro perché ho studiato per fare l’attrice». In campo qualche proposta c’è, ma per il mondo i protocolli di sicurezza applicati al pubblico con distanziamento e tamponi, sono troppo costosi. «Una platea dimezzata nei biglietti e nei costi influisce molto – racconta l’attore e regista 51enne Francesco Bolo Rossini, consigliere di Unita –, soprattutto nelle compagnie private che vengono molto penalizzate. In termini di ripartenza siamo molto in alto mare: il ministero, che mira alla sicurezza, è comprensibile. Ci ha proposto gli spettacoli on line in streaming con piattaforme di Stato che si rivolgono ai teatri perché hanno bisogno di contenuti: è una frontiera importante, soprattutto in tema di diritti. Noi siamo pronti, ma servono tutele chiare. Anche se il teatro è un’esperienza dal vivo da 2.500 anni: si immagini di mettere in pausa lo spettacolo perché si sta bruciando il soffritto». 




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