I pescatori di Mazara del Vallo, bloccati in porto per il maltempo, erano gli unici in grado di affrontare il mare in tempesta.Con gli uomini della Guardia Costiera a bordo dei motopesca hanno raggiunto e recuperato due barconi carichi di migranti.
Lampedusa, pescherecci nella burrasca per salvare 650 immigrati in difficoltà.
I marinai della flotta mazarese soprannominati "gli angeli del mare": accolti in banchina con applausi.
Lampedusa, pescherecci nella burrasca per salvare 650 immigrati in difficoltà.
I marinai della flotta mazarese soprannominati "gli angeli del mare": accolti in banchina con applausi.
28 novembre 2008, da La Repubblica.
LAMPEDUSA - Hanno affrontato il mare in burrasca, con raffiche di vento fino a trenta nodi e onde alte dieci metri, mettendo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altre 650 persone. E' uno straordinario esempio di coraggio e di solidarietà quello dimostrato dagli uomini della Capitaneria di Porto di Lampedusa e dagli equipaggi di quattro pescherecci di Mazara del Vallo. Solo grazie a loro due barconi carichi di migranti non sono colati a picco; solo grazie a loro è stata evitata quella che poteva diventare la più grande strage dell'immigrazione nel Mediterraneo. Tutto comincia ieri pomeriggio, quando i due barconi in navigazione nel Canale di Sicilia lanciano l'Sos con un satellitare: "Aiutateci, il mare è in tempesta e noi rischiamo di naufragare", invocano disperati gli extracomunitari chiamando i loro parenti in Italia. Scattano immediatamente i soccorsi, coordinati dalla centrale operativa della Capitaneria di porto di Palermo. Il primo barcone viene avvistato all'imbrunire da un elicottero della Guardia di Finanza, a 15 miglia da Lampedusa. A bordo 300 persone che agitano le braccia per richiamare l'attenzione dell'equipaggio. La seconda "carretta" è invece molto più lontana, in acque di competenza maltese. Ma la segnalazione "girata" alle autorità della Valletta non ha alcun seguito. Intanto a Lampedusa si vivono ore febbrili. Le condizioni del mare non permettono infatti alle motovedette di lasciare gli ormeggi. Solo i grandi motopesca di Mazara del Vallo, anche loro in porto a causa del maltempo, sono in grado di affrontare la burrasca. Il responsabile della Capitaneria di porto, tenente di vascello Achille Selleri, comandante della settima squadriglia, chiama a rapporto nel suo ufficio i pescatori della flotta mazarese: "Signori, non ho mezzi adeguati per il salvataggio. Ho bisogno di voi e delle vostre barche. Li salviamo?". I capitani dei motopesca non esitano un attimo: "Siamo pronti".
Così cinque imbarcazioni - Ariete, Monastir, Ghibli, Twenty Two e Giulia P.G. - prendono nuovamente il largo. A bordo, al fianco dei pescatori, gli uomini della Guardia Costiera. Quando riescono a intercettare il barcone ormai è buio pesto. Ma le condizioni del mare non consentono di operare: la "carretta" viene scortata a ridosso dell'isola, nei pressi di cala Grecale, dove la risacca è meno forte e dove è possibile effettuare il trasbordo sull'imbarcazione più grande, il Twenty Two. Solo all'alba i pescatori riescono a rientrare in porto con il loro "carico" umano: 303 persone, tra le quali 21 donne e alcuni minori. Sono stravolti. Ai connazionali che si trovano nel centro di prima accoglienza raccontano la loro odissea: "Siamo partiti due giorni fa dalla Libia, quattro di noi sono finiti in mare e non siamo riusciti a recuperarli". Ma non c'è tempo per il dolore. Dalla Guardia Costiera scatta un nuovo allarme: il secondo barcone è stato avvistato da un aereo militare Atlantic a nove miglia dalla costa, mentre arranca tra le onde. E i pescatori partono nuovamente in soccorso degli immigrati: sono oltre 350, stipati come sardine su un vecchio peschereccio. Anche loro vengono salvati con la stessa tecnica, questa volta dal Ghibli; anche loro trascorreranno la notte a ridosso di cala Grecale, in attesa di potere approdare finalmente in porto. L'importante e che sono tutti vivi: oltre 650 persone salvate in poche ore dagli "angeli del mare", come sono stati soprannominati i marinai della flotta mazarese e gli uomini del Capitaneria di Porto di Lampedusa accolti con un applauso in banchina.
LAMPEDUSA - Hanno affrontato il mare in burrasca, con raffiche di vento fino a trenta nodi e onde alte dieci metri, mettendo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altre 650 persone. E' uno straordinario esempio di coraggio e di solidarietà quello dimostrato dagli uomini della Capitaneria di Porto di Lampedusa e dagli equipaggi di quattro pescherecci di Mazara del Vallo. Solo grazie a loro due barconi carichi di migranti non sono colati a picco; solo grazie a loro è stata evitata quella che poteva diventare la più grande strage dell'immigrazione nel Mediterraneo. Tutto comincia ieri pomeriggio, quando i due barconi in navigazione nel Canale di Sicilia lanciano l'Sos con un satellitare: "Aiutateci, il mare è in tempesta e noi rischiamo di naufragare", invocano disperati gli extracomunitari chiamando i loro parenti in Italia. Scattano immediatamente i soccorsi, coordinati dalla centrale operativa della Capitaneria di porto di Palermo. Il primo barcone viene avvistato all'imbrunire da un elicottero della Guardia di Finanza, a 15 miglia da Lampedusa. A bordo 300 persone che agitano le braccia per richiamare l'attenzione dell'equipaggio. La seconda "carretta" è invece molto più lontana, in acque di competenza maltese. Ma la segnalazione "girata" alle autorità della Valletta non ha alcun seguito. Intanto a Lampedusa si vivono ore febbrili. Le condizioni del mare non permettono infatti alle motovedette di lasciare gli ormeggi. Solo i grandi motopesca di Mazara del Vallo, anche loro in porto a causa del maltempo, sono in grado di affrontare la burrasca. Il responsabile della Capitaneria di porto, tenente di vascello Achille Selleri, comandante della settima squadriglia, chiama a rapporto nel suo ufficio i pescatori della flotta mazarese: "Signori, non ho mezzi adeguati per il salvataggio. Ho bisogno di voi e delle vostre barche. Li salviamo?". I capitani dei motopesca non esitano un attimo: "Siamo pronti".
Così cinque imbarcazioni - Ariete, Monastir, Ghibli, Twenty Two e Giulia P.G. - prendono nuovamente il largo. A bordo, al fianco dei pescatori, gli uomini della Guardia Costiera. Quando riescono a intercettare il barcone ormai è buio pesto. Ma le condizioni del mare non consentono di operare: la "carretta" viene scortata a ridosso dell'isola, nei pressi di cala Grecale, dove la risacca è meno forte e dove è possibile effettuare il trasbordo sull'imbarcazione più grande, il Twenty Two. Solo all'alba i pescatori riescono a rientrare in porto con il loro "carico" umano: 303 persone, tra le quali 21 donne e alcuni minori. Sono stravolti. Ai connazionali che si trovano nel centro di prima accoglienza raccontano la loro odissea: "Siamo partiti due giorni fa dalla Libia, quattro di noi sono finiti in mare e non siamo riusciti a recuperarli". Ma non c'è tempo per il dolore. Dalla Guardia Costiera scatta un nuovo allarme: il secondo barcone è stato avvistato da un aereo militare Atlantic a nove miglia dalla costa, mentre arranca tra le onde. E i pescatori partono nuovamente in soccorso degli immigrati: sono oltre 350, stipati come sardine su un vecchio peschereccio. Anche loro vengono salvati con la stessa tecnica, questa volta dal Ghibli; anche loro trascorreranno la notte a ridosso di cala Grecale, in attesa di potere approdare finalmente in porto. L'importante e che sono tutti vivi: oltre 650 persone salvate in poche ore dagli "angeli del mare", come sono stati soprannominati i marinai della flotta mazarese e gli uomini del Capitaneria di Porto di Lampedusa accolti con un applauso in banchina.
Di questa bella notizia pochi media hanno fatto la dovuta eco.
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