sabato 27 febbraio 2010

La Baracca

Riportiamo una intervista di Claudio Balducci per la rivista Skeda che parla del Teatro La Baracca.

"L’edificio de La Baracca era originariamente un rimessaggio per una comunità contadina. Nei primi anni '90 Maila e suo padre, lo comprano e lo ristrutturano. Verso il 1993-4 si forma una compagnia teatrale abbastanza grande, laboratoriale, senza introiti. Molti dei partecipanti svolgono attività presso altre compagnie in modo saltuario, dalle quali ricavano qualche guadagno, ma non dal laboratorio. L'esperienza dura oltre dieci anni ed è stata assai interessante. Poi le strade si sono divise. La Baracca è diventato un teatro che produce spettacoli, li esibisce, li esporta, li vende.
La compagnia ‘stabile’ è composta dunque da Maila Ermini e da Gianfelice D’Accolti. Il vostro programma mi sembra vario rivolgendosi sia a ragazzi che ad adulti.

Risposta di Maila: Da ottobre a novembre abbiamo messo in scena una serie di spettacoli che abbiamo chiamato la memoria scomoda di Prato: “l'Infanzia negata dei celestini”, il “Dramma intorno ai Concubini di Prato”, la “Vita restante di carnefice” (sul boia di Figline), “Laris Pulenas” ... spettacolo che in effetti non fa parte della serie della memoria scomoda ma parla comunque di Gonfienti ...
Ci sono poi, “Le marzocomiche” che sono testi un po' più leggeri, come: “Cenerentola è andata via” ...

Domanda: I testi li scrivete insieme?

Risposta di Gianfelice: Per il 90 per cento e più li scrive Maila anche se c’è qualche mio lavoro. Per quantor guarda il teatro per ragazzi questo è di Maila al cento per cento.

Domanda: Qualcuno ha osservato che il lavoro dell’attore non è la recitazione ma l’interpretazione, il cercare dentro di sé quella parte umana relativa al personaggio che si interpreta. Voi siete volti all’interpretazione o all’oggetto della rappresentazione?

Risposta di Maila: In realtà io sono interprete di me stessa, essere autrice di teatro è la mia vera grande vocazione, il resto viene dopo, è importante ma non fondamentale, viene per mettere in pratica il momento creativo che per me significa fondamentalmente intervento politico.

Risposta di Gianfelice: Io invece nasco come attore e punto sull’interpretazione. Sono stato allievo di un grande maestro, Orazio Costa Giovangigli e poi sono diventato anche autore intendendo la scrittura come interpretazione del reale. Però con Maila c'è una straordinaria simbiosi, lei è essenzialmente scrittrice oltre ad essere anche ottima attrice, e io intepreto le sue produzioni, e questo va bene.

Domanda: Nella sua “Storia del Teatro” Silvio d’Amico afferma che, una volta nato – in Grecia – il teatro continua a esistere come genere anche in epoche del tutto diverse, ma senza essere vitale. Torna a vivere, a essere vero teatro, solo in pochi momenti della storia – nel cristianesimo medievale, nel periodo elisabettiano, forse nell’Ottocento, in quei momenti cioè in cui esiste una tensione irrisolta tra autorità e popolo. Secondo voi il momento in cui viviamo è favorevole o no a un teatro vivo?

Risposta di Gianfelice: Nei momenti d'oro della Grecia classica si ha la massima fioritura della tragedia, nei periodi di crisi politica si ha invece il fiorire della commedia. Questa è una epoca tragica, si ha l’abbandono di ogni cerimoniale, e dovrebbe quindi essere un periodo favorevole al comico, al satirico. In effetti è proprio ciò a cui assistiamo. Ma il teatro vive una grande crisi dovuta al cattivo uso della tv che non è di per sé una cattiva maestra, lo diventa da come la si usa . Si può fare ottimo teatro anche in tv. Potrebbe essere un veicolo di nuovi innamoramenti. Successe con me, con “Edipo Re” di Gassman mentre studiavo la tragedia a liceo classico e fu un innamoramento. È difficile che il teatro come strumento oggi venga rivalutato perché è monopolizzato.

Risposta di Maila: Anch’io condivido l’osservazione di d'Amico, tuttavia comincerei a dire che oggi bisogna fare azioni per recuperare un teatro significativo con il necessario smantellamento di tutti gli stabili che furono creati per incentivare il lavoro teatrale ma che sono diventati monopolio partitico. La Baracca nasce e si sviluppa in questo senso come luogo per rifondare questa antica concezione teatrale e per diventare momento necessario. Se si pensa che non abbiamo alleati e che siamo completamente isolati dal punto di vista politico, il successo è notevole. Perché comunque in certi momenti e situazioni c'è una risposta. Anche se fondamentalmente non ci interessa il discorso sulla quantità altrimenti ci saremmo accodati a tante offerte.

Domanda: Che rapporto avete con il pubblico che tipo di pubblico è il vostro, dei bambini e famiglie e quello più impegnato degli adulti?

Risposta di Maila: È sempre un rapporto di comunicazione, dopo gli spettacoli per gli adulti c'è sempre il dibattito, che abbiamo rimesso in auge e per il quale il pubblico si può trattenere o no, senza forzature. Con i bambini è la stessa cosa. perchè il diologo con i bambini e i genitori è sempre vivo non solo all'interno degli spettacoli. L’aspetto positivo è che lo spettatore che viene qui non ha fretta.

Domanda: Tu Gianfelice hai lavorato anche a Milano. Io ho scoperto questa realtà de La Baracca per caso, e l’ho trovata originale e interessante: esiste qualcosa del genere a Milano o può esistere

Risposta di Gianfelice: Possono esserci degli spazi alternativi, ce n'è anzi la necessità ed esistono, ma non con questo respiro, impegno e continuità. Spazi che funzionano per le prove, ma piccolissimi teatri stabili come questo con una organica stagione non mi sembra che esistano.

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