mercoledì 3 febbraio 2010

LA GIUNTA AZIENDALE

Sul versante della cultura comunale, registriamo la solita 'brutalità' verbale.
Il gallerista Moretti, che dovrebbe essere da frequentatore dell'arte persona di gusto, scade nel volgare dando di politicante a Loredana Ferrara dell'IdV perché ha osato criticare l'acquisto del Lippi. Il gallerista invoca l'affare. Siamo alle solite: si mette la gestione della cosa pubblica sotto la lente dell'economia, come se gli amministratori si trovassero in una 'azienda.
I modi spicci che contraddistinguono alcuni assessori di questa Giunta (modi che erano già era ben ravvisabili nella precedente) sono emblematici di un abbassamento del livello di democratizzazione e ciò è preoccupa. Non si accetta la critica e chi la fa viene 'punito'.
Invece non viene punito affatto chi tace, come fanno alcuni registi in odore di direzione artistica, che vediamo improvvisamente ricomparsi, da 'sinistri' che erano, a lavorare in altro versante, scaldandosi i muscoli per la corsa vincente.
Intanto l'archivio fotografico toscano viene triturato sotto il taglia-tutto-aziendal-numerico del culturame programmatico pratese.
Zizì
Gli articoli che riportiamo sono de Il Tirreno di oggi, cronaca di Prato.
«Se vuol vendere il Lippi, il Comune fa un affare»
RI.TE.
PRATO. Stavolta sulla vicenda del Filippino Lippi acquistato dal Comune torna a farsi sentire il gallerista pratese Fabrizio Moretti, consulente per l’arte del sindaco Cenni, ma anche figlio del massimo esperto al mondo di “fondi oro“. «Il Comune ha fatto un ottimo affare, perchè se decide di vendere il “Crocifisso” di Filippino Lippi, ho già un offerta di 250 mila euro da un mio cliente» assicura Moretti, spiegando che la base d’asta era molto bassa, circa 48 mila dollari, perchè il proprietario, il museo di Denver, aveva necessità di monetizzare e quindi la stima era basa per invogliare gli acquirenti. Riguardo agli altri due lotti in asta da Christie’s, non sono attribuiti al maestro, ma “alla cerchia” o “alla bottega” di Filippino e quindi il valore è ben diverso. Per chiudere una stoccata alla segretaria Idv, Loredana Ferrara: «Lei faccia la politicante e lasci fare ad altri l’esperto d’arte».


"Ultimo numero per la rivista dell’Aft
Pubblicazioni sospese in attesa che l’Archivio fotografico sia riorganizzato
MARIA LARDARA
PRATO. Sulla copertina patinata dell’ultimo numero campeggia uno scatto in bianco e nero che fa tanto cartolina del primo Novecento. Così la rivista dell’Aft, dal 1985 uno dei fiori all’occhiello dell’attività dell’Archivio fotografico toscano di Prato, “saluta” la rete dei suoi 300 abbonati (anche all’estero) che, nell’arco del 2010, non riceveranno più a casa propria questo prezioso strumento d’indagine per i tanti studiosi che ruotano intorno all’universo della fotografia. «Costa troppo e interessa una cerchia ristretta di addetti ai lavori», dice l’assessore comunale alla Cultura Anna Beltrame. Che subito si affretta a rassicurare i membri del comitato scientifico, in primis Paolo Chiozzi che, con il gruppo “Amici dell’Aft” su Facebook sta difendendo con le unghie e i denti il futuro del semestrale. «La pubblicazione non morirà - assicura Beltrame - ma sarà ridimensionata. In condizioni di budget limitato, preferirei utilizzare le risorse a disposizione per riorganizzare complessivamente l’Aft, attualmente privo di un direttore (Sauro Lusini è andato in pensione ndr). L’idea è quella di promuovere l’accesso all’archivio, che rimane una risorsa preziosa per la nostra cultura, a un pubblico più “popolare”. Per fare questo - conclude l’assessore - occorre trovare una sede adeguata: potrebbe essere la Campolmi. Si tratta di un progetto a lungo termine, da portare avanti insieme all’assessorato all’Urbanistica». Da anni ormai quel patrimonio di immagini che custodisce gelosamente collezioni di pregio, pagine ti di storia (non solo di Prato) spesso insospettabili, è relegato in una stanza angusta negli uffici dell’assessorato, in via Santa Caterina. Spazio che insomma non rende giustizia a questo pregevole materiale fotografico che fa gola a tanti appassionati di fotografia. Anche per questo Paolo Chiozzi, che aveva fatto già sentire la sua voce durante l’ultimo dibattito in consiglio comunale sulla cultura, si è fatto promotore sul social network di un movimento per “salvare” l’Archivio e le sue pubblicazioni. Che in molti rimpiangeranno la rivista ufficiale, lo ammette Oriana Goti, l’unica persona a lavorare dentro l’Aft. «Non era un bollettino della nostra attività, bensì uno strumento di lavoro prezioso per gli studiosi, uno dei pochi in Italia. La campagna abbonamenti per il 2010 era stata sospesa nell’estate scorsa».

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