giovedì 30 settembre 2010

OPP: ecco a voi l'impianto fotovoltaico alle Vanne!

Dunque si sta lavorando per impiantare il campo di pannelli fotovoltaici.
Nei prossimi giorni pubblicherò le foto.

La zona scelta è una delle peggiori; durante l'ultima alluvione, quella del Natale 2009, il campo che si trova davanti alla cosiddetta 'casa del dottore', all'angolo dell'incrocio delle Vanne in via delle Caserane, era un lago d'acqua e per molto tempo lo è stato.

Quello stesso terreno, fino a poco tempo fa coltivato, si riempie d'acqua facilmente, basta qualche pioggia e diventa un laghetto; anche perché, almeno a occhio, si trova più basso del fosso che scorre a sud del terreno stesso...

Per arginare l'acqua non hanno fatto di meglio che innalzare una barriera di terra, almeno questo ora si vede.

Cari comitati, che avete combattuto tanto contro l'inceneritore, ecco qua, piccoli mostri crescono, piano piano e distruggono tutto.

Entro breve sarà un disastro assoluto.

Le macchine sfrecciano veloci e in tono da autostrada; il manto stradale è in sfacelo; la cura assente.

Altro che Parco della Piana, una menzogna dietro l'altra! Questo parco serve ai politici a coprir consumo e speculazione sul territorio.

Notizie dal WWF

OGGI IN CONSIGLIO REGIONALE APPROVATA UNA  LEGGE CHE  PERMETTE AI CACCIATORI DI PERPETUARE UNA BARBARIE, CATTURA DI MIGLIAIA DI UCCELLI SELVATICI AD USO DI  RICHIAMI VIVI. IL CONSIGLIO REGIONALE HA VOTATO CONTRO LE NORME VIGENTI, CONTRO LA CORTE COSTITUZIONALE, CONTRO L’AMBIENTE. IL WWF: PRONTI AD INTRAPRENDERE LE VIE LEGALI
 In Consiglio Regionale si parla di caccia e allora le leggi e le sentenze della Corte Costituzionale non contano e i pareri degli Organismi tecnici competenti non valgono nulla.
 Di fronte a due proposte di legge sulla cattura degli uccelli a fini di richiamo per la caccia e sulla caccia in deroga allo storno in contrasto con le direttive comunitarie, il WWF aveva cercato tutte le strade per convincere il Consiglio Regionale a fare un dietrofront.
1)     ha sollevato la problematica, quando le intenzioni dei propositori, in particolare per quanto riguarda la leggina sulle catture degli uccelli già bocciata dalla Corte Costituzionale nella sua analoga versione di un anno fa, era quella di far passare in sordina il provvedimento
2)     ha inviato una lettera a tutti i Consiglieri segnalando l’illegittimità e incostituzionalità di quanto si andava prefigurando per i richiami vivi .
3)     ha visto convalidare le proprie considerazioni dallo stesso Ufficio Affari Giuridici della Regione Toscana, che ha segnalato l’evidente illegittimità di entrambi gli atti, indicando anche una possibile responsabilità per danno erariale da parte dei Consiglieri votanti (per i danni alla fauna, patrimonio dello stato, e per il rischio di sanzioni economiche dalla Comunità europea)
4)     ha partecipato ieri ad una conferenza stampa con i pochi Consiglieri che hanno al momento dimostrato la loro volontà e il loro impegno per fermare i provvedimenti (Federazione della Sinistra, Italia dei Valori)
5)     ha segnalato in più occasioni la problematica alla stampa
 Tutto questo è servito per ora a salvare gli storni ma non  le migliaia di uccelli selvatici che potranno essere catturati e detenuti per facilitare l’attività venatori.
Per venire incontro alle richieste del mondo venatorio si passa sopra a tutto, compresa la legalità.
 E’ così che si torna ad approvare un provvedimento, i cui contenuti erano stati già  bocciati due mesi fa dalla Corte Costituzionale e tutto questo per far catturare dalla libertà migliaia di uccelli selvatici destinati ad essere usati come richiami vivi nella caccia e quindi ad una vita di prigionia e di atroci sofferenze (5000 quelli di cui la nuova legge permette la cattura; circa 250.000 gli uccelli attualmente detenuti a fini di richiamo in Toscana). Un provvedimento ingiusto e illegittimo, finalizzato a perpetuare un’attività eticamente ormai inaccettabile e dannosa per la nostra fauna selvatica. 
Si ricorda come provvedimenti di questo tipo, e quindi chi li approva, espongono la Regione a procedure di infrazione da parte della Comunità Europea che possono portare a pesanti sanzioni economiche a carico di tutta la collettività, danno che si aggiunge a quello diretto a carico della fauna selvatica, bene pubblico.
Sul sito del WWF Toscana ( www.wwf.it/toscana ) sarà segnalato come ogni Consigliere ha votato sui due provvedimenti.

Firenze, 28 settembre 2010

mercoledì 29 settembre 2010

Cara scuola (Verdi)

Alla mia età sono ancora una allieva. Secondo l’insegnamento di Seneca non ci si deve vergognare.
Frequento la scuola comunale di musica Verdi di Prato, da un po’ di tempo ormai.
Stamani mi chiamano per confermare data e orario e mi informano che - signora Ermini ha ragione! -
quest’anno le tariffe sono molto, troppo aumentate. Anche perché sono passata di livello e quindi...
Quando riattacco, faccio i miei conti e penso che forse dovrò abbandonarla.

La giunta comunale, con delibera appropriata (DGC 91/2010), non s’è vergognata di aumentare i costi, senza dare in cambio niente di nuovo.

Un corso intero può arrivare alla cifra di settecento euro, dipende poi dai corsi che si seguono. Quest'anno per me era previsto anche lo studio di armonia complementare...

Converrà seguire questa scuola o sarà meglio dirottarsi da qualche altra parte?

La cosa incredibile è il fatto che gli allievi non sono diminuiti, bensì aumentati di numero: dunque c'era veramente bisogno di alzare così tanto le tariffe e all'ultimo momento, dopo l'iscrizione, comunicarlo?

Sto pensando a tutti quei genitori che mandano a quella scuola i loro figli...Un tempo la caratteristica di una scuola comunale era la sua accessibilità economica. Tutto questo è cambiato, chi vuole formarsi in qualche modo deve pagare. E’ proprio questa la filosofia culturale vincente, che segue l'esempio statunitense. Alla Ronald Reagan.

Complimenti a tutti, assessori e Sindaco.
Grazie a tutti voi per aiutare a crescere culturalmente i vostri concittadini.
E che aiutate questo governo a calcare, lentamente, tutto il sistema dell'educazione pubblica su quella privata.

m.e.

martedì 28 settembre 2010

Dal Sorcio Verde...

Moschea a Prato

Non amo parlare di religione.
Per quanto mi riguarda, la fede è un fatto personale.

Rispetto chi crede, ma pretendo in assoluto che venga rispettata la mia libertà di non credere nell’esistenza di alcun dio.

Mi infastidisce questo tempo in cui la religione è tornata ad essere un vero e proprio instrumentum regni e combatto qualsiasi tendenza al fanatismo. Al bigottismo che sta tornando alla grande.

Soprattutto combatto la tendenza di tutte le religioni a ridurre la donna a essere il secondo sesso.

Detto questo credo che sia necessario dare dignità ai musulmani e dar loro la possibilità di un luogo per pregare.

m.e.

Il prossimo spettacolo a La Baracca

ANITO E GARIBALDA

Lo spettacolo della realtà
Una commedia da ridere contro i reality da piangere

Il reality, che noi italianizziamo in realiti, nasce alla fine degli anni novanta dalla mente dell’olandese John De Mol (da cui Endemol, una delle più importanti reti di società televisive nel campo dell’intrattenimento) che sforna il formato del Grande Fratello e con questo invade il mondo mettendo in moto inesorabilmente la subcultura televisiva. Nulla si ferma davanti al Grande Fratello e alla Tv spazzatura e guardona, che dichiara vero quello che vero e autentico non è affatto. Quello che è veramente una finzione assoluta, preparata e stabilita meticolosamente a tavolino. E', per dirla come direbbe qualcuno, un fottuto simulacro farcito, contrariamente ai fotoromanzi cartacei di cui sembra la continuazione, di volgarità, contumelie e improperi.
Il teatro, grande nemico della televisione, e soprattutto di questa televisione, apparentemente disarmato e povero ma in realtà fortissimo e tenace, non può far altro che attaccarlo e fargli gli sberleffi.
Anito e Garibalda è la prima commedia parodia dei realiti, che regnano incontrastati. La storia si svolge in uno studio cine-televisivo, dove  si decide di organizzare un realiti a tema storico e si approfitta delle celebrazioni dell’Unità d’Italia per far ripercorrere agli interpreti il viaggio dei Mille cambiando, come in un gioco, il sesso di quelli che furono i protagonisti storici.
Il tono surreale e grottesco, il tono da iperrealtà tipico dei realiti, rende la commedia divertente e beffarda. Il riferimento comico è, per far capire, al nostro amato Mel Brooks. La morale? La televisione riesce a banalizzare anche la Storia. Anzi forse soprattutto quella.

Si debutta sabato 16 ottobre, con repliche il 17; il 23 e 24 ottobre a La Baracca.

lunedì 27 settembre 2010

Lavoro

Con la questione della perdita del lavoro, da bel un po’ di tempo non si parla di più di alienazione del lavoro.
Me ne sono accorta sabato scorso, durante lo spettacolo che ha inaugurato la stagione a La Baracca, L’estate di Simone, messo in scena dagli ex-operai della Radicifil di Pistoia, mandati a casa con una lettera dall'oggi al domani.

Si parla solo di perdita del lavoro, questo è il dramma collettivo che viene celebrato ogni giorno. Non più del fatto che questo lavoro che abbiamo perduto o che abbiamo ancora, magari per poco, era per noi, è ancora fonte di insoddisfazione, depressione, problemi di salute e compagnia cantando.

Ecco il vero limite che ho riscontrato nello spettacolo.

Oggi bisogna difendere il lavoro, lo stipendio di ogni mese, questa è anche un po’ la retorica di certa politica che punta (giustamente) il dito su certi imprenditori senza scrupoli, ma che non va oltre, e ama gestire, registicamente strumentalizzando, le disgrazie altrui senza risolverle né tentare di proporre un’altra prospettiva alla vita oltre che al lavoro.

Questo massacro del lavoro rende tutti, oltre che più poveri, più schiavi e concorre a renderci più desiderosi di esserlo.

m.e.

La Reconquista pratese

Dopo la 'cena alla pratese',  prima tappa miliare della 'reconquista' dell’autoctono appoggiata dalla presenza di tutta la giunta cenniana al desco imbandito nientepopodimenoché nel cattolicissimo chiostro di San Domenico, registriamo tuttavia la caduta a pezzi della città.

E non solo a causa delle brutture cinesi.

Fatevi un giro sulla ciclabile. Vedrete in quali misere condizioni è ridotta.
Viene da piangere.
Si capisce in quale bel conto la giunta tiene  la mobilità alternativa.

E gli sbandieramenti sui rifiuti-zero? Sull’eliminazione dei cassonetti? Il porta-a-porta?

E le buche delle strade che dovevano ricoprire?

Sindaco: durante la campagna elettorale non avevi un programma, e le poche idee le prendevi in prestito qua e là. Ma la coperta, quando è troppo corta, non copre tutto e prima o poi spuntano i piedi.

Anche per questo piacciono certe cene: tappano i buchi, nascondono i topi.

El moro Boabdil de Granada, ora a Prato

venerdì 24 settembre 2010

Domani inizia la stagione teatrale a La Baracca

 Il teatro è il nostro lavoro ma è anche un modo per arginare la subcultura dilagante diffusa dalla TV e così amata dal Potere. L'egemonia sottoculturale di Striscia la notizia.

Per noi fare questo teatro, così lontano da budget e celebrazioni, significa dare un senso al nostro essere qua, al nostro fare e pensare nel mondo.

Siamo fuori da tutti i giochi, non serviamo nessun padrone. Non c'è gioia in questa affermazione, ma solo una necessità a cui non possiamo più rinunciare. Ed è per questo che in questi anni siamo stati così abbandonati, lasciati alla deriva, nella speranza di una nostra ‘morte’.

Il teatro La Baracca esiste dal 1994; dal 1996 ha cominciato a organizzare una stagione teatrale, tra mille difficoltà economiche, perché la prima necessità era finire la ristrutturazione e messa a norma del locale.

In tutti questi anni pochissimi amministratori sono venuti a farci visita, a capire cosa facevamo, se era bello se era brutto, il senso di questo teatro.

Cambiano le amministrazioni, continuano i comportamenti di sempre.

Danno la morte attraverso il silenzio. Una vecchia tattica, l'ignorare. Tuttavia nella società dell'immagine, della spettacolarizzazione, dell'iperrealtà iconica, negare il diritto di accesso a un mezzo di informazione per esempio a un teatro è decretarne la morte.

Che la  cultura sia diffusa nel territorio, questo le amministrazioni vogliono solo se serve a loro.

Abbiamo chiamato gli operai della Radicifil di Pistoia a recitare. E a questo spettacolo, che presentiamo domani sera, è stato dato finalmente il giusto risalto. Ma dal Teatro La Baracca, citato (ma solo citato) in un articolo da La Repubblica di Firenze per la seconda volta dopo sedici anni dalla nostra nascita, si tengono ben distanti. Non dicono nulla del teatro (che conoscono perfettamente),  delle sue 'caratteristiche' indipendenti , del perché abbiamo fatto questa scelta, tanto per dirne una. Nessun giornalista, di quelli che ci hanno chiamato,  ha chiesto nulla. Alcuni di loro, anche di radio, mi hanno chiamato in tutta fretta, volevano parlare con gli operai, ma 'velocemente', perché dovevano uscire col 'pezzo'.

Contrariamente ad altri, politici e giornalisti, non abbiamo inteso strumentalizzare gli operai. 

Non voglio fare vittimismo, solo una analisi di quello che accade. E che viene 'offerto'.


m.e.

giovedì 23 settembre 2010

Se la speranza è il Superenalotto

Io non amo il gioco, se non quello creativo,  quello che s’inventano i bimbi e i pochi grandi per conto proprio.

Detesto per esempio il gioco delle carte, non c’è niente di più noioso per me, o giochi tipo Monopoli. Per non parlare dei video-giochi.

Per questo non posso che parlare male di questa follia collettiva che vede tutti gli italiani correre a giocare al Superenalotto.

Ognuno pensa per sé, spera di vincere solo per sé. Questo gioco è molto poco educativo, e lo Stato, proponendolo, propone una cattiva morale, oltre a una cattiva politica ed economia per i cittadini. Li considera polli da spennare e basta, non cittadini attivi, propositivi. Proponendo questi giochi, facendone grande pubblicità dimostra chiaramente qual è il suo fine: la sudditanza, la dipendenza del singolo, che non deve avere altra visuale che i soldi nella sua vita.
Il banco, lo Stato, vince sempre. Con questi giochi lo Stato ha messo una tassa su base volontaria. Per la prima volta accade che i cittadini stessi siano contenti, pazzi di gioia per essere tassati. Un gran conquista per la società del Grande Fratello e delle Grandi Sorellone che non devono pensare.

Io credo che noi vinciamo molto di più se non si gioca a questi giochi. Recuperiamo intanto la nostra dignità di cittadini, che il gioco-follia ci toglie.

Se si passa il tempo a giocare con i propri figli o con i propri vecchi. O con la propria compagna o compagno a fare sesso sul letto o dove vi pare.
O a scherzare o a ridere. Capita sempre più di rado, e invece fa molto bene alla salute.
Così vinciamo sempre noi, se recuperiamo il nostro tempo e il nostro spazio. Se non perdiamo il nostro tempo e il nostro spazio a fare le file per ‘tentare la fortuna’. A compiere gesti, a spendere i soldi come ci viene imposto.

Lo so che sorridete, perché la vostra testa è occupata solo dai soldi, e pensate che vincendo riuscirete a vivere meglio la vostra vita. A cambiarla.

Siete illusi. E ve lo fanno credere, perché è il banco che deve sempre vincere, non voi.

Che dovete rimanere sudditi. E polli.

(Poi, se ogni tanto qualcuno vince, che cambia allo Stato? Anzi, meglio, perché il riccone starà bene dove sta, e pingue e grasso non farà altro che stare buono e fermo. Immobilizzato).

m.e.

mercoledì 22 settembre 2010

Denuncia

Oggi, alle ore 13,10, tornando a casa dal centro di Prato, in bici, alla rotatoria fra via dell'Ippodromo-via del Purgatorio - via del Fiordaliso, un cinese, anche lui in bicicletta, è stato investito da un signore anziano, con una macchina Opel, che è poi sfrecciato via senza fermarsi.

Il cinese, un giovane di nome Wang, è riuscito a rialzarsi; ha detto solo di sentire un forte dolore all'anca e  di essere spaventatissimo. La botta è stata forte, e credo che sul cofano della macchina ci debba esser rimasto il segno.

Ero vicina a lui, e ho visto tutto. Purtroppo non sono riuscita a leggere la targa dell'Opel, di colore chiaro. Il vecchio si è chiaramente reso conto di aver investito il giovane, ma con una manovra repetina dell'auto si è volatilizzato.

Insieme a me solo un pratese si è fermato, che tra l'altro ha cercato invano di inseguire la macchina per leggere la targa.  La rotatoria era affollatissima, ma tutti, chiusi nelle loro macchine o sopra ai motorini, erano in preda alla fretta, al caos, alla smania di non so che, e non hanno mostrato il benché minimo stupore. Quello che è apparso è stata l'indifferenza più completa verso l'accaduto.

Spostarsi in bicicletta a Prato è pericoloso, non solo perché manca una rete ciclabile all'interno della città, ma anche per l'alto livello di inciviltà di molti di noi, che progressivamente sta sfociando in barbarie.

Wang era come stordito ed incredulo; ha chiamato suo padre, ma non è voluto andare all'ospedale.
Rimango a disposizione nel caso qualcuno volesse procedere a una denuncia formale.
Maila Ermini

martedì 21 settembre 2010

Osservatorio Permanente Pantanelle: arriva l'impianto fotovoltaico?

Continua silenziosa ma costante la distruzione delle Pantanelle.

Non hanno messo l'inceneritore, ma tutto il resto lo metteranno o lo hanno già messo:

1. depuratore, con le cui acque allegramente si annaffiano i terreni di verdura;
2. traffico: c'è già il traffico pesante dei camion che vanno alla demolizione degli inerti; in più un traffico incontrollato di macchine, che sfrecciano velocissime. Quando sarà aperta la tangenziale il quadro sarà completo. Addio oasi per gli uccelli.
3. Impianto fotovoltaico: in prossimità delle Pantanelle, alle Vanne di Prato, (via delle Caserane), stanno abbattendo alberi e arbusti e livellando il terreno. Stanno costruendo l'impianto fotovoltaico promesso? Temiamo proprio di sì. Il Comune dovrebbe guadagnarci 2 milioni di euro. Però!
E' una zona a rischio allagamenti e proprio là vanno a costruire l'impianto fotovoltaico?!Dovranno per forza costruirlo rialzato da terra di parecchi centimetri!
Perché, con tutti i capannoni che ci sono, non li mettono sui tetti delle fabbriche?

Spero che qualcuno si svegli dal sonno e cominci a muoversi! Oppure, per vedere gente che si impegna, dobbiamo aspettare la prossima tornata elettorale? O il prossimo allagamento?

Donazzan fa rima con taleban

Pubblichiamo una preghierina scritta da un nostro lettore veneto, che vuole restare anonimo (segno di tempi poco tolleranti!) in seguito alla notizia secondo cui l'assessore alla regione Veneto Donazzan vuole imporre, durante l'ora di educazione civica, la lettura obbligatoria della Bibbia:
Signore, vorremmo imparare a essere cittadini senza bibbie o corani. Signore, liberaci dai talebani di tutte le religioni; da chi fa campagne elettorali e politiche sfrttuando il tuo nome; da chi ci impone la tua presenza, la legge che dicono tua, ma che è stata scritta da chissà chi; Signore, liberaci dagli intriganti ruffiani opportunisti che nulla hanno a che vedere col tuo mistero e la tua vera presenza.

COMUNICATO A CURA DELLA REGIONE VENETO: Donazzan:Bibbia insegnamento obbligatorio."Il dono della Bibbia fatto ieri dal Presidente Zaia al Patriarca Scola è stato un gesto di riconoscimento delle nostre radici cristiane e di sintesi della nostra identità. Di fronte ai consiglieri regionali il Cardinale ha precisato che la sua presenza non era un'invasione di campo (cosa per noi ovvia) ma un mettersi in relazione. E il Presidente Zaia ha risposto nel modo più bello mettendosi, appunto, in relazione come rappresentante delle istituzioni, assolutamente laiche, e che si devono occupare della vita civica riconoscendosi in un simbolo che ci identifica. Nella Bibbia sono scritte le regole della laicità del nostro Stato; nella Bibbia sono iscritte le regole religiose della nostra vita spirituale. Chiarisco che la nostra proposta di insegnamento obbligatorio della religione cristiana non si pone in alternativa allo studio della materia previsto dal Concordato. Si pone invece all'interno della materia ‘Costituzione e cittadinanza" prevista dalla riforma della scuola". Lo ha affermato stamani l'Assessore regionale alle politiche dell'Istruzione, della Formazione e del Lavoro Elena Donazzan, a margine della sua partecipazione a Lancenigo di Villorba all'inaugurazione dell'anno 2010-2011 del Centro di Formazione Professionale della Provincia di Treviso. "La costituzione e la cittadinanza non sono solo diritto politico, ma le regole dello stare insieme, delle nostre tradizioni e consuetudini, della nostra vita, insomma - ha sottolineato Donazzan - e la nostra vita si basa sulla religione e la cultura cristiana. La Bibbia quindi diventa testo fondamentale, e non solo per chi crede. Sono orgogliosa di ricordare che la proposta di insegnamento obbligatorio della religione e dei principi della cultura cristiana fu da me proposta due anni fa, quando si stavano scrivendo i contenuti della riforma della scuola. Questo aveva aperto un dibattito nazionale sulla stampa, ci guardavano come se fossimo delle bestie rare. Invece di strano non c'era niente. La nostra società è intrisa di valori cristiani; se stiamo a casa a Natale e a Pasqua una ragione c'è; se la domenica non lavoriamo e non andiamo a scuola è perché non siamo ebrei e non siamo arabi; abbiamo nomi della tradizione cristiana; nei nostri territori c'è una chiesa e un campanile prima ancora di un municipio; insomma: abbiamo profonde radici cristiane. Se la nostra società si basa su un diritto che regola la vita civica e cioè un uomo e una donna uniti in matrimonio, ancorchè civile, deriva dalla cultura cristiana. Il farla studiare servirà sia per integrare ragazzi con culture diverse e per affrontare anche il problema di identità dei nostri figli. Questa proposta, assieme a quella sempre da me avanzata sulle quote di stranieri nelle scuole, è diventata proposta nazionale e questo mi fa molto piacere perché significa che il Veneto stimola, e gli altri, magari un po' in ritardo, ma poi arrivano alle nostre conclusioni ".


lunedì 20 settembre 2010

Cena alla pratese

Comunicato stampa del Comune di Prato che appare sul sito internet:
Cena alla pratese
Organizzazione: Comitato di Via Pistoiese

Si tratta di un evento di solidarietà a favore del Meyer e della parrocchia di San Domenico che rappresenta, parole del presidente dell'associazione Bruno Gualtieri anche a nome del direttivo, «una testimonianza di come i cittadini pratesi del Macrolotto Zero pensino anche alla beneficenza nonostante il disagio e il degrado della zona».
Alla Cena alla pratese parteciperanno il sindaco Cenni e la giunta.

Ora la nostra domanda: ma perché il Cenni va solo alle cene degli amici?

Il Comune di Prato pubblica solo i comunicati stampa degli amici e sostenitori? 
Non è il Sindaco di tutti? Il Comune non è comune?
Perché, per esempio, il Sindaco non si è mai visto nel nostro teatro, tantomeno l'assessore Beltrame, assessore alla cultura?

Non sono i difensori dell'impresa privata? Non sono i sostenitori della pratesità? Dove, meglio che a La Baracca, abbiamo discusso, nel bene e nel male, la storia della città di Prato?

Ma che menù ci sarà alla cena pratese?
E i cittadini pratesi di origine cinese, visto che sono proprio lì, visto che la cena si svolge a Chinatown, la famigerata via Pistoiese, potranno sedersi fra i commensali?

La città sarà di nuovo nelle mani dei pratesi, e finalmente la smetteranno di affittare ai cinesi, di vendere ai cinesi, di arricchirsi anche loro coi prodotti dei cinesi che lavorano a nero esattamente come facevano i pratesi una volta che, esattamente come accade ora, tenevano i cassonetti sporchi zeppi sudici e nelle macellerie fino agli anni Settanta c'era scritto: "Vietato sputare per terra"? 

E alla cena pratese ci saranno anche i figli e i nipoti di quei meridionali, quelli che invasero Prato negli anni Sessanta e Settanta, quelli che ora impinguano la Lega di Bossi e la sostengono, ma che si infilavano nelle fabbriche pratesi, le cui donne lavoravano a casa alle pezze a nero, giorno e notte, che venivano chiamati gente della 'bassa', 'marrocchini', che venivano considerati sudici, con poca voglia di lavorare, eccetera, al cui cospetto, alcune maestre e maestri, quando se li vedevano presentare a scuola, portati dai genitori con vesti striminzite direttamente dal Sud, storcevano la bocca?


Il sorcio verde colpisce ancora

In nome del Papa Re

In occasione dell'anniversario della breccia di Porta Pia, quando Roma fu finalmente tolta al potere temporale dei Papi, lo Stato ha mancato l'occasione di rendere la festa totalmente civile, creando confusione con la scusa di una riappacificazione fra Stato e Chiesa, che, nei fatti e nei diritti, è più che avvenuta e da tempo. 
A tal punto che la Chiesa ha preso la difesa dell'Italia con dichiarazioni ufficiali da primo ministro o ministro degli esteri per protestare contro le pallottole libiche sfrecciate su un peschereccio di Mazara del Vallo qualche giorno fa.
Così a Porta Pia abbiamo visto sfilare, insieme al Capo dello Stato, il Segretario di Stato Vaticano Bertone. 
Invece ad alcuni manifestanti dell'UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti) sono stati trattenuti i documenti dalla Digos.

Per cancellare la radice laica del Risorgimento Italiano, quest'ansia di liberarazione dal potere papalino che lo pervase anche fuori dal territorio della Santa Romana Chiesa, un romanzo di Anna Banti, ora diventato film realizzato da Mario Martone, Noi credevamo, è stato misconosciuto, dimenticato per quarant'anni.

Speriamo non lo sia anche il film.

Per lo stesso motivo, il regista Luigi Magni (Nell'anno del Signore, In nome del Papa Re), romano che ha illustrato gli effetti del potere temporale del Papato, non diverso da altri poteri, regista che ho avuto la fortuna di conoscere, è stato messo nel dimenticatoio.

Fanno così.
Cambiano la storia, la rigirano, la sporcano. E a chi tenta di far luce, gli danno un premiettino e poi, lavata la coscienza, lo mettono in gattabuia.

Ciao, Luigi.


m.e.

domenica 19 settembre 2010

Le relazioni pericolose

Riceviamo dal Ratto Verde
(la cui malignità è famosa...)


Noi ci aggiungiamo anche un'altra noticina, che sempre ha a che fare con chi  'gestisce' la cultura del nostro Belpaese...quest'articolo del marzo scorso de Il Corriere della Sera: ma vedi un po' chi ti ritrovo...


" Dell'Utri: ho io il Pasolini scomparso
Il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri (foto d'archivio)
La rivelazione del senatore bibliofilo:
"Parla dell'Eni, è un testo inquietante"
ROMA
A 35 anni dalla morte Pier Paolo Pasolini fa discutere, anche se suo malgrado. È di oggi infatti la notizia che Marcello Dell’Utri, politico e bibliofilo, ha annunciato una scoperta che sarà svelata soltanto all’apertura della XXI mostra del libro antico di Milano, che si terrà al Palazzo della Permanente dal 12 al 14 marzo.

Si tratta di un dattiloscritto scomparso di Pasolini, che avrebbe dovuto costituire un capitolo del romanzo incompiuto “Petrolio”.

Ma si fanno avanti dubbi su come ne sia venuto in possesso il senatore Dell’Utri, già qualche anno fa al centro di polemiche sull’autenticità dei diari di Mussolini.

«L’ho letto ma non posso ancora dire nulla - ha dichiarato Dell’Utri - è uno scritto inquietante per l’Eni, parla di temi e problemi dell’azienda, parla di Cefis, di Mattei e si lega alla storia del nostro Paese».

Pur non volendo anticipare il contenuto del capitolo, Dell’Utri non ha esitato a parlare di “giallo” a proposito del destino del dattiloscritto. «Credo - si è limitato a dire - che sia stato rubato dallo studio di Pasolini».

Immediate le reazioni. A pronunciarsi sulla vicenda Gianni D’Elia, poeta, saggista e scrittore, che per primo ha individuato l’importanza del capitolo scomparso del libro postumo di Pasolini, nel suo volume “Il petrolio delle stragi”, edito da Effigie.

«Pazzesco, roba da matti, incredibile. Quel capitolo del romanzo “Petrolio”, ritenuto dal giudice Calia un documento storico sulle stragi d’Italia, è stato rubato da casa di Pasolini. In termini giuridici è un “corpo di reato”. Se è vero, Dell’Utri deve dire come lo ha avuto, chi glielo ha dato, per quali fini», ha commentato D’Elia.

«Ho scritto che c’era una continuità tra il potere proto-piduista di Eugenio Cefis e il potere attuale - ha aggiunto - ma mai avrei creduto che un’eredità culturale e politica contemplasse anche il ricevere quelle carte, quel capitolo sottratto da casa Pasolini dopo la sua morte e che potrebbe anche averla giustificata, motivata», «È materia sulla quale non si scherza, quel capitolo trafugato nella casa di Pasolini, è stato ritenuto da studiosi e magistrati assai significativo per indagare su una parte rilevante e drammatica della storia d’Italia - gli fa eco il deputato del Pd, Roberto Zaccaria - Dunque, se questo tesoro ora è nelle mani del senatore Dell’Utri, è importante che l’opinione pubblica sappia anche come questo sia potuto accadere».

Petroliò è uno dei più importanti lavori di Pier Paolo Pasolini: un romanzo-inchiesta al quale lo scrittore stava lavorando prima della morte, pubblicato postumo nel 1992 da Einaudi, grazie all’iniziativa di Piero Gelli. Il protagonista del romanzo è Carlo, brillante ingegnere torinese che lavora all’Eni. Il personaggio appare però nel testo in una duplice veste, simbolo di un periodo storico contraddittorio e controverso." (Corriere della Sera, 2/3/2010).

sabato 18 settembre 2010

Grazie, assessore

Stamani sui giornali l'assessore Beltrame del Comune di Prato fa la lista dei successi della sua rassegna di spettacoli estivi. E si autoelogia.
Facciamolo anche noi!
Il nostro Laris Pulenas, che ha inaugurato il cartellone estivo al Castello con ottime critiche (una di queste si può leggere anche in questo blog) e circa 300 spettatori (visto che i numeri sono così importanti, per la signora) è stato da lei del tutto obliato.
Grazie, assessore.

m.e.

giovedì 16 settembre 2010

Un ricordo dalla scuola

Il disastro della scuola pubblica italiana, con le recenti affollatissime manifestazioni di insegnanti in questi giorni d’inizio anno scolastico, mi invita a ricordare qui quello che mi è accaduto qualche mese fa, in una scuola, invitata dagli insegnanti a presentare uno spettacolo in cui narro la storia della mia città.
Come ho sempre fatto, per l’occasione, inviai un comunicato stampa, che i giornali pubblicarono.

L’assessore alla pubblica istruzione si rallegrò, a parole, di questo spettacolo e mi disse che sarebbe venuta a vederlo al fine di ripeterlo in altre scuole.

In realtà poi mandò un ispettore.

La direttrice della scuola che mi ospitava si alterò molto con me, dato che si vide piombare fra i banchi– e in un giorno proprio sbagliato – l’ispettrice, come se io l’avessi chiamata a sua insaputa. 
L’ispettrice non voleva controllare la scuola, voleva solo controllare me.

Credo che alla fine sia andato tutto bene, nessuno si è lamentato; al contrario.

Ma in tanti anni che vado in giro per l’Italia e l’Europa a raccontar storie ai ragazzi, è stata la prima volta che un ispettore scolastico ha seguito un mio spettacolo per verificarne i contenuti.

m.e.

martedì 14 settembre 2010

Presentazione della stagione teatrale a la Baracca

Sabato 18 settembre, alle ore 11, presentiamo la prossima stagione teatrale a La Baracca (Via Virginia Frosini 8 a Casale di Prato), quest'anno ricca di spettacoli come non mai.
Vi aspettiamo.

m.e.

lunedì 13 settembre 2010

Una lettera su Gonfienti

"A proposito del reportage giornalistico, a firma di Barbara Antoni e di Gabriele Firmani su “Archeologia e grandi progetti al palo”, oggetto,  su Il Tirreno, di uno speciale “primo piano” regionale quanto mai opportuno, vorrei aggiungere  alcune personali considerazioni;  in particolare, essendo  stato direttamente chiamato in causa come artefice di alcune ipotesi di studio formulate fin dal 2004 al riguardo dell’area archeologica di Gonfienti nel Comune di Prato. 

La salvaguardia e la valorizzazione dei siti archeologici è un diritto costituzionale

Per il sito archeologico di Gonfienti ,  opportunamente segnalato da Il Tirreno  come una criticità regionale,  ritengo utile sottolineare preliminarmente il fatto di come, a prescindere dalle ipotesi di studio sostenute da chi scrive, questo risulti da tempo area di conclamata ed eclatante importanza per l’eccezionalità dei ritrovamenti che gettano nuova luce sul periodo etrusco arcaico nell’Etruria Settentrionale.
Una rilevanza questa,  già affermata in un Convegno regionale svoltosi nel 2006, poi disattesa e lungamente negata sia sul piano della salvaguardia sia su quello  della possibile fruizione dei luoghi.  Ribadisco, ancora una volta, il fatto che  le ipotesi di studio devono costituire una molla per avanzare le ricerche sul territorio e contribuire  a dare slancio ai giovani ricercatori, specie dopo scoperte di così rilevante peso scientifico e culturale, e non già essere utilizzate  strumentalmente per distrarre l’attenzione sui doveri istituzionali e sulla mancata continuità degli scavi o la buona tenuta degli stessi. Oggi, infatti, occorre restituire dignità e leggibilità ai siti archeologici lasciati in desolante abbandono, così com’è avvenuto clamorosamente per la Città degli Etruschi di Gonfienti. Si tratta in questo caso di una realtà archeologica  che ha mosso l’attenzione a livello mondiale non solo tra gli studiosi e gli addetti ai lavori, ma anche ha suscitato a livello locale grande interesse ed emozione tra i cittadini, per quanto “solo avvisati” e mai realmente edotti sulla portata  della scoperta. I cittadini, legittimamente, reclamano per questo insediamento etrusco un pieno diritto di cittadinanza anche per far sì che  intorno a questa straordinaria risorsa culturale si crei il presupposto di un nuovo sviluppo economico per tutto il sofferente distretto pratese, ma non solo. Si richiede quindi una continuità di azione per sollecitare un diritto costituzionale alla salvaguardia e alla valorizzazione per questi giacimenti  culturali. Francamente non si capisce come anche da parte delle autorità istituzionali, che dovrebbero essere  garanti della tutela, si sia finito per trasformare questa  presenza in un qualcosa di ingombrante, trattando la questione con imbarazzante “riservatezza” pervenendo di contro non già alla protezione bensì all’obliterazione di ampie porzioni di terreni contenenti reperti archeologici di inestimabile valore: un abitato dell’età del Bronzo,  tratti di acciottolati stradali, canalizzazioni e resti di strutture murarie d’epoca proto etrusca. L’ipocrisia della formula dell’ archeologia preventiva, qui adottata al fine di acconsentire l’interramento di 120.000 mq. sotto binari, magazzini e piazzali, nonchè l’aver  disposto una frettolosa bonifica dei terreni  da destinare ad altri usi, non possono in alcun modo, specialmente sotto il profilo etico, soddisfare alcuna esigenza di conservazione,  tanto meno giustificare quanto è accaduto a Prato. E qui vorrei sottolineare il fatto che le preoccupazioni  del restauratore riguardano non solo lo stato di conservazione attuale e quello futuro dei luoghi quanto, e soprattutto, le modalità di trattamento e di riqualificazione portate avanti per i siti archeologici, affidati – come detto  - a prassi e modalità d’intervento del tutto discutibili sia in fase di prevenzione sia in vista di una valorizzazione futura. Occorre ricordare che in primis si deve rispettare l’esigenza di relazionare opportunamente i reperti al loro  contesto originario,  preservandolo da un punto di vista paesaggistico, restituendo  altresì visitabilità ed accessibilità ai luoghi  per non trasformare beni archeologici così rilevanti in una realtà fantasma, magari da rintracciare fra qualche anno nei soli bollettini ministeriali.

Prof. Giuseppe A. Centauro (Professore associato di Restauro Architettonico ed Urbano presso il Dip. di Costruzioni e Restauro - Università degli Studi di Firenze)

Gonfienti ovunque

Trascrivo qui due articoli apparsi su Il Tirreno di oggi sulla disastrosa situazione dei beni archeologici nella Toscana Felix.
Si parla anche di Gonfienti.

Toscana al top nella classifica dei musei a cielo aperto     
GABRIELE FIRMANI
Toscana, terra etrusca per eccellenza con 46 aree archeologiche censite che di fatto la pongono automaticamente ai vertici della classifica nazionale in quanto a musei a cielo aperto. Qual è però lo stato della loro conservazione? Secondo Antonio Paolucci, ex-soprintendente ai beni artistici e architettonici di Firenze, la condizione in cui versano i siti archeologici regionali può fare dormire sonni tranquilli: «Complessivamente - sottolinea - mi pare che il patrimonio archeologico sia conservato abbastanza bene».  Di parere un po’ più pessimistico Guglielmo Malchiodi, ex-soprintendente di Pisa, Lucca e Livorno: «Purtroppo, anche in Toscana - spiega - gli scavi archeologici spesso restano come delle cose a sé, scissi dall’ambiente circostante, dal paesaggio e dai centri storici, mentre invece occorrerebbe valorizzarli maggiormente, in rapporto al contesto in cui si trovano. Invece troppo spesso - continua - scavi anche importanti restano come delle isole, emarginate da tutto il resto». Riguardo alla gestione dello stesso patrimonio, questo è suddiviso fra Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, responsabile della gestione delle 11 aree archeologiche ancora ufficialmente oggetto di scavi, e Amat, Associazione musei archeologici toscani, che riunisce, 35 fra musei e parchi archeologici, prevalentemente di proprietà delle rispettive amministrazioni comunali. Fra le aree gestite direttamente dalla Soprintendenza, compare la cinta muraria di Cosa a Orbetello, l’area archeologica di Roselle nei pressi di Grosseto, e il complesso etrusco di Gonfienti, in provincia di Prato: quest’ultimo scavo continua a rimanere al centro di un appassionato dibattito fra il ministero dei beni culturali e gli esperti di storia etrusca, che sostengono come ci si trovi davanti con ogni probabilità alla mitica città-stato di Camars, citata da Tito Livio nelle sue cronache, ma mai individuata con certezza. Secondo Giuseppe Centauro, docente di restauro urbano alla facoltà di architettura di Firenze e primo sostenitore di tale ipotesi, attorno all’area delimitata ci sarebbe infatti molto più di quanto al momento riportato alla luce, compresa la leggendaria tomba del re Porsenna, sepolto con un cocchio d’oro trainato da cavalli d’oro. La Soprintendenza da parte sua continua però a frenare lo stanziamento di nuovi finanziamenti.

Trovo un tesoro e poi l’abbandono  
Lucchesia, terra di sprechi: fattorie romane tra le erbacce, i resti di un tempio in magazzino.
Lo scandalo del parco-necropoli tra Porcari e Capannori: centinaia di migliaia di euro finiti nel nulla   
di BARBARA ANTONI

Gli scavi, i reperti che affiorano, di valore inestimabile, archeologico e scientifico. Fior di studiosi, grandi progetti e soldi. Sembrava l’inizio di un sogno, ma è stato solo un flash. I grandi progetti non sono mai decollati. Il parco delle cento fattorie romane è rimasto lettera morta; il tempio ligneo rinvenuto giace in un laboratorio, i quattro scheletrini trovati vicino sono custoditi in un magazzino. E centinaia di migliaia di euro sono finite nel nulla. Succede nella piana lucchese, in una striscia di territorio a cavallo di due Comuni - Capannori e Porcari - un luogo che, archeologicamente parlando, è considerato uno scrigno, perché qui si riscontra una caratteristica se non unica molto rara: i reperti che riaffiorano sono così ben conservati da dare - ancora oggi - una visione complessiva del paesaggio come era organizzato oltre due millenni fa. Ma è anche un luogo dimenticato, nonostante abbia vissuto periodi d’oro. La storia comincia nel 1987, quando il gruppo di archeologi guidato dal professor Michelangelo Zecchini comincia a scavare a Fossa Nera, dove - nel 2004 - riaffiorerà la prima fattoria romana. Vista l’entità dei ritrovamenti - una fattoria romana con ancora intatti i palmenti per la vinificazione e le presse per l’olio - parte subito la macchina dei progetti e relativi finanziamenti. Tutti - Provincia, Comuni di Capannori e Porcari - premono perché nasca il parco archeologico delle cento fattorie romane, che ha sulla carta tutti i numeri per diventare anche una risorsa turistica e quindi economica. I primi soldi (dati della Provincia) arrivano dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena: 200mila euro, che se ne vanno subito, oltre che per i finanziare gli scavi anche per realizzare la strada (oggi piena di buche) che vi conduce e la segnaletica specifica (oggi coperta da erbacce). In tutto i finanziamenti previsti ammontano a 333mila euro; tolti i 200mila della Fondazione Mps, ci sono 50mila euro della Provincia, 65mila di Porcari e 18mila di Capannori. Il professor Zecchini ricorda bene quel periodo: «Il finanziamento era previsto in tre anni. Ma si è fermato al secondo. Io ero stato incaricato dalla Provincia, ente capofila, come direttore dei lavori. Avevo fatto venire studiosi da tutta Europa e dall’America a visionare gli scavi. Sembrava che il progetto avesse preso il volo ma d’improvviso si fermò. Ufficialmente, si disse, perché la mancanza di una firma su un documento aveva bloccato le erogazioni di soldi. In realtà, credo che intorno al progetto sia venuto meno l’interesse». Non furono gli unici soldi spesi e caduti nel nulla. Perché al progetto, via via venivano destinate piccole cifre anche dai Comuni, rammenta Zecchini. Giulio Ciampoltrini, funzionario della Sovrintendenza responsabile per l’area lucchese, conferma che «in venti anni si sono investite cifre strabilianti in queste aree archeologiche» e aggiunge che «lasciar andare tutto in malora sarebbe criminale. C’è un potenziale che deve essere valorizzato, bisogna farlo rivivere in altri modi». È il 2006 quando per il parco delle fattorie romane comincia il declino. In quel periodo si scava anche vicino, al Frizzone, per costruire il nuovo casello autostradale di Capannori. Gli scavi fanno riemergere un esemplare probabilmente unico al mondo: un tempio ligneo dedicato a Dioniso, in legno di quercia, vecchio di 2150 anni. Un gioiello assoluto, vicino al quale vengono trovati quattro scheletri di neonati. Provincia e Autostrade per l’Italia firmano un accordo per realizzare, accanto al casello, un museo sotterraneo dove custodire il tempio. In breve il museo viene costruito da Autostrade, ma rimane lì: 240 metri quadrati di superficie, una enorme teca vuota. Il tempio ligneo, ad oggi, è immerso nelle vasche di acqua depurata del laboratorio Piacenti di Prato, e rischia lo sfratto. Ciampoltrini dice che sarà restaurato nel giro di alcuni anni, ma i Piacenti lamentano che oltre i soldi di Autostrade per custodire il tempio non hanno mai ricevuto compensi per il restauro.(ha collaborato Arianna Bottari)  



Osservatorio Pantanelle

Lunedì mattina alle Pantanelle di Casale: intenso via vai di automobili,  cittadini che dalla provincia di Agliana raggiungono Prato evitando la declassata, probabilmente per scansare code ora che ci sono i lavori (?), sfrecciano veloci in barba a tutto, e camion pesanti che vanno a caricare o scaricare materiali inerti.

Una situazione insostenibile per una stradina di campagna, nessun tipo di controllo.

L’invasione dell’Incivile è ormai totale, tutti col piede pronto per  pigiare il pedale della speculazione, ed è tanto pericoloso quanto l'inceneritore.

venerdì 10 settembre 2010

Andarsela cercando

Così Andreotti avrebbe detto che Ambrosoli, il commissario liquidatore  della Banca Privata Italiana fatto uccidere da Sindona, la morte se la andava cercando.

In questo paese chi vive onestamente se la va sempre cercando. O se non proprio la morte, senza voler far troppo le vittime, le rogne.

Per esempio, nel mio lavoro, quello del teatro o in generale dell’arte, chi non è ruffiano, servo di qualche partito, chi non ha amici nel giro o non ha avuto in sorte di essere figlio d'arte di potenti di famosi , se magari capita di avere meno lavoro e uno si lamenta un po’, ti dicono soddisfatti: te la sei andata cercando.

Sei stata tu che hai fatto in modo che non avessi lavoro.

Fai come gli altri, vivi in questo sistema mafioso, clientelare, nepotistico e accettane le regole. Così avrai ingaggi, altrimenti no.

Non attaccare politici, non dire mai il tuo pensiero, ma sii felice al traino di qualcuno.

Se vedi porcate, chiudi gli occhi, e stai zitta.

Altrimenti te la faranno pagare, in qualche modo.

Non tenere un blog politico, non fare politica, fai teatro e basta. Un teatro anche di protesta, ma che faccia quella protesta gradita a qualche potente o potentato.

Abbi sempre un protettore. (Soprattutto tu che sei donna!).

Sono anni che, quando l'uno quando l'altro,  mi ripetono che me la sono andata cercando.

m.e.

In ricordo di Ambrosoli, trascrivo qui una sua lettera:

« Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I, atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'UMI, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...)
Giorgio  »

giovedì 9 settembre 2010

S-corteggio

La questione posta dal Corteggio Storico, il presunto litigio fra Comune e Provincia in merito alla presenza dei cinesi e, più in generale, degli extra-comunitari nella sfilata.
Primo punto: il corteggio ha visto un forte calo di presenze, e non certo per via del tempo, ha piovuto solo al mattino. Se si faceva un giro per la città, si poteva vedere che alla maggioranza dei pratesi del Corteggio Storico importa il giusto.
E’ al massimo vissuto come un fatto pittoresco.
In questo contesto ‘pittoresco’, il Gestri presidente della Provincia ha inteso farsi paladino dell’integrazione invitando i cinesi a sfilare; ha voluto insomma - ancora una volta-  porsi allo stesso livello del Sindaco, che è essenzialmente sindaco-immagine. (Che ha detto che le nostre tradizioni sono le nostre tradizioni, però canta Bella Ciao in barba alle tradizioni).
Secondo punto e proprio dal lato del ‘pittoresco’: poteva essere carina, e avrebbe tolto dalla noia del solito corteggio, una delegazione di cinesi, di senegalesi, eccetera, l’avrebbe animato un po’ e, magari, avrebbe fatto accorrere più gente.
Insomma, ancora una volta, s’è perso l’occasione per rinnovare una formula stanchissima.
Che le autorità pratesi si tengano stretto il loro Corteggio, che serve essenzialmente a loro, al loro potere, sia che faccia o non faccia sfilare cinesi. Pura forma per i loro finti litigi. Baruffe pratesotte.
L’integrazione sta passando su altre strade, e si vede, nei ragazzi cinesi per esempio che fra loro giocano parlando in italiano. O, scusate se parlo della mia esperienza, nei cinesi e pachistani che vengono alla Baracca.
Qualche giorno fa, mentre facevamo le prove, è arrivato un ragazzo pachistano, e si è presentato, ha chiesto informazioni sul teatro ed è stato un po’ a parlare con noi.
Roba che non fanno nemmeno certi pratesi, che 'se la credono' parecchio e sono invidiosi.
Per le nostre menti ottuse e provinciali, queste visite un certo effetto lo fanno.

m.e.

mercoledì 8 settembre 2010

Il Sindaco di Destra che canta Bella Ciao

Ecco, il sindaco di Prato Roberto Cenni ha cantato "Bella Ciao" alle celebrazioni dei partigiani pratesi morti il 6 settembre 1944 a Figline di Prato.
Probabilmente per evitare le polemiche, visto che il canto era stato intonato dal pubblico. O forse era tutto orchestrato per l'uscita teatrale?
Il Sindaco Cenni è un sindaco votato e appoggiato da un elettorato di Destra, nonostante lui abbia dichiarato di essere un 'civico'. Ma anche, ha dichiarato, di essere uomo di Destra.
Lui vuole, quante volte me lo ha ripetuto?, superare le ideologie (e intende la storica contrapposizione Destra/Sinistra).
Ma io dico no a questo melting pot, a questo bazaar dove la Destra saccheggia la Sinistra e viceversa, dove tutto è indistinto, perché la carenza di idee (nuove e vecchie) ideali (nuovi e vecchi) coraggio è così totale che si arriva anche a questo.
Perché la finalità è quella di un potere assoluto e indistinto dove le 'grane' ideologiche, il pensiero e quindi l'opposizione siano messi in cantina.
Un potere senza marca se non quello di potere oligarchico che perdura perenne.
Bella Ciao è un canto che ha una storia precisa. Ha un significato preciso dato dalla Storia. E' un canto comunista, oltre che partigiano.
E' come se il sindaco di Firenze Renzi cantasse Giovinezza Giovinezza. Canto fascista.
Lo farà?
In sostanza: nel momento in cui si celebra la Storia, la si nega. Volutamente si dimentica.
m.e.

martedì 7 settembre 2010

Finlandia

La presidente della Finlandia è in visita in Italia. E’ una donna (è proprio una donna!), si chiama Tarja Halonen.
Lo sapevate?
I mezzi di informazione dicono poco e niente.
Ben altra eco è stato dato alla visita del presidente beduino.

Osservatorio Permanente Calice-Pantanelle

A un anno dalla nostra domanda, ovvero se le coltivazioni di bietola alle Pantanelle vengano annaffiate con l'acqua del fosso dove il depuratore del Calice scarica la proprie acque colorate, la risposta è più che mai: SI'.
Qualcuno che lavora alla raccolta degli ortaggi dice che hanno il permesso e che lo possono fare. Che addirittura pagherebbero.
Noi siamo molto perplessi di questo 'potere': chi lo concede? Il Comune?
Ci piacerebbe sapere se quell'acqua sia adatta a tale uso, nutriamo forti perplessità visto l'odore e il colore dell'acqua del fosso.

lunedì 6 settembre 2010

L'arte è libera

Critiche sul film di Michele Placido su Vallanzasca a Venezia. L’associazione Caduti del Dovere esprime, tramite una lettera al Corriere della Sera, il proprio risentimento.

Primo punto: disgusto totale e profondo nei confronti della figura di Vallanzasca.

Secondo punto: tuttavia l’arte è libera e criticare un regista o un produttore perché hanno voluto fare un film su questo assassino, è un attacco alla libertà.

Poi si può criticare il film, e da tanti punti di vista.
Si può anche sostenere che il cinema specula. E infatti è una industria e specula quasi sempre. E anche in maniera grossolana, brutale.

Ma perché l’associazione dei Caduti del Dovere non finanzia un film sulle vittime dell’assassino?
Perché non un documentario?
Perché, oltre a esprimere condanna ‘morale’, invece di cadere nel moralismo e nel gioco di eventuali speculatori, non dà un esempio concreto dell’atrocità del dolore che ha causato un assassino come Vallanzasca?

D’altronde anche la RAI, tempo fa, fece un servizio, mi sembra RAI EDUCATIONAL su questo tristo figuro, e anche con sfumature romanzate.

E, comunque non è vero che solo il male attrae l’arte; e, anche in teatro, esempi di vittime messi sulla scena ce ne sono parecchi.

m.e.

P.S. Un aspetto che in passato mi ha rattristato in particolare è stata la lunga scia di esaltate che si sono innamorate di Vallanzasca. Che tristezza, o donne.

PISTOIA, tramonto neo-celtico

Forse nessuno se n’è accorto. Pistoia l’addormentata, Pistoia la città dei pensionati, è diventata altra.

I manifesti del Comune invitano i cittadini al decoro.

Ma il degrado è evidente. Come ovunque.

Il Pistoia Blues l’ha tolta dal sonno in cui era sprofondata; quell’aria ottocentesca e sorniona, la città che non cambia mai, tradizionalista, non c’è più.

Il potere è ben saldo in sella. C’era da dubitare?

Tuttavia ha ceduto al danaro, all’invasione emiliano-romagnoleggiante-neo-celtica: la birra, i punk-a-bestia sulla Sala, il mondo finto alternativo, le donne come sempre seguaci dell’immagine maschile, corpi tatuati, inanellati.
Impera l'estetica del brutto, che certo non è più quella di cui si fece promotore Baudelaire molti anni fa. La sua era protesta, protesta vera. Nausea del mondo ovattato di cui era figlio.

Mancano solo le moto, poi il quadretto è fatto. (Ma per vederle sfrecciare indiavolate basta solo uscire un po’ fuori città, sulla statale 64 Pistoia-Bologna).

Tutti con la birra in mano. O il bicchiere.

Si beve in ressa per strada in un informal di dubbio gusto e significato. Conformismo.
Appare come se molti vivano soddisfatti vite altrui.
m.e.

venerdì 3 settembre 2010

E’ NOTTE A CHINATOWN

Egregio Sindaco Cenni,

abbiamo saputo che presto chiuderanno a mezzanotte, i locali della chinatown pratese.
Troppo rumore, problemi di sicurezza. Odori sgradevoli dalle cucine cinesi sempre aperte e attive.

L’estate si sa porta scompiglio.

Ma chiediamo: non c’è una regola per tutti? Perché non fissare regole precise, chiare per la città?

Quest’estate abbiamo assistito a circoli che imbandivano feste fino a notte tarda, senza controllo, e così parrocchie, pagane per una notte, con balli e canti che non finivano mai.

Ci pensi, signor Sindaco, a firmare delibere che servono solo ad aumentare confusione.

Le regole ci devono essere, ma UGUALI PER TUTTI.

Cordialmente.

Primavera di Prato

Il boia di Figline

Domenica scorsa, su Il Tirreno, è apparso un articolo dove risultava che stasera avrei presentato a Figline il mio dramma Vita restante di carnefice. (La vita immaginaria e reale di Karl Laqua, Boia di Figline) in occasione delle manifestazioni in ricordo dell'eccidio.
Da allora molti mi hanno telefonato per chiedermi dello spettacolo.
Hanno sbagliato, nell'articolo era presentato il programma delle manifestazioni relative all'anno passato.
Posso solo dire che spero di replicarlo prossimamente.
Non mi sarei aspettata tanto interesse, anche se, a onor del vero, l'anno passato a Figline c'era tanta gente, oltre alle autorità, e andò bene.
m.e.

L'avanzata di Renzino

Maretta in casa PD causata dall’enfant prodige sindaco di Firenze Renzi.
Non mi è mai piaciuto. L’ho sempre considerato un berlusconiano.
Non che gli altri piddilli mi siano simpatici, però lui proprio non mi piace.

Fa il simpatico. E’ furbo, astuto. Camaleontico.

Dice che non vuole candidarsi alle primarie (mente), che fare il sindaco di Firenze è la cosa più bella del mondo (è retorico e disgusta); che la classe dirigente del partito è vecchia e morta e rischia di essere travolta, che bisogna cambiare (giusto, ma tutto a suo favore); che bisogna pensare alle cose concrete; all’ambiente (lo sanno i fiorentini cosa egli fa per l’ambiente!)…ma anche alle grandi opere, che Berlusconi non ha fatto (nonostante le promesse. Anche per questo è gradito al Grande Capo Bianco).

Dà una buona immagine di sé.

Vuole sparigliare le carte, perché le ha truccate.

A Sinistra (??) appare l’unico concreto oppositore di Vendola, che preferisco. Ma forse solo perché sta più lontano. Per giudicare meglio mi dovrei avvicinare a Terlizzi.
m.e.

giovedì 2 settembre 2010

Sakineh e le altre

Ora dirò una cosa estrema, che penso ogni volta sento storie di violenza.
Per non essere più umiliate, picchiate, derise, offese, inglobate, annullate, le donne dovrebbero smettere di sposarsi. E gli uomini smetterla di sposarsi per non umiliare le donne e i propri figli. In Oriente, in Occidente.
E i figli dovrebbero andarsene presto, molto presto da casa, quasi fuggire. In barba a tutte le crisi. E ritornare a casa da adulti, caso mai, ad accudire i propri vecchi e a sentire le loro storie.
m.e.

mercoledì 1 settembre 2010

A-COOP-PATA

Sono capitata alla Coop. Quella di Parco Prato, quella della Multisala di Capezzana.
La prima impressione è stata devastante. Innanzi tutto: la libreria, c'è la libreria dentro la Coop, e vicino alle casse.
La gente era tanta e quindi la fila dei carrelli finiva in libreria, la bistecca fra un libro di Seneca e uno di Moccia.
Alla frutta (al reparto e nella persona), stavo per piangere. La pratesità, maleducata, era all'opera. Un assalto di folla e carrelli enormi. Ho preso un cesto di banane, l'uva e poi mi sono fermata, piantata in mezzo ai carrelli e alla gente, ho chiuso gli occhi.
Un signore mi ha chiesto se mi sentissi male. Sì, ho detto, mi porti via. Ho un compagno al reparto pesce, mi porti là.
Ho poi comprato, disperata, una bistecca. Il reparto carne è vicino per fortuna al reparto pesce.
Ho giurato a me stessa di non tornarci mai più. Anche se i 'miei' negozi di fiducia sono chiusi.
La Coop, che nella rivista L'informatore dà di sé un'immagine edulcolorata e santa, che si autopromuove e autoincensa senza fine, con l'esaltazione del volontariato, del bene, del gestire gli ignudi, dell'arte, della partecipazione, dei buoni prodotti e della convenienza, come una chiesa, come una piccola religione locale, come una setta, tuttavia smercia carne di bassa qualità.
La bistecca era immangiabile e l'ho buttata. Come in Olanda, da dove ero appena tornata, la carne è apparentemente bella, ma non buona.
Ho poi indagato. So da fonte certa che si tratta in gran parte di carne di animali allevati in fretta e male, come succede in tutta la grande distribuzione.
Quando chiuderanno tutti i piccoli negozi, quando saranno morti tutti i piccoli allevatori, diventerò vegetariana e pitagorica.
m.e.

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.