giovedì 23 settembre 2010

Se la speranza è il Superenalotto

Io non amo il gioco, se non quello creativo,  quello che s’inventano i bimbi e i pochi grandi per conto proprio.

Detesto per esempio il gioco delle carte, non c’è niente di più noioso per me, o giochi tipo Monopoli. Per non parlare dei video-giochi.

Per questo non posso che parlare male di questa follia collettiva che vede tutti gli italiani correre a giocare al Superenalotto.

Ognuno pensa per sé, spera di vincere solo per sé. Questo gioco è molto poco educativo, e lo Stato, proponendolo, propone una cattiva morale, oltre a una cattiva politica ed economia per i cittadini. Li considera polli da spennare e basta, non cittadini attivi, propositivi. Proponendo questi giochi, facendone grande pubblicità dimostra chiaramente qual è il suo fine: la sudditanza, la dipendenza del singolo, che non deve avere altra visuale che i soldi nella sua vita.
Il banco, lo Stato, vince sempre. Con questi giochi lo Stato ha messo una tassa su base volontaria. Per la prima volta accade che i cittadini stessi siano contenti, pazzi di gioia per essere tassati. Un gran conquista per la società del Grande Fratello e delle Grandi Sorellone che non devono pensare.

Io credo che noi vinciamo molto di più se non si gioca a questi giochi. Recuperiamo intanto la nostra dignità di cittadini, che il gioco-follia ci toglie.

Se si passa il tempo a giocare con i propri figli o con i propri vecchi. O con la propria compagna o compagno a fare sesso sul letto o dove vi pare.
O a scherzare o a ridere. Capita sempre più di rado, e invece fa molto bene alla salute.
Così vinciamo sempre noi, se recuperiamo il nostro tempo e il nostro spazio. Se non perdiamo il nostro tempo e il nostro spazio a fare le file per ‘tentare la fortuna’. A compiere gesti, a spendere i soldi come ci viene imposto.

Lo so che sorridete, perché la vostra testa è occupata solo dai soldi, e pensate che vincendo riuscirete a vivere meglio la vostra vita. A cambiarla.

Siete illusi. E ve lo fanno credere, perché è il banco che deve sempre vincere, non voi.

Che dovete rimanere sudditi. E polli.

(Poi, se ogni tanto qualcuno vince, che cambia allo Stato? Anzi, meglio, perché il riccone starà bene dove sta, e pingue e grasso non farà altro che stare buono e fermo. Immobilizzato).

m.e.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente il suo punto di vista. Ottima idea, condivido.
Assolutamente d'accordo con lei. Penso che questo sia una buona idea.

Anonimo ha detto...

Lettori del blog,
vi prego vivamente di firmare quanto scrivete, anche con uno pseudonimo. Dati i tempi usarlo è più che comprensibile.
Grazie.
Maila

Quinta replica di "Ti mando ai celestini", la Mostra Parlante

Quinta replica di Ti mando ai Celestini , La Mostra Parlante . Piccolo record de La Baracca. L'articolo appare oggi su "La Nazione&...