lunedì 6 settembre 2010

PISTOIA, tramonto neo-celtico

Forse nessuno se n’è accorto. Pistoia l’addormentata, Pistoia la città dei pensionati, è diventata altra.

I manifesti del Comune invitano i cittadini al decoro.

Ma il degrado è evidente. Come ovunque.

Il Pistoia Blues l’ha tolta dal sonno in cui era sprofondata; quell’aria ottocentesca e sorniona, la città che non cambia mai, tradizionalista, non c’è più.

Il potere è ben saldo in sella. C’era da dubitare?

Tuttavia ha ceduto al danaro, all’invasione emiliano-romagnoleggiante-neo-celtica: la birra, i punk-a-bestia sulla Sala, il mondo finto alternativo, le donne come sempre seguaci dell’immagine maschile, corpi tatuati, inanellati.
Impera l'estetica del brutto, che certo non è più quella di cui si fece promotore Baudelaire molti anni fa. La sua era protesta, protesta vera. Nausea del mondo ovattato di cui era figlio.

Mancano solo le moto, poi il quadretto è fatto. (Ma per vederle sfrecciare indiavolate basta solo uscire un po’ fuori città, sulla statale 64 Pistoia-Bologna).

Tutti con la birra in mano. O il bicchiere.

Si beve in ressa per strada in un informal di dubbio gusto e significato. Conformismo.
Appare come se molti vivano soddisfatti vite altrui.
m.e.

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