venerdì 10 dicembre 2010

Ancora sul Centro di Scienze Naturali di Galceti

Che tristezza, la fine di questo centro.
Sicuro che non era il migliore del mondo per gli animali, non abbiamo elementi per parlare come avrà la magistratura, come avranno coloro che avranno presentato la denuncia; tuttavia non possiamo che provare certa pena per chi, come Gilberto Tozzi, finisce, a settantacinque anni, estromesso in questo modo.

E' finito il tempo in cui il mondo si poteva cambiare con la passione, con le idee, con la 'sesta elementare'.
E' finito il tempo in cui gli operai e la gente che non aveva studiato aveva qualche chance, magari favorita dal Partito e compagnia cantando.
Ora, tutti onesti e rettamente animalisti, ci accingiamo a creare il migliore dei mondi possibili con tanto di laurea. E spesso accompagnati dai, o accompagnando i, magici  industriali-pifferai.


Da Il Tirreno, Prato
Lascio tutto e vado nelle Galapagos
Tozzi replica alle accuse e si sfoga: «Chiarisco tutto e vado via dall’Italia»
Mi amareggia il fatto che siano state sequestrate strutture estranee all’attività di recupero animali
GIOVANNI CIATTINI

 PRATO. Una fine ingloriosa, comunque vada. Gli schizzi di fango che hanno sporcato in questi ultimi giorni il Centro di scienze naturali di Galceti non si lavano facilmente. Ed associare il reato di maltrattamenti animali al direttore del Centro, Gilberto Tozzi, è una di quelle cose che neanche uno struzzo riuscirebbe a digerire. Perché negli oltre quarant’anni di attività del Centro, 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno, Gilberto Tozzi altro non ha fatto che recuperare e curare cervi, istrici, gufi, tartarughe, gru cinerine, falchi pecchiaioli e tantissimi altri animali. Oggi un’inchiesta della Procura pratese ha messo la parola fine ad un’esperienza che aveva fatto conoscere il Centro di scienze naturali di Galceti oltre i confini provinciali e regionali. Il Centro è sotto sequestro, la fauna presente è destinata in tempi brevi ad abbandonarlo per varie destinazioni: i mammiferi andranno nel centro di recupero di Semproniano vicino a Grosseto, gli animali esotici, come i serpenti, nel bioparco di Roma. I cinghiali maremmani andranno nel centro di Riparbella. Alcuni uccelli hanno già lasciato il Centro per essere ospitati al Cruma di Livorno.
 Tozzi, siamo alla parola fine?
«Eh sì, l’attività del centro di recupero, cura e riadattamento della fauna selvatica si è ormai conclusa. Non so come finirà la vicenda giudiziaria ma quel che è sicuro è che io non sarò più disponibile a ricominciare. Ho 75 anni, ho dedicato tutta la mia vita a studiare la fauna e alla cultura ambientale. Ho fiducia nella giustizia: spero che si possa chiarire tutto e poi me ne andrò dall’Italia. Il mio sogno è quello di andare nelle isole Galapagos, un paradiso della natura fortemente minacciato dall’uomo».
 Che cos’è che più l’amareggia di quanto è accaduto?
«Non voglio toccare l’aspetto che sta all’origine di quanto è successo, mi riferisco alle gelosie di chi ha messo in moto la Procura. Posso capire che un Centro come il nostro, finanziato sì da risorse pubbliche - ma al 60% autofinanziato grazie agli ingressi e alle attività didattiche -, possa suscitare invidie di altri centri e di veterinari vicini ad associazioni ambientaliste. Ci tengo a precisare che nessuno di noi si è arricchito: il mio stipendio è intorno ai 2mila euro, Deanna prende qualcosa meno e ancora meno mio figlio Saverio. Mi dispiace però che il sequestro abbia coinvolto anche attività estranee al centro di recupero degli animali. Parlo dei corsi didattici curati da Deanna, all’osservatorio astronomico gestito dall’associazione Quasar che ha sede nel centro, al servizio di protezione civile e antincendio. Per far riavere le divise ai volontari è stato necessario richiedere il dissequestro, che ci è stato concesso, e stamani sono state prelevate. Anche l’associazione Toscana Miele ha sede all’interno del Centro. Abbiamo in ponte un progetto commissionato dalla Comunità Europea, ora nella fase esecutiva, sulla prevenzione incendi nei siti archeologici e nei parchi ambientali, che ora resta bloccato».
 Da che cosa nasce l’accusa di maltrattamenti?
«Dai duecento storni trovati dentro il frigofero. Non li abbiamo uccisi noi. Sono uccelli che la gente ci porta, come fa con tanti altri animali, vivi o morti, lasciandoceli fuori dal cancello. In questo caso erano esemplari morti. Noi li usiamo come cibo per gufi e falchi: sono le loro prede naturali. Mi hanno contestato anche un’area usata come cattura e controllo degli storni. Sono uccelli che stanno avendo un impatto dirompente nell’ecosistema naturale a danno di altre specie, come le capinere, le cinciallegre, i passeri. Gli storni creano danni anche all’agricoltura visto che si cibano di uva e olive. E io li sto studiando».
 Ma non è un po’ paradossale che proprio voi che ogni anno vi prendete cura di migliaia di animali, dal pettirosso al pitone, siate accusati di maltrattarli?
«L’ha detto lei».
 Ha fatto scalpore anche l’aver trovato trappole per cornacchie e topi disseminate un po’ dappertutto. Alcune particolarmente ingegnose?
«Non sapevo che fosse proibito usare trappole per catturare i topi. Nel parco ce ne sono tanti perché c’è tanto cibo per gli animali. Non possiamo usare il veleno proprio perché ci sono altri animali che ci cibano di topi: come i gufi e i barbagianni, per esempio. I topi catturati poi diventano cibo dei rapaci o dei serpenti. Le trappole per cornacchie sono di proprietà della Provincia che le ha autorizzate: si tratta di uccelli dannosi per altre specie, penso alla pernice rossa che è tornata riprodursi nel Monteferrato».
 Il picchio verde, sostengono, aveva uno spazio angusto. Gli aironi erano senza cibo.
«Il picchio verde ha un’ala rotta. Non può volare. Deve avere uno spazio non troppo ampio perché sennò non troverebbe il cibo. E lo stesso vale per la poiana cieca. Gli aironi, quando si è presentata la polizia provinciale insieme alla Forestale, dovevano ancora mangiare. Ci sono degli orari per la somministrazione del cibo».
 Le merendine e le aranciate per i cinghiali?
«Sono animali che mangiano di tutto. Una merendina scaduta da tre giorni non credo che farebbe male neanche ad un bambino. In genere per alimentarli noi raccogliamo la verdura e la frutta scartata dai supermercati e così per i resti dei forni».
 E poi ci sono i medicinali scaduti ed i fucili.
«Due o tre flaconcini, forse un collirio. Poca roba. A curare i nostri animali ci pensa il veterinario dottor Giacomo Giromella col quale abbiamo un rapporto, regolato da un convenzione, da 15 anni. Io non sono un veterinario. Ho la sesta elementare. C’è chi mi chiama professore ma sono un autodidatta. Mi definisco un etologo. Non sono certo io a fare diagnosi. Hanno trovato una scheda nella quale riportavo che un animale morto aveva gli arti spezzati. Ma questo l’avrebbe notato chiunque. Se c’è da fare qualche accertamento particolare su un animale deceduto per patologie anomale lo inviamo all’università di Pisa. Fucili: una carabina ad aria compressa che usano i bambini per il tiro a segno e un fucile calibro 22 per sparare ai topi. Ci avevamo messo una pila per vederci di notte. Insomma, sono questi i nostri “peccati”».

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Tozzi non è uno che mi ispirasse immediata simpatia, ma questa sua messa sotto accusa, mi puzza, mi puzza tanto...
Dopo decenni di attività alla luce del sole, si scopre che i buondì erano scaduti o che Tozzi fasciasse le zampe ad animali feriti? Perchè forze politiche ed associazioni non fanno un po' chiarezza? Quanto pesano su questa storia gli appetiti edilizi su Galceti?

IguanaEco ha detto...

Con la sesta elementare o con la laurea è uguale. Si può essere corretti, seri, scientifici, si può essere coerenti, non essere truffaldini, arraffoni e cialtroneschi con qualsiasi titolo di studio.
La città di prima, quella pionieristica di garibaldini e cardatori, potrà piacere a tanti. A me no. Di quel passato fa parte il Cenni con la sua fabbrica che ha vissuto di evasioni fiscalie furbate fatte con loschi figuri delle mafie nostrane (o importate). Fa parte anche tutto il gruppo dirigente del PD maestri di speculazioni edilizie.
Buona fortuna Prato.
E buona fortuna anche ai romantici del "come si stavea bene prima...".
Buona fortuna anche alle tartarughe della galapagos (si salvi chi può!)

Anonimo ha detto...

Signor Iguanaeco,
confondere i garibaldini e il Cenni, questa mi sembra davvero troppo! Che guazzabuglio.
Il Cenni ha illuso tanti, e non certo perché sia un erede garibaldino.
Buona fortuna a Lei, direi.

Amanita

IguanaEco ha detto...

Ricevo più commenti io degli articoli. Ovviamente intendevo che questa città si è sviluppata senza leggi, ribalda e garibaldina (mossa da avventatezza fuori dalle regole, temeraria in modo spesso dannoso) fino all'osso. Per quanto riguarda la storia d'Italia risorgimentale non entro in merito. Il giudizio storico sulle imprese del Famoso è cosa ardua. Al sud, per esempio, c'è stato qualche fatterello che vale la pena conoscere. Comunque si parlava d'altro e non sono io che infilo il Cenni dappertutto, avendolo io dalla prima ora gettato nell'indifferenziato.
Mi ritirerò definitivamente per non incorrere in altri commenti sulle qualità del mio dito,quando indico. Leggerò gli articoli in silenzio. In fondo sono il primo a non ritenermi utile nè tantomeno necessario.

Anonimo ha detto...

Volevo anch'io esprimere, come il primo commento a questo articolo, molta perplessità sulla chiusura del Centro di Galceti. Avremmo bisogno di maggiore chiarezza, anche relativamente agli appetiti edilizi che sappiamo esserci su quella zona.

Lucia Valori, Prato

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