martedì 14 dicembre 2010

In merito all'Inceneritore di Montale, Pistoia

 Riceviamo una lettera della Dott.ssa Gentilini in merito alle  tristi vicende dell'Inceneritore di Montale (Pistoia):

Signora Presidente Fratoni,
 mi rivolgo a Lei nella sua veste di Presidente del Tavolo Istituzionale di cui faccio parte.
Nell’ultima riunione del Tavolo Istituzionale ho presentato una nota da inserire a verbale, con la quale formulavo 5 precise richieste, rivolte specificamente ai rappresentanti del Tavolo Tecnico presenti , ed in particolare le prime 4 al dott. Gabbrielli e la quinta di competenza del dott. Coppi.
Devo purtroppo prendere atto che a tutt’oggi non solo non è stata soddisfatta alcuna delle richieste formulate, ma non mi è nemmeno pervenuto il verbale della riunione al quale doveva essere allegata la mia nota.
Dal momento che in tale nota , chiedevo che mi venissero forniti dati e documenti specifici, non mi riterrò soddisfatta fino a che i dati ed i documenti richiesti non mi verranno forniti.
Apprendo peraltro che sul sito di ARPAT, nella sezione Fatti di attualità sono state pubblicate delle dichiarazioni a firma del Dipartimento Provinciale ARPAT di Pistoia, riprese poi dalla stampa locale, in merito ad alcune mie affermazioni contenute nella richiesta n. 5 della nota.
 Come infatti Ella stessa può constatare, avevo esplicitamente chiesto al Tavolo Tecnico, in qualità di nostro consulente, spiegazioni su alcune evidenti differenze, riscontrabili nei controlli eseguiti nel 2010, tra i valori dei PCB-dl misurati da ARPAT e quelli ottenuti nelle analisi in autocontrollo.
Il Dipartimento Provinciale dell’ARPAT, con le sue dichiarazioni, non fa altro che confermare esplicitamente quanto da me asserito, ossia che  durante l’unico controllo finora effettuato nel corso del 2010, l’inceneritore non funzionava nelle condizioni di massimo impegno, come prescriverebbe la norma, essendo alimentato esclusivamente con Rifiuti Solidi Urbani, in assenza degli altri materiali che pure di norma tratta (rifiuti ospedalieri e rifiuti speciali di origine industriale).
Signora Presidente Fratoni, nella sua veste di responsabile dell'ambiente per la Provincia di Pistoia, Le chiedo in primo luogo se ritiene adeguati controlli eseguiti dall’organo competente in condizioni difformi da quelle previste dalla normativa, ovvero nelle condizioni di funzionamento più impegnative, che dovrebbero comportare la combustione di tutte le tipologie di rifiuto per le quali l’impianto è autorizzato, quindi anche i rifiuti ospedalieri ed industriali, come avviene del resto nelle condizioni ordinarie di funzionamento.
Le ricordo che dall’AIA si desume che il quantitativo di rifiuti ospedalieri che l’inceneritore è autorizzato a bruciare è pari a 1000 tonnellate e che in condizioni ordinarie di funzionamento questo è effettivamente il quantitativo combusto: nel 2006, prima che iniziassero i lavori di ristrutturazione dell’impianto, ad esempio, risulta dai documenti ufficiali che siano state incenerite 922 tonnellate di rifiuti ospedalieri e 2102 tonnellate di rifiuti speciali di altra origine, per un totale di 3024 tonnellate di rifiuti non urbani, pari a circa il 10% dei rifiuti inceneriti in quell’anno (33581 tonnellate totali).
Un valore ben diverso dallo 0,1% indicato nella nota dell’ARPAT che fa riferimento ad un anno in cui era in corso la ristrutturazione dell’impianto!
Le faccio inoltre notare come nella nota del Dipartimento Provinciale ARPAT, non si entri nel merito degli alti valori (da me citati) dei PCB totali misurati al camino, ma si prenda in considerazione la loro tossicità equivalente (TEQ), cosa tuttavia non prevista dalla normativa ambientale, la quale, pur non fissando limiti per le emissioni di PCB da inceneritori, fornisce un valore guida per i grandi impianti di combustione di 50 ng/Nm3 in termini di PCB totali senza alcun riferimento alla tossicità equivalente.
Se però si vuole prendere in considerazione la tossicità equivalente mi chiedo allora perché, Signora Presidente, non si sia proceduto all'immediata chiusura dell'inceneritore nel settembre 2009 quando, in tossicità equivalente, i PCB, sia da soli (0,13 ng/Nm3) che, in maggior misura, uniti a diossine e furani (0,14 ng/Nm3), avevano superato, ancora una volta, il valore limite di 0,1 nanogrammi per metro cubo.
Da tutto ciò rimane l’amara impressione che le norme siano di volta in volta interpretate non tanto a tutela della salute della popolazione, quanto piuttosto a salvaguardia della gestione dell’impianto.
Resto in attesa delle sue risposte.
Distinti saluti
Dott.ssa Patrizia Gentilini

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