martedì 7 dicembre 2010

Prato, la qualità della vita?

Secondo la classifica del Sole 24 sulla 'qualità della vita' Prato non sta benissimo, sebbene abbia recuperato qualche punto rispetto al passato. Salva la città solo 'affari e lavoro',  per il resto non c'è da stare allegri.
Fra gli altri colpiscono due dati: quello della scarsa offerta culturale e dei pochi laureati. Quest'ultimo aspetto è 'storico', e sembra sostanzialmente continuare; del primo, il punteggio rimane scarso.
Naturalmente non prendiamo per oro colato quello che ci viene propinato; noi che la viviamo sappiamo che la qualità della vita non è affatto migliorata in città; che le periferie stanno crollando (vedi Iolo, per esempio) o sono lasciate a sé stesse; anzi sempre più slegate e sconnesse, con strade che franano, e che ogni giorno che passa è sempre più difficile praticare. In bici si percorrono a rischio della propria incolumità, sia per il traffico disordinato e sempre più veloce perché non controllato (vedi per esempio frazioni come Galciana o Casale, dove le automobili sfrecciano pericolosamente; ma anche a Figline, per fare ancora un esempio che conosciamo bene), sia per il manto stradale, con buche, tranelli e altri accidenti (E nessuna pista ciclabile in costruzione o in vista, e quella che c'è è abbandonata!). Si costruisce dappertutto e si mangia quel poco di verde libero rimasto, vedi nella zona delle Pantanelle o Ponte alle Vanne, verso il pistoiese, dove stanno ultimando un impianto fotovoltaico su una zona acquitrinosa cara agli uccelli, rinominato dalla gente del posto "impianto foto-rivoltante". Una zona che per secoli era rimasta intatta, una vergogna assoluta, organizzata dalla precedente giunta e ratificata allegramente dalla attuale. Lì, nelle vicinanze, hanno lasciato morire un altro posto bellissimo, via Bigoli, ridotto a discarica abusiva, dove ci sono ancora alberi secolari, case antiche volutamente lasciate crollare per la prossima speculazione, e prosciugati i laghetti. Un vero e proprio macello eco-antropico, che silenziosamente, malignamente è compiuto.
L'offerta culturale, centralizzata e rafforzata dalla super-assessora friulana Beltrame a suon di marcia e di efficienza, recentemente riscontra una enorme quantità di proposte, una raffica, diremmo noi, che mozza il fiato e che confonde. La centralizzazione stalinista messa in atto dalla gestione della supersignora è stata bruciata a tappe forzate ('non avrai altro verbo o struttura o ente fuori di me'), ma allo stesso tempo si avverte anche uno scadimento nella qualità - certo non dovuto solo a lei - dell'offerta stessa. Ma soprattutto è aumentata l'insensatezza del progetto complessivo, se si esclude qualche 'mostrina' che va letta bene, che è un messaggio ben preciso, come per esempio l'incoronazione del Malaparte, che fino a pochi anni fa a Prato era chiamato il 'fascistone' e visto molto ma di molto male, fino a quando Luconi lo cominciò a far salire in cattedra, per finire, come s'è visto, - e Luconi con lui - in qualche modo sul palco o in trono, a bella posta.
Il signor Ciampolini, che organizza Prato Incontra e si fa sempre riprendere con fotografie che mette sul sito comunale a bella mostra di sé - forse in quanto portavoce del sindaco ne è autorizzato,-  ha contribuito a dare alle iniziative autodefinitesi culturali, in realtà promozionali di sindaco e giunta,  una impronta televisiva. Al Metastasio il delfino di Umberto Cecchi  invita, in occasione del prossimo e speriamo davvero ultimo incontro di Prato Incontra, personaggi meramente televisivi, un po' come faceva Berlusconi qualche anno fa alle feste del Milan: belle donne e cantanti sfilanti. Il titolo è, miseramente, E' Natale, e si vuole interrogare sul senso del Natale. Nemmeno all'asilo si oserebbero titoli e argomenti simili. Ci saremmo aspettati - almeno - l'invito di un rappresentante delle istituzioni clericali; un etnoantropologo, per esempio, a ricordarci che è Natale da prima della nascita di Gesù, che i romani si scambiavano le strenne durante i saturnali esattamente negli stessi giorni e come facciamo molto più massicciamente noi, nel gorgo consumista attuale.
Dal canto loro le circoscrizioni, quelle ancora in mano all'opposizione, continuano come hanno sempre fatto, in particolare la Sud, vero e proprio feudo dell'antico PD, come se 'nulla' fosse accaduto,  come se la batosta elettorale non fosse avvenuta e non fosse necessario cambiare rotta, e  cercano di far 'vivere' culturalmente  le periferie insaccando di spettacolini parrocchie e circoli Arci alla vecchia maniera, senza nessun senso ma con uno scopo preciso,  perpretrando quello che abbiamo vissuto per tanti anni e che non vuole ancora morire, questo catto-comunismo toscanoide strisciante d'annata, definiamolo benevolmente così, e che rifugge i teatri che eventualmente ha nel territorio come la peste bubbonica perché non servono ai voti futuri. Così gli artisti si vedono costretti a recitare in condizioni pietose, in strutture non adeguate né più attrezzate, ma tanto basta, credono loro, per muovere il consenso e per fare cultura.
Una città in ginocchio - ne è sintomo il sequestro del Centro di Scienze Naturali di Galceti  e  ancor più la questione Sasch per cui il Sindaco forse si dovrebbe interrogare cosa fare da grande, se il sindaco o l'imprenditore-  una città sofferente è quella che  viviamo, una Prato la cui politica è ben poca cosa, povera, triste, vuota, allagata, franante. Dimentica delle proprie disgrazie, come ha già derubricato le tre cinesi morte nel sottopasso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Signora Maila,

la luciditá con cui scrivi e analizzi le cose pratesi é impressionante. Si capisce che una giunta di periti/geometri/ragionieri (quando va bene), col cardiologo messo alla protezione civile e il venditore di abbigliamento a sindaco e la giornalista ad assessore culturale, é uno sfacelo. Comprensibile che ti temano e ti considerino pericolosa e da ghettizzare.
La tua estromissione dai posti che contano é la vera misura della tua qualitá.
Devi continuare cosí.
Brava, e grazie.
Sandro Perini.

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