mercoledì 1 dicembre 2010

Della spettacolarizzazione del mondo

Nel giorno in cui il regista Mario Monicelli vola verso la sua libertà a un'età difficile per certe imprese, incappo in una intervista in cui dichiara la sua opinione sugli attori, che non amava. Come Pasolini. Gente solo presa dal sé, per questo fa l'attore, dichiarava, che non ha una sola anima. Per questo veniva sepolta in terra sconsacrata.
Ho sempre pensato uguale, pur essendo io stessa attrice, diventata attrice tanto tempo fa per necessità.
Tuttavia oggi questa considerazione è passata, valeva quando il mondo dello spettacolo era un campo a sé, ben delineato; diciamo fino a venti, trenta anni fa si poteva ancora sostenere.
Oggi 'attori' sono diventati tutti coloro che hanno modo, per potere o altro, di solcare la televisione. Di essere conosciuti. In primo luogo, qui in Italia, i politici.
Di questo altre volte ho già parlato. Berlusconi e la sua politica spettacolarizzata , televisivizzata, non è che che la punta, la grossa punta dell'iceberg, che comunque ha fatto scuola.
La 'mille' anima di noi attori è ben misera cosa rispetto a quella proteiforme di molti personaggi politici, a vario livello e di vario potere.
Credo che anche Monicelli ormai la pensasse così.
Così Bondi mette i soldi per fare un film su Pompei insieme ai suoi amici bulgari, mentre crolla un altro muro.
Così le amministrazioni pratesi si occupano di fare il Natale, si preoccupano dei parcheggi gratis per lo shopping e la 'tantissima' offerta culturale, oscillando testa capelli e denti davanti alla telecamera -non importa quale basta che ce ne sia una per fare il proprio show megalomane- , mentre Gonfienti, che aspetta ancora un cartello dalla Circoscrizione Est, è ora sommersa nel fango e dimenticata da tutti. Tanto l'Interporto della Toscana Centrale, un altro fallimento in terra pratese, è ormai costruito.
Ma che importa a questi attori e attorelli, a questi 'nuovi mostri'?
Per questi  'cultura' , 'ambiente' , 'crisi economica', 'cardato' o altro è solo parola occasionante la mostra del sé, o magari per pubblicizzare i propri libri come fanno certi assessori in uno sconcertante conflitto di interessi, e non programmare nessun futuro, non impegnarsi, non dare opportunità al domani.
I potentati economici e politici danno spazio a questa gente che, in fondo, non intacca i grossi interessi. I grossi poteri. Lo status quo. Oggi uno, domani un altro; passano come le stagioni, e le caratteristiche di questo viaggiante 'politicario' si ripetono identiche, quasi indipendentemente ormai dalla presunta appartenenza partitica.
Tutto questo ministrume e assessorame, nel piccolo e nel grande, è responsabile della nostra rovina economica e culturale. Tutta questa gente ci ruba il mestiere e lo rende orrendo, ancor più vuoto e maligno. Anzi, l'operazione è ancor più subdola, perché non ci sono personaggi da interpretare, non c'è nessuna storia immaginaria o edificante da raccontare, e non serve più seguire una regola 'recitatoria'; assurgono essi stessi a 'personaggio' e 'storia', e, improvvisando, si trasformano in entità essente.
Per questo sempre più gente di spettacolo fa politica. Si ribella a questi falsari dell'anima e della mente, ben più abili di noi. E molto meno tecnicamente preparati. A noi non ci rimane che il regno del reale,  del vero, dell'autenticamente drammatico, sempre più misero e in affanno.
E anche Mario era stato costretto, più volte era sceso in piazza.

Maila Ermini

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