venerdì 17 dicembre 2010

Una recensione su Anito e Garibalda

E' così difficile ricevere una recensione teatrale, per chi come noi, non sta su nessun carro!
Per esempio: La Repubblica difficilmente si cala nella provincia e manda a recensire spettacoli che non siano di grido, di registi mitizzati.
Così fanno altri giornali, che pure non sono così importanti come quello citato.
E anche i critici del web non sono da meno; spesso salgono sui carri importanti, anche per essere accreditati e poco interessa loro di andare in un teatro alternativo come il nostro. Seguono mostre e mostrini, teatri e teatroni.
Per questo ci fa piacere quando giungono recensioni da competenti spettatori che, sebbene non lavorino per nessuna 'testata', mostrano, molto di più che tanti giornalisti, proprietà di linguaggio e spendono un po' del loro tempo per gli altri.
Grazie.
Teatro La Baracca

Recensione di Anito e Garibalda
Basato su un impianto scenico essenziale che non lascia spazio a orpelli e sovrastrutture, Anito e Garibalda di Maila Ermini, autrice già nota per operazioni drammaturgicamente complesse come Laris Pulenas e il Dramma intorno ai concubini di Prato, risolte però registicamente in modo semplice ed efficace dall’interpretazioni di due soli attori – la stessa Ermini affiancata dal D’Accolti – fa finta di svolgersi in uno studio televisivo dove è in corso l’affannosa costruzione dell’ennesimo ‘realiti’ con cui addormentare le coscienze televisive.
Questa volta, però, il tema (l’Unità d’Italia nelle gesta dell’’eroe dei due mondi’ e della sua famosa compagna),  i protagonisti (Anito e Garibalda, latori di una inversione semantico-sessuale dei due famosi personaggi) e il contesto (la regia televisiva che deve domare i due maldestri malcapitati-attori e ricondurli nello stazzo pubblicitario in cui sono immersi e costretti), generano una sequenza di azioni, canzoni, trovate comiche, incidenti scenici, interruzioni di percorso, apparizioni di fantasmi che conducono lo spettatore nel caos più comico e inimmaginabile, dipingendo una Italia non solo ancora da farsi ma semmai tutta da ripensare ancora e difendere dal vero nemico che l’attacca: la stupidità e il vuoto, il fanatismo del successo.
Spettacolo attuale e antitelevisivo, interpretato da una burbera e rinco-sindacalizzata Garibalda accompagnata e sostenuta di un Anito ‘en travesti’, che tuttavia non rinuncia alle seduzioni del sesso femminile. (Giorgio Intina).

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