venerdì 31 dicembre 2010

Le favole pratesi del Signor Giovannelli

Nell'articolo che riportiamo, de Il Tirreno, il signor Giovannelli dell'Arpat dichiara, in sostanza, che se ci sono le polveri sottili è colpa del destino; inutile ricorrere alle bici, o addiritture alle gambe, insomma inutile vietare le automobili (dunque inutile combattere magari anche i termovalorizzatori e compagnia cantando,) perché le polveri sottili ci sono sempre state...dipende dalle brezze, dal cemento, insomma, è la solita colpa del signor nessuno.
Anzi, visto che non servono a nulla, le centraline di rilevamento delle polveri si eliminano e così è risolto il problema, e si risparmia anche.
Che classe di ragionamento, e come fila liscio, e come aiuta la giunta giuntarella cenniana, che alle auto (vero signor Borchi? "Noi a Prato non siamo abituati ad andare in bici") non vuol proprio rinunciare.

Lettura consigliata: La nuvola di smog di Calvino. Proporrei di distribuirlo gratis alle teste di rapa. (Ah, fossero solo teste di rapa!)



«Contro lo smog inutili gli stop alle auto»
Il responsabile dell’Arpat Giovannelli annuncia la riduzione delle centraline

La diminuzione delle stazioni di rilevamento da 10 a 2 consentirà anche un risparmio per le casse comunali
PAOLO TIBERIO

 PRATO. La lotta allo smog, è chiaro, non la si fa coi blocchi della circolazione ogni qualvolta si registrano i superamenti nelle centraline dell’Arpat dislocate in alcune strade cittadine. Le limitazioni al traffico veicolare sono soltanto un obbligo di legge. Ma per capire com’è l’aria che respiriamo e che cosa occorra fare per migliorarla ci siamo rivolti al responsabile dell’Arpat Luciano Giovannelli.
 Alla luce dei recenti superamenti delle polveri sottili e dei conseguenti blocchi alla viabilità, che quadro della situazione si presenta oggi?

 «La situazione è sempre costante, sebbene i valori siano un po’ altalenanti, possiamo dire che gli estremi di questo saliscendi seguono grosso modo la stessa tendenza».
 Che tipo di strumentazione viene utilizzata per monitorare la qualità dell’aria sul territorio?
 «Il monitoraggio avviene grazie al lavoro di 8 stazioni fisse più altre due mobili che rilevano il tasso dei principali inquinanti: monossido di carbonio, biossido di azoto, ozono e polveri sottili».
 Esiste un criterio che sancisce se la qualità dell’aria è buona o meno?
 «Certamente, per ognuna di queste sostanze appena citate, esiste una determinata scala di valori che, sulla base dei microgrammi o milligrammi presenti in un metro cubo di aria, sancisce il giudizio sulla qualità dell’aria stessa che può essere buona, accettabile, scadente o pessima».
 Consultando i bollettini quotidiani dell’aria Arpat, partendo dal mese di ottobre fino alla metà di dicembre si può notare che molto spesso alcuni dati non sono disponibili. Perché?
 «Purtroppo questo è vero: le centraline sono sensibilissime e richiedono una manutenzione costante e capillare. Talvolta basta che, ad esempio, un chiosco che utilizza delle fonti di calore importanti, si metta troppo vicino ad una di queste stazioni che subito il risultato delle polveri si impenni. Inoltre per quanto riguarda le polveri sottili, le centraline non riescono ad individuare quali sostanze si aggregano a queste particelle e se queste stesse sostanze sono inquinanti o no».
Le centraline coprono bene il territorio?
 «A dire la verità sono anche troppe. Sul nostro territorio basterebbero al massimo tre stazioni, laddove l’attività del traffico è più intensa: le zone in esame, imprevisti a parte, riporterebbero grossomodo lo stesso risultanto, certamente con alcune differenze, ma dal margine limitato».
 Ed i proclami dei blocchi del traffico in centro, le domeniche in bici e compagnia bella in che modo hanno influito sulla situazione?
 «In nessun modo. Si potrebbe stare tutti a casa, senza riscaldamento e senza automobile, ma il problema delle polveri rimarrebbe comunque. Le polveri sottili in sè sono sempre esistite, la questione come già detto è individuare quali sostanze si aggregano ad esse».
 Le condizioni meteo hanno qualche influenza sul monitoraggio?
 «Assolutamente sì, come anche la morfologia del territorio: consideriamo ad esempio l’area pratese, dove è presente un’importante concentrazione di cemento. In caso di alta pressione ed assenza di vento, gli scarichi delle auto e delle ciminiere insieme alle altre polveri, ma ristagnerebbero in basso, facendo registrare un’impennata del tasso delle polveri nell’aria. Invece con una giornata caratterizzata dalla bassa pressione e da un discreto vento, nonostante un traffico abbastanza intenso il rilevamento testimonierebbe un esito diverso rispetto al caso precedente. Bisogna poi considerare, che l’agglomerato più grande, dove logicamente si concentra più calore, attira su di sè le brezze rinfrescanti, con le quali viaggiano le polveri sottili delle periferie, anche se il traffico nel centro è interdetto».
 C’è in atto anche un nuovo programma che un po’ ribalta la tradizione di questo metodo di rilevamento dati. Può citare i punti più importanti?
 «Innanzitutto l’opportuna riduzione delle centraline operative: da 10 a 2 (rimangono Poggio a Caiano e via Roma), assistite da altre 2 di Pistoia (Montale, Signorelli): un matrimonio Prato-Pistoia che fa ben sperare per il monitoraggio dei rispettivi territori. Il piano, ancora in fase di progettazione, partirà il 1º gennaio e la rete di monitoraggio sarà di carattere totalmente regionale. Quindi anche un maggiore risparmio di risorse economiche che può far rifiatare le casse del Comune».

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