In merito all'ultimo film di Woody Allen.
Le recensioni di tutti dicono che non è un capolavoro, che assomiglia a Match Point e a Basta che funzioni, come al solito pieno di autocitazioni.
Non la penso proprio così. Non vorrei comunque dare una classifica dei film di Allen, ma semplicemente dire che, quanto meno, è un'opera maestra per l'intreccio tecnicamente inteso, e anche per il ritmo che sostiene senza cadute le storie di più coppie e persone tutte destinate al fallimento.
Nessuno ha ancora notato che, come si intrecciano le vite delle persone, nel film si intrecciano abilmente anche le arti?: la letteratura è rappresentata dal romanziere fallito Roy; le arti figurative rappresentate da Sally moglie di Roy e dal gallerista Greg (interpretato da un freddo Banderas, ma probabilmente è voluto); la musica dalla bella Dia (Freida Pinto), la chitarrista amata da Roy, ma anche dalla lirica che irrompe e il jazz come sempre.
Come la vita di ciascuno di loro, anche le singole arti non dicono più nulla, sono meramente o illusioni o affari, equiparate alla ciarlataneria della cartomante, una delle poche che forse umanamente si salva, a cui si rivolge Helena , madre di Sally.
Ciò che mi ha più ferito (perché il film 'ferisce' e non ha un 'finale' accomodante e dunque non piace), è la vicenda di Roy che, a corto di idee, ruba letteralmente il manoscritto di un romanzo scritto da un amico che lui ritiene morto.
Essendo stata oggetto di plagio, mi fa piacere che Allen la pensi come me.
Meglio illusi che disonesti.
m.e.
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