venerdì 11 febbraio 2011

Quanto abbiamo speso per Gonfienti, ovvero la storia è la mia passione

Dunque, ricostruisco brevemente gli ultimi avvenimenti.
Dopo l'ultima presentazione del libro "Gonfienti, storia di una battaglia", il 15 gennaio scorso (evento pubblicizzato da circa due mesi prima),  l'assessore della provincia di Prato Nesi lancia il grido di allarme per non perdere la faccia sui 500 mila euri destinati agli scavi, dicendo che non si possono spendere.
La sequenza causa ed effetto di aristotelica memoria l'ho già descritta nel libro.
Subito dopo Nesi convoca le associazioni amiche (Arci, Legambiente, WWF, Narnalinsieme), naturalmente non noi considerati eretici e che non applaudiamo, e si ricomincia il teatrino delle dichiarazioni sui giornali.
Nesi scrive una lettera a Rossi e lo invita a vedere il sito-lager (che lui però dipinge ben diversamente).
Naturalmente non si può parlare di:  museo a Prato; delle ricchezze archeologiche della Calvana, eccetera, perche l'ispettrice della Soprintendenza Poggesi non vuole.
Viene pubblicata anche la mia lettera a Enrico Rossi, prima dai giornali locali (Il nuovo Corriere di Prato; Il Tirreno); ieri - colpo di teatro -  La Repubblica la pubblica quasi integralmente (è più lunga di quella che si legge anche in questo blog e occupa quasi tutta la pagina) . Sto quasi per svenire dall'emozione.
Oggi, ma vedi un po'!, il presidente di Interporto dice che bisogna sedersi a un tavolo, parla della scissione della società in due...Leggete gli articoli sotto.
Racconta che l'Interporto ha speso anche troppo per la città etrusca.
E io? Mi avete fatto perdere circa 20 mila euri - è un calcolo forfettario in ribasso: su Prato e Provincia non mi fanno quasi più lavorare, mi fanno la guerra e poi? ho perso un bel po' di amici, conoscenze, simpatie.
Si parva licet componere magnis, io, da sola, ho speso molto di più di Voi.  (Anche perché voi, se cedete qualcosa, è perché volete qualcosa in cambio, e lo avrete. L'Interporto non funziona, è in perdita; ci sono tanti capannoni vuoti e  non sapete cosa farne: ora gli etruschi sono una opportunità anche per voi?).

Maila Ermini

«Già spesi tanti soldi per la città etrusca. Il presidente dell’Interporto chiama in causa la Provincia di Prato e Firenze

PRATO. Non sarà facile ripartire con gli scavi archeologici nella città etrusca di Gonfienti se prima non verrà trovato un accordo “politico” tra Comune, Provincia e Regione Toscana.
 E’ questo, in sintesi, il senso del comunicato diffuso ieri dal presidente dell’Interporto Angelo Pezzati nel quale si cerca di spiegare lo stallo che impedisce, al momento, di ripartire con gli scavi e di sperare che in tempi brevi la città etrusca sia accessibile ai visitatori. Il presidente Pezzati si è soffermato sui «notevoli oneri» di cui la società si è fatta carico, sia cambiando la destinazione dei terreni, da industriale/edificabile ad archeologico, sia sostenendo la Sovrintendenza con il mantenimento ad uso gratuito di locali dove viene censito il materiale reperito negli scavi.

 Per proseguire sul doppio binario, logistica e cultura etrusca, l’Interporto nel 2010 «aveva auspicato che altre amministrazioni entrassero a far parte della società», in particolare la Provincia di Prato, il Comune di Firenze e quello di Campi Bisenzio, e dall’altra è stata prevista «una divisione della società in due parti: quella industriale e quella archeologica e verde, in attesa di una cessione vera e propria».
 L’Interporto ha cercato soggetti interessati a rilevare le aree per valorizzare la città etrusca ma nessuno si è fatto avanti. E lo stesso dicasi per l’eventuale società di gestione. L’Interporto, sostiene il cda, ha tre obiettivi: sviluppare le attività industriali, espandersi verso il comune di Campi, separare le aree industriali da quelle archeologiche. «L’Interporto - viene chiarito - ha sostenuto da solo spese per oltre 2 milioni e mezzo e ancora copre spese per 100mila euro l’anno, mentre altre amministrazioni non hanno avuto alcun onere». L’invito finale è quello di sedersi attorno ad un tavolo e, «senza la pretesa di disporre dei beni della società stessa, concordare impegni e azioni». (Il Tirreno).


Da "Notizie di Prato": "Tirato più volte per la giacchetta sulla questione dell’area archeologica di Gonfienti, l’Interporto della Toscana Centrale ha deciso finalmente di prendere posizione e lo fa con una nota che sembra quasi rispedire al mittente le accuse. In particolare a quelle amministrazioni – non nominate direttamente, ma non ci vuole molto a capire che si riferisce a Provincia e Comune di Campi Bisenzio e Firenze – che ” fino ad oggi non hanno sostenuto alcun onere – si legge nella nota formata dal presidente Angelo Pezzati – pur dichiarandosi verbalmente impegnate alla problematica”.
Nella lunga nota si ripercorre sia la storia della società Interporto sia quella dell’area archeologica. Due realtà difficilmente conciliabili tra loro ma che dovranno giocoforza convivere se non si vuole rinunciare da una parte ad una primaria realtà di supporto all’industria e al commercio dell’area, dall’altra a quella che molti definiscono una delle più straordinarie scoperte archeologiche degli ultimi anni, in grado di far riscrivere parte della storia dell’Italia antica.  Pezzati spiega come fino ad ora sia stato solo l’Interporto a farsi carico delle spese dell’investigazione e delle conservazione di quanto scoperto dagli archeologi: “L’interporto – spiega -  ha avuto e continua ad avere attenzione alle problematiche culturali ed archeologiche ma ricorda che ha sostenuto spese (da sola!!) ad oggi per oltre due milioni e mezzo di euro e continua ad avere spese per 100mila euro l’anno. Aupichiamo, quindi che le Amministrazioni e le Istituzioni realmente interessate a contribuire allo sviluppo dei problemi storici, culturali e archeologici si siedano al tavolo con noi e, comprendendo le problematiche amministrative e finanziarie della Società e senza la pretesa di disporre dei beni della società stessa, concordino impegni e azioni”. In particolare la strada indicata da Pezzati va nella direzione di dividere la società in due parti: quella industriale e quella archeologica e verde, in attesa di una cessione. Al momento fanno parte dell’Interoporto Toscana Centrale il Comune di Prato, le Camere di Commercio di Firenze e Prato, Regione Toscana, Cariprato ed altri privati".

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