mercoledì 10 ottobre 2012

Come il Teatro la Baracca si difende dalla prepotenza

Sabato scorso la Parrocchia di Casale di Prato, anticipando di un giorno la festa del paese che cade ogni prima domenica di ottobre (rinominata Festa della Madonna non so di cosa) ha reso molto difficile il nostro lavoro a teatro durante la replica di Cafiero Lucchesi.
Il fatto che lo spettacolo sia stato apprezzatissimo dal pubblico nonostante tutto, ci fa piacere, ma voglio far sapere come alcuni rappresentanti della Chiesa Cattolica e del Comune di Prato disattendano al rispetto verso il lavoro e le attività degli altri.
Per la verità non solo noi del teatro, ma anche altri cittadini di Casale si sono lamentati della 'violenza' della festa;   parecchi l'hanno disertata (il parroco a quanto pare non è amatissimo...) e in previsione di questo sono stati fatti arrivare ragazzi da fuori che hanno animato in maniera eccessiva, direi fanatica, l'evento, trasformandolo in una vera e propria discoteca a cielo aperto.
Un consigliere circoscrizionale era fra gli organizzatori;  a lui ho chiesto rispetto, ma inutilmente;
Gianfelice aveva anche scritto una gentilissima lettera al parroco, anche questo atto è stato inutile.
Pubblico qui una lettera che ho inviato a un consigliere del PD della Circoscrizione Sud di Prato, che non mi ha risposto. 

Per ora ha risposto chi non doveva rispondere, dandomi solidarietà.

"Buongiorno, Gabriele.
 Sabato scorso, nonostante avessi parlato con te, la mia richiesta di un rispetto verso il nostro lavoro, è stata disattesa.
Ho parlato con te anche perché consigliere di Circoscrizione, e quindi in qualche modo rappresentante di noi tutti, e non solo della Parrocchia.

Durante i due giorni della festa del paese, abbiamo vissuto momenti di difficoltà e stress.
Il Teatro La Baracca, che confina con la proprietà della chiesa, non è stato il solo ad aver avuto questo problema; ti garantisco che alcuni se ne sono andati per non subire la confusione, ma siccome ciò ha danneggiato il nostro lavoro, noi ne abbiamo risentito più di tutti, e per questo ti scrivo.
Il volume della musica, e l’uso dell’altoparlante, ci ha rimbombato nelle orecchie fino a ieri sera a mezzanotte inoltrata.
Sabato abbiamo recitato in condizioni di estrema difficoltà, chiedendo scusa al nostro pubblico.
La Parrocchia, che per fortuna è libera di fare le feste che vuole e quando vuole rispettando la legge, deve rispettare però anche i cittadini, tutti i cittadini, anche quelli che non possono o non vogliono partecipare alla festa del paese per qualsiasi ordine di motivo e vogliono o debbono fare altre cose. O devono LAVORARE.
Deve rispettare la salute pubblica, e quindi esigere dai ragazzi o dagli organizzatori o chicchessia, che il volume della musica sia nei limiti; il che, ripeto, non è stato affatto.
Come anche non c’è rispetto nell’uso delle luci, che i cui fasci sono ‘sparati’ orizzontalmente investendo le case attorno, e non verticalmente come invece dovrebbero essere per legge.
A Casale non esiste solo la Parrocchia o i circoli; esiste anche un teatro, che, sebbene piccolo, è un teatro che appartiene a un circuito toscano. E’ un teatro riconosciuto, da tutti i punti di vista e frequentato. Quest’anno festeggiamo vent’anni di vita.
Noi ci lavoriamo.
Tra l’altro avevamo anche scritto una lettera al parroco, chiedendo fraternamente di considerare e rispettare il nostro lavoro, come noi rispettiamo le loro feste e i momenti di divertimento o di culto. Inutilmente.
Infine, stamani ho dovuto ripulire anche il tetto del teatro, perché non so chi (forse ragazzi lasciati liberi senza nessun controllo?) aveva gettato sopra oggetti della festa, e anche nel giardino del teatro ho trovato immondizia.
Non intendiamo più tollerare un simile atteggiamento di noncuranza da parte di chi organizza la festa e nel futuro, se necessario, tuteleremo i nostri interessi."
  

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Siccome c'é di mezzo la parrocchia, i cristianucci hanno paura di parlare.
Beh, parlo io, che sono pure cristianuccio. Quello che fa questo parroco é ignorare quello che gli sta attorno; da calabrese qual é, ne prende tutti i difetti senza nemmeno un pregio di quella bella terra: é indolente e comodo. Per fargli mettere la rete al campo di calcetto che confina con la baracca ho dovuto telefonargli e dire che altrimenti si sarebbero perseguite le vie legali; e, badate, ne ha messa mezza, quasi inutile. Non parliamo poi della gestione del campetto, lasciata alle scorribande di ragazzini inquieti. Per non parlare dello scherzo della statua della madonna che voleva mettere a 4 metri dalla baracca. É buono solo a cercare soldi, a fare la questua, scarso di contenuti e tendente all'illetteratura: ho ascoltato alcune sue omelie, gli anni passati, e devo dire che la crisi in cui versa la Chiesa é dovuta in gran parte a certa gente tiepida e senza spina dorsale che celebra la messa, amante del quieto vivere, e donabbondesca. Ora, in linea con questa mollezza etica, é il rappresentante di circoscrizione a cui Maila si era rivolta, e che aveva assicurato che non ci sarebbe stato casino, cosa invece che si é puntualmente verificata: lui fa l'infermiere, nobilissima professione, ma non si rende conto che la prima cosa é il rispetto per il lavoro altrui ed é strano che non ne mostri visto che appartiene alla parrocchietta partitica di quelli che col lavoro altrui hanno fatto tanta fortuna; e poi come rappresentante di circoscrizione avrebbe dovuto impegnarsi di piú.
Fa anche il volontario alla Pubblica assistenza: meno volontariato ci vuole e piú coglioni per affrontare la realtá. E non venite a parlarmi di razzismo verso i meridionali (il prete in questione), ché lo sono anch'io.
Gianfelice D'Accolti

Simone ha detto...

Il rispetto per gli altri, credo, è uno dei più importanti valori su cui si fonda la religione cristiana.
Se però, anziché dare il buon esempio, proprio le parrocchie calpestano i diritti altrui ( in questo caso ignorando una cortese richiesta a tenere basso il volume della musica in corrispondenza della recita alla"Baracca" ) mi domando come si possa lamentarsi per il diffuso allontanarsi dalla Chiesa di moltissima gente, soprattutto negli ultimi 20-25 anni.

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