giovedì 27 marzo 2014

Dio Mister, ovvero come i ragazzi sono costretti a essere campioni

Ho modo di frequentare alcuni ragazzi di scuola media, scarsi nei loro risultati scolastici, e so quanto siano dipendenti dal gioco del pallone che genitori frustrati in alcuni casi costringono a frequentare. Il resto lo fa la televisione e il mito del calcio.

Questi ragazzini pendono dalle labbra dei 'mister' due anche tre volte la settimana, sottraendosi allo studio o ancor peggio, alla libertà di giocare e correre come pare loro. I genitori mandano i ragazzi a scuola di calcio anche con la scusa che 'fa bene'.

Poveri ragazzi. Alcuni di loro non amano poi così tanto il gioco del pallone. I 'mister' non sono sempre all'altezza morale del compito, e in alcuni casi sviluppano rivalità, aggressività eccetera.

C'è poi un vero e proprio lucro su questi giovani, che vengono allevati nella spasmodica ricerca del campione.

Per fortuna poi crescono e alle scuole superiori molti di loro mandano al diavolo 'mister' e genitori illusi...

Tuttavia è il calcio che marca una profonda differenza di genere con le ragazze che generalmente non seguono le vicende calcistiche. Qui si comincia a evidenziare forte la differenza sentimentale e culturale fra i due sessi, che poi difficilmente riescono a dialogare da grandi nei momenti di difficoltà.

Le ragazze non sono soltanto 'avanti' per questo nella scuola, ma certo il calcio rende i ragazzi meno attenti e desiderosi di studiare e di migliorarsi emotivamente e culturalmente. E la differenza è evidentissima.

Nessuno parla di questa manipolazione che avviene a livello collettivo sui ragazzi maschi, perché gli interessi in campo sono molti e nessuno deve toccare 'dio mister', e il gioco del calcio deve avere sempre calciatori freschi!

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