lunedì 31 marzo 2014

Nella girandola delle elezioni (8): ottimismo, 'marketing' e 'appeal': come ti conduco il gruppo senza dissenso

I venditori politici confezionano illusioni, più o meno su vasta scala.

Si tratta di confezionatori molto determinati. Usano il gruppo elettorale come una piccola azienda e si mostrano spesso come quei coacher americani, quelli che vogliono infondere ottimismo e determinazione nei propri impiegati. E costruiscono leader.
La filosofia che sta alla base è il pragmatismo americano di James.

D'altronde oggi la politica è un affare e, proprio nel momento in cui tutti dicono che non lo deve essere, che si dichiarano seguaci di una sorta di neo-puritanesimo politico, costituisce una soluzione socio-economica attraente per molti. Anzi per tutti, perché tutti ormai possono fare politica. Nessuno deve essere escluso. Esattamente come i diversi, le donne, eccetera tutti devono potere accedere al grande mercato collettivo della politica.

Non si tratta solo di democrazia; è qualcosa di più e diverso: è supermercatocrazia.

Per questo la politica si è dotata di un sistema aziendale, ed ha un capo-formatore; non un capo semplicemente carismatico, ma istruito e istruente.

Il capo-formatore infonde ottimismo, indica la strada. Lui la deve vedere dove gli altri non riescono ancora a vederla. Lui o lei, ma di solito lui, non deve imporre le scelte - è democratico-,  ma renderle condivise con la giusta assertività, spiegarne le ragioni e i benefici futuri.
E' così che genera vision e followers. Tuitta e feisbucca.

Molte aziende si costruiscono così; si mira con ciò a eliminare il conflitto sindacale, a ottimizzare il lavoro, a rendere motivati i propri dipendenti. A eliminare il dissenso e aumentare il profitto.

Con questa convergenza costruita il dissenso all'interno del gruppo non ha senso, non deve esistere, perché tutti insieme sono diretti verso la stessa meta diretti dal capo-formatore.

Certo, la storia è ricca di capi carismatici, ma non bisogna confondere chi è dotato naturalmente di un indubbio carisma politico con chi ne è stato istruito o lo usa per fini di marketing elettorale o per la costituzione di un gruppo politico: il capo-formatore, appunto, che non necessariamente è il candidato o il capo di facciata.

Legato a questo è il concetto di appeal. Il leader politico oggi deve avere appeal. Avere fascino, forza, capacità di convincere l'elettorato è diventato un elemento imprescindibile dell'ingrediente contenuto nel candidato ideale della supermercatocrazia.

Tutto questo poi viene condito con alcuni argomenti chiave, che ogni gruppo politico o campagna elettorale non può non prevedere.
Devono essere argomenti importanti e significativi, che suscitino interesse perché ledono interessi collettivi; perché c'è qualche potere forte dietro eccetera che può essere paventato.
All'interno del gruppo non devono nascere idee autonome, non hanno senso. Queste idee al massimo possono essere veicolate collettivamente, ma è solo il leader o meglio, il capo-formatore che le mette in moto e le valida.

Per esempio, qui a Prato e nella Piana ora l'argomento 'forte' è l'ampliamento dell'aeroporto di Firenze Peretola. Costituisce un abuso e una violenza, ma ce ne sono anche altrI, esempi di come il potere si imponga e distrugga il territorio e condizioni negativamente la vita delle persone, ma non costituiscono la stessa attrattiva drammatica, perché non sono 'agiti' dai capi e dai mezzi di comunicazione con la stessa forza.
Ci sono solo certi argomenti per ogni campagna elettorale. Altri non sono importanti al fine della coesione del gruppo o dell'allerta che deve essere lanciato.

Anche i partiti storici sono orami immersi in questo sistema aziendalistico, anche se convivono nel proprio gruppo sistemi di interesse radicati nel territorio che possono influire, o correnti all'interno del partito stesso.

Se il partito è forte, il candidato locale può essere anche più debole e dotato di meno appeal. Magari è un candidato che è stato imposto da una corrente, proprio perché è 'debole' ed è funzionale agli interessi eccetera. Ma questa mossa è un rischio che il partito corre nei confronti dell'elettorato. In quel caso, essendo dotato di struttura, il partito supplisce diversamente.

Attraverso questo sistema evocativo, condotto da capi-formatori e  leader, il gruppo politico si muove. Il tono fondamentale è assolutamente l'ottimismo, e tutti devono mostrarsi sorridenti.

Il rischio è chiaramente il tradimento. Allora, proprio sulla base della stessa filosofia che li muove, il dissidente viene investito della stessa negatività con cui è connotato l'esterno, l'altro: noi siamo i buoni; loro sono i cattivi. Il traditore, il dissidente o anche solo colui che nutre dubbi o pensa da sé, diventa cattivo come tutti gli altri esterni. Viene allontanato o emarginato. Ma sempre tutti sorridenti e ottimisti.

Il primo che ha introdotto questo nuovo modo di 'fare politica' in Italia è stato, notoriamente, Berlusconi. 
Tutti gli altri, tutti indistintamente, lo hanno imitato e seguito in vario modo sulla base proprio della filosofia pragmatica americana che ne ha tradotto il linguaggio (come si nota nei numerosi anglo-americanismi) e che si è felicemente sposata con i nuovi strumenti tecnologici atti alla presunta comunicazione; in realtà soprattutto controllo e manipolazione.

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