venerdì 30 ottobre 2015

Interporto: com'è andato il convegno sugli Etruschi?

Qualche giorno fa c'è stato l'incontro su Gonfienti e Interporto dal meravOglioso titolo:

"L'area archeologica di Gonfienti: un'opportunità per la Toscana - Dalla città etrusca all'Interporto della Toscana Centrale: uno sguardo al passato per valorizzare il futuro" 

Ma Interporto, che aveva organizzato il tutto, a porte chiuse e con ospiti selezionatissimi, non ha inviato un comunicato stampa.

Sembra, da voci che sono trapelate, che se la siano cantata e suonata come avevamo previsto.

Che il signor Longo abbia detto  che Interporto è in salute, quando invece solo una società di quelle che gestisce Interporto è con i conti a posto: quella immobiliare. Le altre, no.
Come interporto, per cui è nato, continua a essere un totale fallimento. Eppure vuole continuare a crescere, a costruire, ad affittare, a vendere. Speculation!

La Soprintendenza ha detto poco e niente, ha fatto, sembra, sembra, la figura della Bella Addormentata. O della famosa scimmietta.

No alla terza corsia sull'A11

Ecco un'altra minaccia per la città di Prato.

Non basta un Interporto con cui è stata distrutta la parte est della città (la Querce e Gonfienti e zone limitrofe) e che ha compromesso una scoperta archeologica straordinaria;

non basta la minaccia dell'ampliamento dell'aeroporto di Firenze;

non bastano la tangenziale a ovest che ha compromesso la zona umida delle Pantanelle e distrutto tutti i campi limitrofi;

non basta il depuratore del Calice a Ovest; quello di Baciacavallo a Est;

non bastano le zone abitate con alto livello di inquinamento - prima fra tutta a Prato San Giorgio a Colonica - con fabbriche pericolose per la salute pubblica vicino alle case, e di cui nessuno parla, ma anche altre zone che si vogliono inquinare, come è il caso della Varvarito a Casale;

non basta il traffico impazzito e prepotente e la mancanza di un sistema viario che sia degno di questo nome, con marciapiedi e ciclabili, segnaletica, eccetera.

Ora sta all'orizzonte anche la terza corsia dell'Autostrada, per cui è vano davvero chiedere garanzie ambientali, come fa l'assessore Alessi.
Ed è oltremodo ridicolo, una presa per il c...allo, affermare che costruendo questa corsia, e lo stesso si dice per l'ampliamento di Interporto, si avranno ciclabili e altri vantaggi!


http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2015/10/29/news/terza-corsia-dell-a11-servono-garanzie-1.12346356?ref=hftiprec-3

giovedì 29 ottobre 2015

Un articolo su Maila Ermini di Pratosfera

 Pratosfera, rivista culturale di Prato e non solo, sta molto allargando i suoi orizzonti ripagata dall'interesse dei lettori, so che anche gli amici fiorentini e di Pistoia la seguono per esempio, oggi mi dedica un articolone, scritto da Stella Spinelli. Nonostante io stessa avessi colloquiato con la giornalista, mi trovo in questi casi sempre in grande difficoltà e ambascia.
Il primo risultato sicuro è che sarò ancor più detestata. Pace.
Forse alla mia età bisogna cominciare a smettere i colloqui?
Grazie comunque a Stella Spinelli, con la quale - noticina di colore - proprio durante l'incontro ci siamo scoperte lontane parenti. Il mio bisnonno Egidio Spinelli, anarchico e autodidatta e per me esempio di vita, conservo ancora alcuni libri della sua piccola ma bella biblioteca, era di Comeana, della zona di Carmignano, come Stella.

http://www.pratosfera.com/2015/10/29/la-baracca-e-il-teatro-civile-un-ritratto-di-maila-ermini/
“Questo spazio è nato nel ’93 da una rimessa agricola. C’era la legnaia, la piccionaia, il magazzino per gli attrezzi. Era una baracca, vera e propria, a rischio demolizione. La curia, a cui apparteneva il terreno, voleva raderla al suolo per rifare la chiesa. Poi cambiò idea, si limitò ad ampliare l’area ecclesiale destinata alle feste e la capanna con qualche metro di terra attorno venne messa in vendita. Anzi diciamo che fu svenduta. E io la presi. A poco. Iniziai col farci un laboratorio teatrale e poi ricavai un piccolo spazio per gli spettacoli”. Maila Ermini, drammaturga e attrice, direttrice artistica del Teatro La Baracca di Casale, racconta e si racconta con dolce determinazione. Il suo fare è pacato e semplice, voce profonda, senza nessuna inflessione dialettale. Si esprime con logica eleganza. Sguardo luminoso, spesso perso nel rievocare.
La Baracca è un luogo accogliente, raccolto, affascina. Sperduto fra le viuzze di Casale, visto da fuori ha un che d’informale, leggero. Basta entrare, però, e si respira un che di sacro nell’atmosfera seriosa, ma senza eccessi. Eppure, quel palco in legno, le sedute in tono, le pareti scure trasudano, goccia dopo goccia, tutta la cultura vista e trattenuta.
“Ho 54 anni, compiuti il 20 ottobre – riprende Maila, seduta alla scrivania sistemata su un lato del piccolo ingresso – e da che mi ricordi amo il teatro. Il mio percorso drammaturgico però lo perfezionai durante l’università, a Firenze, guidata dal professor Macrì. Non paga, mi lasciai coinvolgere in un corso di teatro che mi portò ad affrontare letture teatrali sin da subito. Il processo è stato irreversibile”. Di lì a poco, a 24 anni, l’artista pratese è a Roma, la città che più di ogni altra prometteva tutto a chi sognava le glorie del palcoscenico.
In realtà Roma le dà l’Amore, che poi finirà dopo qualche anno, e un premio, rinomato e copioso come drammaturgo. Maila Ermini, nel 1988 vince il Fondi La Pastora con “Matilda”, la storia di una professoressa di matematica in pensione, che decide di prostituirsi, anzi di continuare a prostituirsi dato che considera il suo percorso all’interno della scuola al pari di un atto di prostituzione. E Maila di come funzionino le scuole dall’altra parte della cattedra lo sa e bene. Sì perché prima di arrivare a ricevere questo rinomato premio, è costretta a una doppia vita degna di un romanzo: professoressa di lingue a Ostia e Tivoli di giorno, e teatrante la sera.
“Quel premio mi ha cambiato la vita. Mi ha costretto a scegliere, a uscire allo scoperto, a guardarmi allo specchio. E mi ha fatto capire cosa fosse in realtà quel patinato mondo dello spettacolo dal quale sono fuggita subito dopo. Iniziarono a chiamarmi personaggi famosi che avevo avuto modo di conoscere grazie al Premio. Si dicevano interessati a mettere in scena la mia Matilda e io ero piena di speranze. Fra questi c’era la moglie di De Sica, Maria Mercader, poi Antonio Salinas del teatro Belli. Ma i miei sogni si frantumarono quando capii che con Matilda volevano anche tutta la mia vincita. Una sorta di mazzetta. Rifiutai. Di cosa avrei vissuto altrimenti? Avevo lasciato prima il lavoro da professoressa, poi il posto di interprete al Ministero degli Interni, due lavori sicuri per il teatro. Dissi no”.
Inizia così uno dei suoi periodi più altalenanti, ma anche ricchi di stimoli professionali: Maila divorzia dal marito romano, abbandona quella città che “non mi ha mai dato nulla, in fondo”, e parte. Spagna, Inghilterra, Francia, teatro di strada, mimo, vita da nomade, poi rientra in Italia, a casa, dove il padre la convince a fermarsi, a mettere in piedi qualcosa di realmente suo.
“E’ il 1993. Ho 32 anni e tanta voglia di fermarmi e affermarmi. Era finalmente giunto il momento di fondare una mia compagnia, di fare il grande salto. Mi padre aveva ragione e unendo i soldi degli sborsi a quel che restava della vincita del premio acquistai la baracca di Casale che diventò la Baracca di Maila Ermini. Era isolata e sgangherata, assieme a mio padre lo trasformammo usando i materiali di risulta e pian piano sbocciò. I primi due anni mi limitai a laboratori teatrali, corsi di teatro e a prepararci spettacoli che mettevo in scena fuori. Poi decisi di iniziare a fare qua i miei spettacolini”. Il suo tono resta calmo, ma gli occhi si illuminano di questo ricordo. Fierezza e soddisfazione insieme. “E’ stato sempre tutto in salita, precisiamo, ma lo rifarei senza batter ciglio. Inizialmente era caldissimo d’estate, e freddo, molto freddo, in inverno. Pian piano però tutto è migliorato, mi sono messa a norma con l’impianto elettrico, con le uscite di sicurezza, ho azzerato le barriere architettoniche ed è emerso un teatro a tutti gli effetti che mai ha però perduto la propria identità. Baracca era e Baracca resta”.
Le stagioni teatrali iniziano nel 99-2000. Da allora tanto è cambiato ma non il ritmo del pubblico. “Alti e bassi – dice pacata -. Dipende dagli spettacoli. E da tante altre cose. Ma ormai ho smesso di pormi il problema di quante persone verranno. Ho scelto. Io e il mio compagno Gianfelice D’Accolti, attore e drammaturgo come me, gli spettacoli li facciamo qui per saggiarli e poi portarli fuori. Siamo sereni e convinti della strada intrapresa”.
Da due anni La Baracca ha anche smesso di ospitare compagnie da fuori. Eccetto chi vuol venire dietro a un piccolo compenso. “Non posso più permettermi i sostanziosi cachet che offrivo al tempo di Sipario Aperto, il circuito da cui ho tratto sostentamento per anni. Dopo che i politici lo hanno distrutto non ho avuto alternative. Da quando è stato deciso di classificare i teatri in base alla residenza teatrale regionale, i finanziamenti sono riservati soltanto ai teatri-azienda dagli alti ricavi. E certo non è il caso della Baracca che non è un teatro supermercato come tanti”, insiste Ermini.
La Baracca ha posti molto limitati e anche quando è sold out i ricavi restano sotto le cifre stabilite da questa nuova legge. “Poi ci sono le valutazioni politiche che incidono molto – dice con sorriso forzato -. Non è un teatro commerciale il nostro. Il nostro è un teatro di impegno civile. A volte è anche comico, ma resta impegnato. E a tanti rimane scomodo. Non piace”.
Si ferma un attimo. La pausa è silenziosa. Poi riprende: “I rapporti con questa Amministrazione però sono buoni. L’assessore Simone Mangani è venuto più volte qua da noi e mostra di apprezzarci. Ha anche comprato tre repliche de Lo Spettacolo della Città, una performance itinerante e irriverente che abbiamo fatto in estate raccogliendo grande successo – incalza con orgoglio -. Abbiamo già in programma di farlo anche a Pistoia e in Val Bisenzio”.
Poi Maila si lascia andare: “Sono però tante, troppe le persone dell’area pratese a non aver mai messo piede qui. Tanti assessori alla Cultura dei Comuni limitrofi fingono di non conoscerci. Seppur criticandoci. Mi son stati riferiti commenti di disprezzo del mio teatro usciti dalla bocca di personaggi che non si sono mai nemmeno avvicinati a Casale. Ecco, questo non lo accetto. E che dire degli abitanti della stessa Casale? I nuovi vengono, dei vecchi neppure l’ombra. E Prato non viene perché è periferico e non di moda”.
Ma lei va avanti, incorruttibile. “Il teatro civile non è ben visto e non paga. Ma è quello che amo e che continuerò a fare”. E precisa di aver assistito almeno una volta agli spettacoli di ogni singolo teatrante della zona: “L’ho fatto in maniera silenziosa, ma non me ne sono persa uno. Non posso invece dire altrettanto di loro nei miei confronti. Se mi rammenti un artista di Prato e dintorni, io l’ho visto. Loro invece? Magelli, ecco, lui sì. Venne appena nominato direttore del Metastasio. In scena c’era Anito Garibalda e si divertì molto. Poi purtroppo litigammo quando io gli dissi che tutti i soldi se li prendeva il Metastasio”.
Poi ammette: “L’unico teatro in cui non ho mai messo piede è quello del Bonechi, ma solo perché ultimamente son costretta a lavorare tanto”. Quindi tira fuori il quaderno del gradimento, un librone sul quale dopo lo spettacolo chi ha voglia annota critiche ed emozioni, anche negative. “Leggo e rileggo spesso questo quaderno per sapere cosa pensa il mio pubblico. La relazione con loro per me è fondamentale. Chiudiamo spesso gli spettacoli col dibattito, aperto e costruttivo. Certo è molto dura quando il pubblico non se ne va e tu sei stanca e vorresti solo uscire di scena. Ma quando il pubblico resta è una soddisfazione unica e un gran segno che lo spettacolo ha funzionato”.


http://www.pratosfera.com/2015/10/29/la-baracca-e-il-teatro-civile-un-ritratto-di-maila-ermini/

Perché i cinesi non sono venuti a vedere "Le tre vite del ragazzo di Tien An Men"

L'ho incontrata domenica scorsa e, davanti ad altri - presente anche Gianfelice - ha detto il che e il come. E' stata gentile, la donna cinese che vive a Prato.

Le ho fatto queste domande, che credo di ricostruire abbastanza fedelmente:

- Mi puoi dire perché i cinesi non sono potuti venire a vedere il mio spettacolo?
- Perché ambasciata leva passaporto se sanno. E problemi anche a casa. Non può venire, pericolo.

- In Cina sanno di Tien An Men?
- Sì, sanno. Ma non possono parlare.

- E secondo te quale può essere la fine che ha fatto quel ragazzo?
- Tutti e tre può essere (di quelle che ho supposto io).

L'altro giorno ho tolto le locandine dello spettacolo dalle bacheche. Una, mi è caduta, ed è finita ai piedi di un ragazzo cinese giovane che stava passando, ascoltava musica con un walkman. Lui si è fermato, ha letto, mi ha guardato impietrito.

In questi giorni di repliche non ho tentato nemmeno un po' di provocare la comunità cinese, anche se ho invitato alcuni rappresentanti di associazioni. Non ho nemmeno forzato la mano con gli attori cinesi, che in un primo momento avevo pensato di chiamare a recitare.

L'incontro con la ragazza, coraggiosa, è servito a chi non credeva che i cinesi non potessero assistere a uno spettacolo. Certo, se ci fosse stato il sostegno del Comune o di qualche suo rappresentante forse qualcuno si sarebbe fatto coraggio. Ma così non è stato.

Sono certa, nonostante tutti gli interessi del mondo e la codardia e la falsità dei nostri e la miseria dei loro governanti, che un giorno anche i cittadini cinesi potranno guardare in faccia la loro storia senza nascondersi o fuggire davanti a una locandina.

mercoledì 28 ottobre 2015

Io brando tu brandi egli branda

Mentre Prato crolla nei suoi punti fondamentali, economia cultura storia vivere civile, identità insomma, - è di oggi anche l'ennesimo comunicato sul disastro sulla Fattoria Medicea che il Comune, e ormai da anni, è incapace insieme alla Soprintendenza, di gestire e di risollevare dal fango in cui è immersa-, non si trova di meglio che cercare un 'brand' per Prato, per cui si annuncia un concorso pubblico, con questo obbiettivo:

"La finalità è quella di creare un brand territoriale per rendere la Città di Prato conoscibile, riconoscibile e attrattiva con il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio, attivando processi dal basso, valorizzando realtà locali e contatti e contenuti già esistenti. Il servizio consiste nella conduzione di un processo partecipativo finalizzato alla costruzione di un’identità condivisa dalla città e necessaria all’elaborazione del brand territoriale". (1)

E giù un romanzetto senza fine per cui si dovrebbe, per la modica cifra di 20.000 euro, allestire quanto sopra.

Ma per creare un'identità condivisa è chiamato appunto il Comune e i suoi 'attori', per questo anche si va a votare, non solo per risolvere i problemi!

Se i suoi 'attori' sono assenti, se sono discriminanti, se si pensa di creare l'identità condivisa con questi bandi, o andando all'Expo' con la bozza pratese, condotta sul desco dalla sorridente pifferaia, allora Prato non sarà mai 'attrattiva'.

Intanto, alcuni elementi fondamentali per la creazione identitaria sono stati distrutti, non si fa niente per creare vere alternative al vivere in città, gli eventi sono tutti calati dall'alto e non condivisi e sono specchietto di propaganda. E certo non solo con questa giunta!

Insomma, delegare la creazione identitaria significa dichiarare il proprio fallimento rispetto a una realtà che ci sfugge di mano o per cui non ci vogliamo sporcare le mani. 
O forse che si vuole, ancora una volta, fare 'merchandising' della propria città, che diventerà sfacciatamente  'punto vendita', città-mercatone?

E poi, cominciamo intanto a usare l'italiano, che gli insulsi bandi contribuiscono a rovinare: 'brand' è 'marchio'.


(1) Qui il testo completo del bando: 
http://www.comune.prato.it/servizicomunali/gare/attivi/2015/brand-prato/

martedì 27 ottobre 2015

Ecosistema urbano: Prato nel 2009 era al 9° posto e ora...al 69°!

Nel  comunicato stampa del Comune di Prato dell'Assessore Alessi relativamente alla classifica di questo studio di Legambiente denominato Ecosistema Urbano, non si  dice che nel 2009 Prato era al 9° posto; ora è al 69° . Il lieve miglioramento di cui parla l'Assessore rispetto l'anno passato (la città era al 71° posto) è pura difesa di parte politica.

Un disastro ecologico urbano, praticamente.
____

Comunicato dell'Assessore Alessi

La situazione di Prato nel 2009:

Le città-mercatino

Con l'arrivo del Natale

i mercatini nelle città aumenteranno.

Previsioni dello spazio,

le città, ormai tutte città ristorante, città negozio

diventeranno città-mercatino.

Code in centro; problemi di parcheggio;

passeggiata in passeggino;

inquinamento; sporcizia. Barbarietà.

Ma bisogna, l'economia non gira.

L'economia non gira. Già.

Girano le scatole.

Pacchetti e sacchetti

nei sacchetti, oggetti.

Mi sento asfissiata.

Basta.

Non voglio questa vita comprata.

Non voglio questa vita regalata.

Basta.

Non voglio una vita-negozio,

camminare fra la folla per fare il regalino;

e invece si potrebbe fare

un Natale senza mercatino,

senza shopping, in ozio.

E perché no, abolire il Natale

tanto per provare;

veder crollare l'economia,

e, dopo aver fatto lo scherzo,

come bambini,

scappare via.


domenica 25 ottobre 2015

Il teatro libero fa paura (Le tre vite del ragazzo di Tien An Men)


L'ultima, la replica più bella.  Uno degli spettacoli più faticosi, di grande emozione che ho scritto e interpretato.

A conferma che la censura oggi si manifesta con la finta indifferenza, in queste cinque repliche non abbiamo visto alcun rappresentante di associazioni italo-cinesi, alcun assessore o consigliere locale, o cosiddetto ‘studioso’ di storia delle patrie universitudini.
Nonostante i ripetuti inviti mandati. Temono di compromettere equilibri politici e affari.

Il teatro, quello libero, fa paura.

Per questo sfido un teatro, un assessore che sia a proporre uno spettacolo come il mio, ne hanno paura come delle lebbra. A Prato e in Toscana, poi...

E invece dovrebbe poter essere visto da tante persone. Ma nessuno ci darà questa opportunità. Coloro che l’hanno visto sono stati privilegiati, hanno potuto assistere a qualcosa che non passerà mai nei teatri ufficiali; e non perché non ci siano artisti capaci, ma perché non li fanno arrivare a voi, o pubblico, se non raramente o per errore.

Chi è venuto l'ha potuto vedere perché esiste uno spazio, pur piccolo e periferico, dove certa gente non ci mette le sue scimmiette. Di spazi così, in Italia, ce ne sono pochissimi. Sostenendo noi, in realtà sostenete il pensiero e l'arte differente, quel poco che ancora rimane.

Abbiamo fatto la ripresa dello spettacolo, e appena possibile la condividerò. Intanto copio tutti commenti che sono stati scritti su Le tre vite del ragazzo di Tien An Men.


Ultima recita:

Nicola: "Siete stati bravissimi, persone rappresentate...quasi realistici. Peccato che questi politici  non vogliono mai farci scoprire la verità e non metterci la loro faccia"

Emiliano:  "Strepitoso!"

Graziano:  "Emozionante, complimenti.  I totalitarismi aumentano gli individui che non siedono 'diritti'; dobbiamo ringraziare chi ha avuto ed ha il coraggio di sedersi 'storto'.

Tiziano: "Spettacolo intenso ed emozionante, come sempre".

Miriam: "Come sempre siete bravissimi. Il vostro teatro fa pensare e riflettere. Stiamo con la schiena dritta."

Maura:  "Sono tornata a perché non è facile assistere a spettacoli che ti accompagnano e lasciano emozioni anche il giorno dopo!"

Luciano: "Da Milano e ritorno per ammirare due interpreti eccezionali".


Commenti delle precedenti recite:

Maura:    "Bravissimi! Una tragedia contemporanea che mi ha emozionata molto per il coinvolgente finale".

Piera:  "Siete grandissimi artisti. Spettacolo denso di contenuti e di emozioni! Da rivedere. Anzi da rivivere. Complimenti anche per l'allestimento, che sicuramente ha favorito la comunione tra attori e spettatori".

Moreno: "Avete affrontato un'argomento difficilissimo da portare in scena anche perché, non avendo informazioni sulla "vita attuale" del Rivoltoso Solitario, rischiavate di cadere in banalità e invece avete fatto un testo bellissimo e pieno di pathos, uno spettacolo davvero coinvolgente. Complimenti anche per l'allestimento". 

Francesca: "Non so se mi è piaciuto più il testo o la regia. Entrambi, e una grandissima emozione".

Annalisa:   "Spettacolo emozionante".

Beppe:  "Immersi in una dimensione...'evanescente' eppur tangibile che avvolge e prende la gola per le verità nascoste che contiene e snocciola nelle esperienze di un ragazzo, semplicemente un ragazzo ingenuo e carismatico suo malgrado; tre facce di una vita che rappresenta l'universo della scissione che un dramma vero ci racconta ogni volta che lo riscopriamo. E Maila e Gianfelice ce l'hanno fatto rivivere con una interpretazione che va al di là della messa in scena teatrale. Grandiosi! Indimenticabile!".

Iuri:  "Bravi! Interpretazione intensa e realistica. Dovrebbero vederlo le scolaresche".

Michele:"Ultime notizie: avvistati due 'istrioni' al Teatro La Baracca. Si consiglia vivamente la visione." 

Sylva e Gianluca: "Grazie del bellissimo spettacolo. Molto intenso profondo filosofico. Fa riflettere e farà riflettere". 

Massimo: "Ieri sera, serata diversa; abbiamo portato i nostri figli a teatro; l'intento era quello di strapparti per una sera dalle varie PS, cellulari e sempiterna televisione per cercare di capire qualcosa in relazione al RAGAZZO DI TIEN AN MEN; non so se lo ricordate, era quel ragazzo che più di 25 anni fa fu immortalato in una foto mentre stoppava l'avanzata dei carri armati che andavano a sedare la rivolta pacifica degli studenti; intento direi ben riuscito, probabilmente perché l'artista che ha portato in scena questo spettacolo è riuscita a trasmettere qualcosa anche a loro, tanto è vero che tornando a casa in auto si è aperto un dibattito fra noi; tante volte IMPORRE qualcosa serve! grazie a Maila Ermini e al suo degno compagno di teatro, ai collaboratori e al grande TEATRO LA BARACCA!...i ragazzi hanno fatto di tutto per non venire, ma durante lo spettacolo li ho visti molto interessati, non lo faccio sempre di essere rompi...oglioni con loro. "

Sabrina: "Spettacolo intenso ed emozionante che fa riflettere anche sulla società contemporanea e, soprattutto per i commenti finali sulla comunità cinese, lascia con l'amaro nel cuore!! Grazie a Maila e Gianfelice che, negli anni, non si sono piegati e asserviti alla logica del "guadagno" e continuano a proporre questo tipo di spettacolo a cui in tanti dovrebbero avere il privilegio di assistere!".

Edoardo: "Complimenti, molto bello, bravi".

Fiorella:"Bravissimi come attori. A Maila autrice il merito di aver ricordato a molti e a me un episodio importante del nostro recedente passato". 

Michele e Graziella: "Lo scorso venerdì sera (n.d.r, era sabato), al termine dello spettacolo, mi è stato difficile buttare giù, su due piedi, un pensiero più articolato su quanto avevamo appena visto. Ora, con un po più di calma, posso dirvi, anche a nome di Graziella,  che lo spettacolo che avete messo su, con tanto coraggio, è davvero notevole. All'uscita la prima cosa a cui ho pensato è che siete due istrioni, ma non nell'accezione del termine che un vocabolario definisce tale, bensì nella vostra capacità di calarvi nei panni dei personaggi così intensamente da sembrare una vera e propria metamorfosi, che è ben lungi dalla semplice rappresentazione o narrazione.Ancor più difficile se si pensa che era un uno e trino, insomma una bella prova di bravura. Complimenti! Per noi, che siamo praticanti del Falun Gong, è stato ancora più facile, e contemporaneamente più doloroso seguirvi, poiché leggiamo costantemente notizie riguardanti la persecuzione che i praticanti, nonostante il blocco internet imposto dal regime, riescono a far pervenire all'estero. Con questa vostra denuncia avete provato anche voi, per la prima volta, credo,  cosa vuol dire denunciare pubblicamente i misfatti del regime cinese e cosa pensano e come reagiscono i cinesi residenti di fronte a queste notizie".  

Qualche giorno fa mi è arrivato anche il commento di Laura:

"Ho riflettuto a lungo sul suo spettacolo. E’ qualcosa che si digerisce piano piano, come una medicina buona. Il testo e la scena, molto originali entrambi, sorprendono e invece di incupire, come si potrebbe supporre dal tema, scavano dentro di noi un solco buono. Un piccolo seme. Fa bene a moderare gli applausi, non servono. Oggi poi, che tutti applaudono senza nemmeno capire perché. Vado nei teatri e vedo che tutti applaudono mimeticamente, come scimmiette.Il suo spettacolo non ha bisogno di applauso, è qualcosa di nuovo, e la gente quando lo vede rimane attonita e sente che al dilemma posto non si risponde con l’applauso.Non basta dire che è bello, che merita, tutte queste frasi sono inutili. Dovreste continuare a farlo ,anche se lo so che non è possibile, perché non avete alcun sostegno." 

sabato 24 ottobre 2015

LE TRE VITE DEL RAGAZZO DI TIEN AN MEN, ultima replica


Stasera, ultima replica de Le tre vite del ragazzo di Tien An Men al Teatro La Baracca.
Sono un po' dispiaciuta, perché lo spettacolo ha suscitato in me e in tutti coloro che l'hanno visto tante emozioni, riflessioni.

Ringrazio le persone che sono venute a vederci in questo mese e che vengono stasera.

Quelle che ci sostengono sempre. E le persone nuove, che non conosciamo.

Abbiamo fatto questo spettacolo senza alcun finanziamento, senza alcun patrocinio, senza 
'benedizione'. Ma chi ci segue, lo sa.

Ogni testo da allestire, ogni regia da anni è una lotta con i soldi che non ci sono, e che acuisce a ogni spettacolo la ricerca, la sfida stessa, facendomi trovare soluzioni ogni volta diverse e, per quanto è possibile, inconsuete.

Costretti a far pagare un biglietto, se non alto, nemmeno irrisorio, con i tempi che (non) corrono.

Con una concorrenza che definire sleale è dire niente, visto anche che ci troviamo in periferia.

Insomma, sapevamo che non sarebbe stato uno spettacolo facile; e non lo è stato.  Uno spettacolo che nessun potere avrebbe voluto 'sposare'. E così è.

Trattati con finta indifferenza, senza ricevere risposte agli inviti; trattati da lebbrosi da coloro che maneggiano gli ultimi soldi rimasti, e che si fregiano delle poche coroncine da mercato da mettere in testa; che annunciano che ci saranno ricchi premi e cotillons, quando c'è penuria forte in giro.

Da tempo ormai chi vuole annullarci ha però perso la partita. E dunque rincara ogni volta il suo odio, e l'invidia.

Tenere un teatro aperto così, pur che sia piccolo, è dura, e psicologicamente arduo.

Non c'è mai riposo, sicurezza, non si pedala mai in pianura.

Ma anche stasera si va in scena. 

E dopo... la stagione al Teatro La Baracca continua. E con spettacoli tutti diversi.

venerdì 23 ottobre 2015

La toponomastica beghina del Comune di Prato

Continua, incessantemente, l'opera beghina in materia di toponomastica a Prato, nonostante la giunta sia cambiata.
Dopo aver assegnato il nome di una strada a Don Danilo Aiazzi, quello dei concubini di Prato,  e dopo aver santificato civilmente altri che vanno bene per la politica attuale, ecco che presto sarà assegnata un'altra via a un prete, al parroco di San Domenico, senza che vi sia un contraltare a certe scelte.

Naturalmente a gente come Mauro Bellandi e Loriana Nunziati, i 'concubini' di Prato - che presto ricorderemo anche al Teatro La Baracca - non si assegna niente: primo perché questi giovanotti che stanno in giunta non ne sanno probabilmente nulla; secondo perché chi invece giovanotto o giovanotta non è, e forse ne sa qualcosa, fa finta che la Storia sia andata solo da una parte.

Assessori, informatevi,  studiate la storia della vostra città, ci sono stati tanti personaggi importanti e significativi, non solo parroci!





(COMUNICATO DI TV PRATO del 20 ottobre 2015) 

Due nuove strade a Prato: via dell’Orsa minore e via del Mulino del Cecchi

La giunta comunale questa mattina, su proposta dell’assessore Filippo Alessi, ha assegnato nuovi toponimi a due viabilità cittadine. Nello specifico la nuova via che collega via Traversa vicinale a via Traversa pistoiese, in zona Tobbiana – Casale si chiamerà “Via dell’Orsa Minore”. La scelta è stata fatta dagli studenti della vicina scuola “Ammannati” (Comprensorio “Don Milani”) e rispetta il proposito di continuità di zona, sempre auspicato dalla Commissione toponomastica, le nuove vie nella zona infatti si chiamano Orione, Sirio, delle Pleiadi. La decisione è stata presa dopo che gli studenti hanno partecipato ad una lezione, tenuta da Marco Morelli, direttore del Centro di Scienze planetarie di Prato, per volere dell’Amministrazione attraverso gli assessori Alessi e Ciambellotti, sull’universo e le costellazioni. Per il tratto breve di nuova viabilità che collega Viale dell’Unione europea e via Guilianti, dopo una consultazione dei documenti storici relativi alla zona, è stato scelto il toponimo “Via del Mulino del Cecchi”, che fa riferimento all’esistenza in zona di un mulino di proprietà della famiglia cittadina dei Cecchi, come risulta dall’esame del Plantario del XVIII sec. Al vaglio anche l’ipotesi di ricordare la figura e l’operato di Padre Giorgio Civinini, parroco della Chiesa di San Domenico per quasi 50 anni.



giovedì 22 ottobre 2015

Art Malus

Qualche giorno fa l'ex ormai sottosegretaria alla cultura Barracciu giunse a Prato nel corso del suo 'road show' per illustrare l'Art Bonus, insomma la possibilità di essere mecenati culturali e così aiutare a salvare i monumenti dalla rovina. I cittadini poterono anche seguire in diretta l'incontro.

Ieri abbiamo saputo che si è dimessa perché indagata: dovrà subire un processo per  peculato aggravato per l'uso dei fondi ai gruppi di consiglio regionale della Sardegna.

Che credibilità ha il Governo in questi suoi progetti culturali, giù di per sé lontani dalla gente, elaborati, selettivi, se chi li presenta poi si rivela così compromesso?

Certo, può venire il sospetto di un sistema di giustizia pilotato, magari per sbarazzarsi di qualcuno, e proprio all'interno di uno stesso gruppo o partito. 

Come ho avuto modo di verificare in denunce e ricorsi che ho presentato, la Giustizia troppo spesso c'è quando vuole esserci, e proprio in campo culturale io ne ho fatta una pessima esperienza (1); tuttavia il sistema politico è così guasto, che è irredimibile. 

Qui non solo non si salvano i monumenti, ma crolla tutto lo Stato, ormai evidentemente da rifondare, con tutte le sue istituzioni non più credibili.

E l'Art sta sempre più malus.



(1) Ho presentato due ricorsi: uno nel 2002, quando la Regione Toscana mi rifiutò i soldi per la produzione teatrale. Da notare che ho ricevuto 3 premi per la produzione drammaturgica dall'Ente Nazionale Scrittori e Artisti: nel 2002, 2005 e 20013. Il TAR mi rispose picche.  Il secondo ricorso nel 2014, perché il Teatro La Baracca non è stato inserito nelle Residenze Teatrali; la Regione con i suoi massimi esperti (?) ha stabilito che si tratta di un teatro troppo piccolo e non può avere i numeri di una azienda. Capito? Il teatro deve essere un'azienda! Anche in questo caso la giustizia mi ha risposto picche e ha dato ragione alla Regione. Dovremmo dire 'Sregione'.
Ricordo poi, scandaloso, che la denuncia presentata insieme ad altri nel 2009 per l'abbandono del sito archeologico di Gonfienti, è praticamente andata nel nulla, sepolta chissà dove. Insomma la stessa fine della Città Etrusca.

mercoledì 21 ottobre 2015

D'Ippolito al Metastasio

Che dire del signor Francesco d'Ippolito al Teatro Metastasio?

Intanto che la nomina ha lasciato la città indifferente. A parte le solite polemiche politiche o le partigianerie per Magelli costretto a lasciare, come anche accadde quando fu sbolognato Tiezzi.

E non poteva che essere così, indifferenza o rassegnazione?, perché il signor d'Ippolito è un manager del teatro,  come ormai lo sono anche altri pur giovani direttori teatrali, e dal suo curriculum non risulta che lo abbia mai praticato come attore, né come regista o drammaturgo.

A dirigere i teatri non ci sarà più il regista che organizza anche il suo spettacolo, la sua produzione, magari con la compagnia ruffiana e prediletta,  dando tuttavia uno stile al teatro, ma saranno chiamati soltanto manager.

La parola inglese deriva dal francese manager, e dal latino manu agere, 'guidare una bestia stando avanti a lei', che in italiano è diventato 'maneggiare' e 'maneggio' (recinto dove si addestrano i cavalli).

Il significato della parola inglese è cambiato poco rispetto al latino, perché il manager è  'colui che conduce gli altri'.

La nomina di D'Ippolito testimonia, se ce ne fosse bisogno, che si vuole trasformare i teatri in azienda, dove saranno proposti i soliti nomi noti con i quattro spettacoli sempre gli stessi che girano; o i nomi 'giovani', o i falsamente trasgressivi, gruppi e compagnie usati strumentalmente per mostrare aperture che non esistono affatto, ma tutto finalizzato alle quadrature di bilancio e  alla 'rinomanza'.

Ci saranno insomma, per i teatri-vetrina, i fuochi d'artificio, i nomi da vertigine, e le strategie d'incasso. 

Si ripete e amplifica la solita cultura d'esclusione e praticata dalla Regione Toscana, che ha decretato la morte di tutto quello che non è cultura aziendale o di partito o conforme. 

Tutto quello che è alternativo o almeno prova a esserlo, non può più vivere. 

Uno sterminio culturale, artistico, economico; altroché.

Gonfienti e Interporto, un convegno deja-vu

Ecco un altro convegno, ennesimo, come saggiamente allude il titolo dell’articolo de La Nazione
Convegno tragicomico: perché controllati e controllori sono insieme e c’è, repechage dal cilindro!, anche lo scrittore Nesi, quello che praticamente lasciò la sala stizzito davanti agli studenti del Cicognini quando ci invitarono a parlare insieme di Gonfienti, non ascoltando le altrui ragioni. Allora era assessore alla cultura della Provincia;  ora, invece, in quale veste o vestito è stato chiamato? Riproporrà Gonfienti virtuale?
Di nuovo, rispetto al già visto e rifritto, c’è l’esperto comunicatore di Expo David Rampello.
Come qualcuno ha detto, “purtroppo qui, per la città degli Etruschi, fin dal lontano 2001, il problema non è quello della comunicazione, bensì della preservazione dell’area archeologica e del rispetto paesaggistico dei luoghi".

Questo convegno sostituisce quello annullato un anno fa, che si intitolava come questo, ossia:
“L’area archeologica di Gonfienti: un’opportunità per la Toscana – Dalla città etrusca all’Interporto della Toscana Centrale: uno sguardo al passato per valorizzare il futuro".

Al termine della ridda di interventi, tutti di una voce, tutti una stessa opinione e senza contrasti, ci sarà  il ‘pranzo leggero’: finire così un articolo pervade il tutto di fine ironia.
Pranzo leggero che dovete digerire anche voi, cari concittadini, perché Interporto e tutta la teoria a tavola, li pagate voi, sì sulla carta vi appartiene, ma pagate senza poter decidere alcun menu, né assaggiare niente. Né fare domande, o toccare qualche briciola. Insomma, la pancia se la riempiono altri.

(Forse devono ammorbidire la pillolina per la V.A.S. che sono costretti a presentare?)

martedì 20 ottobre 2015

La canzone della puttana cinese di Prato

Oggi, in occasione del mio compleanno, mi regalo una poesia. Data l'attualità - il servizio di Striscia La Notizia di Canale 5 sulle puttane cinesi di Piazza Mercatale a Prato, di ieri -, non poteva mancare una poesia che ho scritto poco tempo fa, e che sembra invece composta apposta! Non s'aspettava certo il servizio televisivo per sapere quello che a Prato purtroppo sanno anche le pietre. Che città triste, oggetto e soggetto di continuo sabotaggio antropologico e culturale, oltre che di saccheggio economico!


Ehi, vecchio, vieni con me,

con venti euro starai da re!

Sono cinese è vero

ma che ti importa

la fica è la stessa

non guarda colore

non vuoi provare?

Sono dolce come il miele!

Che' ti fa schifo

venire con me?

Non prova schifo nemmeno il re!

Con me anche i ragazzini,

con  venti euro fo concorrenza

a tutte le puttane

con certa decenza.

Parlo male l'italiano

ma due parole mi bastano

per star con te sul divano!

Su', vecchio vieni con me,

prova il piacere che prova il re!

La tua signora non la dà più,

e allora è giusto che vivi frù frù

qualche minuto di soavità

con me, sì,  puttana cinese

pratese esotica cortese

e poi, che fa?

Si sa, la fica non ha

nazionalità.

(Vieni, per di qua,

seguimi a ruota;

l'appartamento

ce l'ho in affitto

da un tuo compatriota).




lunedì 19 ottobre 2015

Inside Out: ennesimo episodio della saga del conformismo

Confesso di avere un debole per i cartoni animati, anche se ormai, e da troppo tempo, sono lontani dalle favole e dalla immaginazione.
Con Inside Out  però sono rimasta disgustata. Da non vedere, non portate i vostri bambini a vedere questo ammasso di conformismo sociale, di buonismo, di fasullità. Di dolciastro estremo.
Lo spunto, buono, del mostrare l'interiorità dell'essere umano, è completamente annullato dalla storia e, in particolare, dal personaggio di 'Gioia',  oltre che dalla banalità di tutti gli altri.

Un ritmo forsennato, insostenibile, ansiolitico di tutto il primo tempo, e in parte anche del secondo, rende quasi inguardabile il tutto.

E poi basta con questi disegni, questi personaggi disegnati 'tondi' e a tutto tondo, forse eredi del esempio figurativo giapponese! Basta, da troppo tempo sono tutti fatti uguali.

Il cinema a volte mi delude talmente tanto, che penso che sia irredimibile, ormai votato alla distruzione di sé stesso, la vera arte del tutto compromessa e spacciata dai soldi. 

La distribuzione è ormai diventata distruzione cinematografica!

I bambini erano annoiati, e anche gli adulti delusi. Perché a una grande pubblicità e un sopraffino lavaggio di cervello con incluse critiche entusiaste, sembra, di trasmissioni tipo Hollywood Party, che ci hanno consigliato questo 'prodotto', corrisponde roba da voltastomaco.

Consiglio americano alla santa famiglia con prole: non buttate i vostri soldi e il vostro pomeriggio domenicale; provate ad andare in qualche bosco vicino alla vostra città, anche se piove (sarà meglio); portatevi qualche libro, se siete a corto di storie, e improvvisate letture fantastiche, stupendo i vostri bambini che non crederanno ai loro occhi nel vedervi in quella foggia. C'è poi sempre il vecchio rimedio del teatrino in casa (si faceva quando eravamo ammalati!), che si può fare con due seggiole, con personaggi bicchieri e posate di plastica, invitando amici con prole eccetera. L'entusiasmo è assicurato.

domenica 18 ottobre 2015

"Le tre vite del ragazzo di Tien An Men": quarta replica

In questa replica, andata molto bene, il dibattito è stato più lungo del solito.
Mi hanno chiesto perché ho scritto su Tien An Men!  Perché, mi ha risposto Gianfelice, è uno spettacolo che non piacerebbe a Fabio Fazio.

Ecco i commenti del pubblico alla quarta replica scritti sul Libro del Gradimento.:

"Complimenti, molto bello, bravi". E. Bettazzi
"Bravissimi come attori. A Maila autrice il merito di aver ricordato a molti e a me un episodio importante del nostro recedente passato". F. Ciardi.
"Democrazia!".

P.S. E' sempre un buon segno quando il pubblico non se ne vuole andare, non lascia subito il teatro.

venerdì 16 ottobre 2015

Falun Gong e "Le tre vite del ragazzo di Tien An Men"

Sabato 17 ottobre, ore 21 al Teatro La Baracca, quarta replica dello spettacolo "Le tre vite del ragazzo di Tien An Men".
Trascrivo un commento di un praticante del Falun Gong sullo spettacolo:


 "Lo scorso venerdì sera (n.d.r, era sabato), al termine dello spettacolo, mi è stato difficile buttare giù, su due piedi, un pensiero più articolato su quanto avevamo appena visto. Ora, con un po più di calma, posso dirvi, anche a nome di Graziella,  che lo spettacolo che avete messo su, con tanto coraggio, è davvero notevole. 
All'uscita la prima cosa a cui ho pensato è che siete due istrioni, ma non nell'accezione del termine che un vocabolario definisce tale, bensì nella vostra capacità di calarvi nei panni dei personaggi così intensamente da sembrare una vera e propria metamorfosi, 
che è ben lungi dalla semplice rappresentazione o narrazione.
Ancor più difficile se si pensa che era un uno e trino, insomma una bella prova di bravura.
Complimenti!
Per noi, che siamo praticanti del Falun Gong, è stato ancora più facile, e contemporaneamente più doloroso seguirvi, poiché leggiamo costantemente notizie riguardanti la persecuzione che i praticanti, nonostante il blocco internet imposto dal regime, riescono a far pervenire all'estero.
Con questa vostra denuncia avete provato anche voi, per la prima volta, credo,  cosa vuol dire denunciare pubblicamente i misfatti del regime cinese e cosa pensano e come reagiscono i cinesi residenti di fronte a queste notizie".  Michele e Graziella.

Regione Toscana: manca l'assessore alla cultura

Forse, presi da problemi e aspetti della vita ben più importanti, non vi siete resi conto, o Toscani, che vi manca l'assessore alla cultura.

O come mai, ancora dopo diversi mesi, ancora non è stato nominato un assessore alla cultura alla regione più culturessa d'Italia?

Qualcuno obbietterà: non se ne sente proprio la mancanza.

E' vero, tuttavia i soldi qualcuno li gestisce e li distribuisce, e la scelta va fatta.

La scelta, se scelta ci sarà, chissà che non si tenga tutto nel suo ufficio Ser Rossi da Bientina onde evitare altre pubblicità tarocche come fu nel 2013,  sarà fatta in quale direzione? Saranno ancora gli 'aperitivi sul mare', e di nuovo e sempre più la confusione fra cultura e turismo, fra teatri e vetrine come testimoniano anche le ultime nomine ai pam della cultura, insomma sarà sempre di più la cultura metamorfizzata in San Turismo Salvatore e sua sorella Promozione Economica, e ancora vedremo tuffo di assessore in acque tirreniche per promuovere la stagione balneare come fece qualche passata assessora sirena?
La domanda urge risposta.

Intanto ecco la carrellata della pubblicità tarocca finanziata con i nostri soldi, che  fu velocemente ritirata a causa delle polemiche, e il tanto sbandierato filmetto pubblicitario. Falso come il turismo.











giovedì 15 ottobre 2015

Teatro La Baracca: qui, emozioni

Così mi fermano per strada e mi chiedono: 
-Ma il teatro La Baracca, chiude? -

Rimango sorpresa, casco dalle nuvole. Rido.

-No.  La Baracca non chiude, né smette di essere un teatro o comunque un luogo culturale. -

Ora forse perché a Prato hanno chiuso librerie e tante attività culturali, e forse perché altre sono in procinto di, ecco che qualche maligno vorrebbe che anche questo teatro indipendente chiudesse.

E mette in giro voci non vere. Del tutto inventate.

No, non si chiude. D'altronde non ho nemmeno 'aperto'. Feci una piccola festa, tanti anni fa, invitando alcune persone quando finimmo di ristrutturare, diciamo così, mio padre e io, quello che era un rudere.

Poi, negli anni, è stato un susseguirsi di attività, laboratori, spettacoli, incontri. 
Certo, non è il luogo dei 'numeri' o dei successi così come li intendono altrove. E non vuole nemmeno esserlo. Non è un teatro-supermercato.

Magari, invece di cascare tutti scandalizzati e inorriditi per il fatto che le attività culturali chiudono, si dovrebbe, e l'ho già detto, essere meno ipocriti o maligni e sostenere chi ha la forza di intraprendere percorsi indipendenti. Ma non si fa.

Invece chi mi chiede se il teatro chiude o meno, non so nemmeno se ci sia mai entrato. 
Non ha mai voluto provare un'emozione come questa, entrare in un luogo bellissimo; sì, un luogo di pensieri ed emozioni.

Credo che la classe politica fosse onesta e avesse a cuore la vita dei propri cittadini, dovrebbe sostenere con la propria presenza, costante, quello che si fa in luoghi come questi, che aiutano a vivere meglio. Invece non solo mostrano indifferenza assoluta,  ma anche disprezzo.

Ho deciso, metterò la scritta: "Teatro La Baracca: qui, emozioni".



mercoledì 14 ottobre 2015

Sindaco, bla bla bla bla?

Sindaco, ma dove sei.

Abbiamo un mucchio
di problemini
non son piccini
eh, non si fa...

Al Gabinetto
ci hanno detto
che non è facile
trovarti a letto.

E che si fa?

Bla bla bla bla?

Qui, se piove forte
s'allaga a morte.

Non puoi tornar?

Bla bla bla bla?

Fruga nella tua tasca,
ci trovi il voto
è fatto a nodo
e non ti basta?

Tu non ci sei
tu sei altrove
a qualche tavolo
di altra corte,
non si sa dove.

Bla bla bla bla?

La tua consorte
non dice niente,
ti lascia star?

Gli altri signori?
Son scompariti
dopo le feste
dopo gli inviti!

Da qualche parte
porta anche il coro
il fazzolettino
col voto-nodo...

Ma non si trovan
nemmeno loro!

Bla bla bla bla?

Ritorna al tempio
Dà tu l'esempio!

Noi stiamo qua!
Nulla è cambiato
dal di' elettivo,
se non ritorni
mi fo cattivo!

Ridammi il voto
porcamiseria...
Ah non si fa?

Ah, non è seria
questa città!

Al Gabinetto
ci hanno detto
se vi va bene
c'è un altro sindaco.

Dichecittà?

Dicheccittà,
ma che sarà?

O mamma santa,
si son scambiati
i nostri voti
la roba tanta,
eh, non si fa!

Al Gabinetto
ci hanno detto
Chesipoffa'.

Chessipoffa'
che corte è?

Voracittà?

CONVEGNO "I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI DELL'ELBA"

Ricevo il comunicato relativo a questo convegno sull'Elba, di cui avevo già anticipato la notizia qualche tempo fa. Finalmente una visuale diversa di un'isola da noi soltanto considerata ormai solo turisticamente.



I BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI DELL’ELBA: UN CONVEGNO A 360° FRA CONOSCENZA E PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE

MARCIANA MARINA - Venerdì 16 ottobre alle ore 9, al palazzetto dei congressi di  Marciana Marina, si aprirà il convegno nazionale sui beni culturali e paesaggistici  elbani “Anatomia di un patrimonio da proteggere, conservare, valorizzare. A indagare  a 360°, secondo una molteplicità di punti di vista, sul nostro heritage, vale a dire sul retaggio culturale da custodire e da tramandare, con un notevole sforzo organizzativo dell’Associazione Ilva-Isola d’Elba” e del Comune di Marciana Marina sono stati  chiamati 21 relatori specialisti o studiosi di discipline diverse ma complementari.
Alle relazioni vanno aggiunte alcune comunicazioni di fine sessione. Gli inviti spediti assommano a 750. Ad approfondire le conoscenze – condicio sine qua non per la tutela e la valorizzazione - su questo o su quell’argomento sarà un gruppo di professori  universitari, tutti molto noti nel loro ambito di ricerca.
Comincerà Francesco  Mallegni (già università di Pisa), antropologo, che passerà in rassegna le tracce  lasciate All’Elba dai nostri più antichi progenitori, a partire dall’Homo heidelbergensis di quasi 200 mila anni fa per arrivare ai cosiddetti gruppi di Rinaldone, dell’età dei metalli, che occuparono saldamente l'isola da cui ricavano non solo il sostentamento nutrizionale, ma anche la possibilità di commercio e di scambio attraverso lo sfruttamento dei minerali di rame.
Seguiranno (tutti dell’università di Firenze) Carlo Alberto Garzonio, Paolo Casini, Massimo Coli, Giuseppe Centauro: i primi due geologi, il terzo studioso d’arte e il quarto paesaggista ed esperto di restauro architettonico. Garzonio esaminerà i geositi del versante settentrionale del Capanne e il rapporto che si è instaurato nel tempo fra strutture geologiche e gruppi umani. Coli si occuperà della lavorazione antica del granito sotto una prospettiva del tutto originale, mentre Casini si soffermerà sui beni materiali ed immateriali, dalle testimonianze devozionali alla musica tradizionale. Centauro proporrà la sua analisi sui percorsi di riscoperta culturale e paesaggistica, dai miti alla realtà. Sul paesaggio, e sui problemi relativi, baserà la sua relazione anche Riccardo Lorenzi (Soprintendenza alle Belle Arti di Pisa e Livorno).
Fra i protagonisti del convegno ci saranno anche gli Etruschi, che devono essere conosciuti meglio: ne parleranno gli archeologi Carmine Pellegrino (università di Salerno) e Michelangelo Zecchini, che farà il punto sugli studi in corso sull’ipogeo di Marciana. Concluderanno Antonio Carmilla, sulle esperienze di costruire in terra cruda e l’architetto Guido Iannone sulla sperimentazione di tecniche di restauro nella Torre di Marciana Marina.  
A dare man forte ci sarà una nutrita pattuglia di studiosi elbani, con le rispettive Associazioni, i quali da anni pongono a servizio della comunità il loro tempo e la loro passione: tanto per fare qualche esempio, parteciperanno Alessandro Pastorelli,  architetto, sulla villa della Linguella a Portoferraio; Marcello Camici, medico edumanista (Associazione Amici di Montecristo), sulle pievi romaniche; Carlo Gasparri (Fondazione Isola d’Elba) sui reperti sottomarini; Fabrizio Prianti (Associazione Ilva-Isola d’Elba) sullo stato di conservazione dell’insediamento etrusco di Monte  Castello; Giorgio Giusti (Circolo La Torre di Marina di Campo) sulle tracce di storia elbana nell’archivio segreto vaticano; Gian Mario Gentini (Circolo Le Macinelle di S. Piero); Stefano Bramanti (Circolo culturale ‘Sandro Pertini’).
Di particolare rilievo, sabato 17, sarà la tavola rotonda sull’ Elba etrusca, motore di civiltà nel Mediterraneo, argomento importante di ricerca fin da quando, nel 1962, il grande archeologo G. Pugliese Carratelli mise in relazione il commercio di minerali dell’Elba (Aithale in greco antico), con la parola ‘aitaro’ presente in una tavoletta micenea.
Il convegno del 16-17 ottobre sarà solo il primo della serie. Entro breve tempo ce ne sarà un secondo, al quale si sta già lavorando, che vedrà come sede un Comune dell’Elba orientale e avrà come argomenti principali le miniere, il ferro, i commerci in epoca protostorica, etrusca e romana nonché l’approfondimento delle conoscenze sia sui più importanti siti archeologici quali la darsena di Porto Azzurro e il Profico di Capoliveri, sia sui tesori architettonici e artistici della zona.

martedì 13 ottobre 2015

Lettera ai Romani

Romani,
anche 'sta volta,
il re non vi farà votare
facilmente.

Prenderà tempo,
aspetterà
che la rabbia
sfolli e sfumi,
e si frantumi;

si attaccherà
a mo' di salvagente
al calendario;
galleggerà,
teveramente,
con quella gente
ch'è sempre stata
in mezzo a voi
come mignatta.

Come in un gioco
poi dirà,
pinocchio acuto:
-Facciamo pari e patta -

E piazzerà un tipo
travestito, un muso,
da commissario,
il suo emissario.

E metterà voi fuori
dal contesto;
piuttosto, voi,
gli farete da pretesto.

La vostra rabbia,
le parolone,
e le invettive,
tutto lo nutre
al prepotente,
se non diventa niente.

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.