Stasera, ultima replica de Le tre vite del ragazzo di Tien An Men al Teatro La Baracca.
Sono un po' dispiaciuta, perché lo spettacolo ha suscitato in me e in tutti coloro che l'hanno visto tante emozioni, riflessioni.
Ringrazio le persone che sono venute a vederci in questo mese e che vengono stasera.
Quelle che ci sostengono sempre. E le persone nuove, che non conosciamo.
Abbiamo fatto questo spettacolo senza alcun finanziamento, senza alcun patrocinio, senza
'benedizione'. Ma chi ci segue, lo sa.
Ogni testo da allestire, ogni regia da anni è una lotta con i soldi che non ci sono, e che acuisce a ogni spettacolo la ricerca, la sfida stessa, facendomi trovare soluzioni ogni volta diverse e, per quanto è possibile, inconsuete.
Costretti a far pagare un biglietto, se non alto, nemmeno irrisorio, con i tempi che (non) corrono.
Con una concorrenza che definire sleale è dire niente, visto anche che ci troviamo in periferia.
Insomma, sapevamo che non sarebbe stato uno spettacolo facile; e non lo è stato. Uno spettacolo che nessun potere avrebbe voluto 'sposare'. E così è.
Trattati con finta indifferenza, senza ricevere risposte agli inviti; trattati da lebbrosi da coloro che maneggiano gli ultimi soldi rimasti, e che si fregiano delle poche coroncine da mercato da mettere in testa; che annunciano che ci saranno ricchi premi e cotillons, quando c'è penuria forte in giro.
Da tempo ormai chi vuole annullarci ha però perso la partita. E dunque rincara ogni volta il suo odio, e l'invidia.
Tenere un teatro aperto così, pur che sia piccolo, è dura, e psicologicamente arduo.
Non c'è mai riposo, sicurezza, non si pedala mai in pianura.
Ma anche stasera si va in scena.
E dopo... la stagione al Teatro La Baracca continua. E con spettacoli tutti diversi.
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