Leggendo questo articolo de Il Tirreno di oggi, dove tra l'altro si annuncia La Camminata per Gonfienti - Marcia Giusta 2 della prossima domenica, 16 ottobre, viene spontanea la domanda:
sulla base di quale accordo sul Pit (Piano di indirizzo territoriale) i reperti di Gonfienti vanno a finire a Campi Bisenzio? Dove sta questo documento? E il Sindaco di Prato e compagnia cantando, nessuno dice nulla? Tutto calato dall'alto e accettato senza batter di ciglio?
Ma tutelano o no questo nostro patrimonio o ci prendono in giro con il gioco delle tre carte?
Lo sa il Sindaco e compagnia cantando che oltre "alla Kylix di Douris, ci sono reperti di grandissima importanza per un valore di mercato che supera di molto il milione di euro"?(cit.).
(Trascrizione dell'articolo de Il Tirreno)
È nella pianificazione regionale
che il mistero del “trasloco” si chiarisce, domenica partirà la seconda “Marcia
Giusta”
Reperti etruschi, il Pit li destina
a Campi
Questo è una
parte dell’intervento dell’architetto Giuseppe Centauro che parteciperà alla
marcia per Gonfienti. «L’l'ultimo decennio scrive ha segnato per l'area
archeologica più importante dell'Etruria Settentrionale, una vera débâcle,
ambientale, fisica e eticomorale che pare, oggi, irreversibile anche sul piano
culturale se si pensa che persino i reperti superstiti degli scavi del 2003
saranno, alla faccia della scienza e della disciplina del restauro,
decontestualizzati e portati definitivamente altrove. Con buona pace anche di
chi, illudendosi, pensava di rifondare attraverso la conoscenza di questa
straordinaria scoperta storica, un senso autentico di appartenenza per tutta la
comunità non solo pratese». «Portare a Campi Bisenzio ciò che è di Prato non è
questione meramente campanilistica, come qualche superficiale commentatore va
dicendo, bensì rappresenta una manipolazione della verità archeologica, pura
mistificazione, e questo senza nulla togliere ai sacrosanti diritti dei
campigiani».PRATO Si chiama “La marcia giusta” e viene fatta per il secondo
anno consecutivo. In un giorno non casuale, il 16 ottobre (partenza da piazza
del Comune alle 14,30) lo stesso dell’inaugurazione del nuovo Pecci.
Archeologia contro contemporaneità, uno scontro singolare. “La marcia giusta” è
per Gonfienti, per gli scavi “dimenticati” e, per dirla con le parole di Maila
Ermini , «ancora più necessaria oltre che per il sostanziale abbandono e
disinteresse per l’area archeologica, anche per lo “scippo”dei reperti trovati
a Prato che saranno collocati a Rocca Strozzi di Campi Bisenzio». Ecco appunto,
i reperti che dopo l’esposizione in anteprima del 25 e 26 settembre scorsi nel
futuro museo archeologico di Campi, sono stati reimballati e attendono sempre
a Campi collocazione definitiva e il cui trasloco ha colto di sorpresa molti,
primi tra i quali i sindaci che si sono succeduti dal 1984 fino a oggi. E
siccome le amministrazioni “parlano” con gli atti perché le “strette di mano”
non sono sufficienti a formalizzare decisioni, è sugli atti che bisogna cercare
quando, nero su bianco, è stato scritto che kylix e pezzi di pregio rinvenuti a
Gonfienti dovevano trovare una casa diversa da quella d’origine una volta
terminata la mostra a Palazzo Pretorio “L’ombra degli etruschi”. La prima cosa
certa è che per quanto si cerchi negli archivi degli atti del Comune e della
Provincia di Prato, la soluzione Rocca Strozzi come domicilio dei pezzi
etruschi non compare mai. Ma non c’è solo Prato. Partiamo dal 2003 (delibera
della giunta provinciale, Daniele Mannocci alla presidenza) nella quale la
Provincia aderisce all’accordo di programma (con i Comuni di Prato, Campi
Bisenzio, Provincia di Firenze) con il quale si avvia il percorso «per l’identificazione
dell’esatta estensione della Città Etrusca sul Bisenzio nei comuni ci Prato e
Campi Bisenzio”. Un salto di qualche anno (trascorso, tra l’altro, con la firma
di Prato, Pistoia e l’Empolese del protocollo d’intesa, nel 2006, per l’istituzione
del Parco della piana nel quale l’anno prima erano entrati Campi, Firenze e i
Comuni dell’hinterland fiorentino e con il tentativo, tra il 2007 e il 2008,
poi fallito, di realizzare un museo dei reperti di Gonfienti a Villa Niccolini)
e si arriva nel 2010 quando si firma un nuovo protocollo d’intesa tra le
Province di Firenze e Prato, i Comuni di Prato, Carmignano, Campi Bisenzio e Interporto
“per la valorizzazione del patrimonio dell’area archeologica di Gonfienti e del
Comune di Carmignano”. In quell’accordo si decidono diverse questioni: di
continuare gli scavi, si parla di Parco Archeologico della Piana, si nomina la
Provincia di Prato “ente coordinatore del progetto parco archeologico esteso a
Carmignano e ad altri soggetti dei quali si rivelasse opportuno il
coinvolgimento”, si prende la decisione di recuperare fondi ma niente di più.
Nel 2012 la Fondazione Cassa, Soprintendenza e Regione firmano il terzo
protocollo d’intesa, poi allargato alla Provincia di Prato per lo stanziamento
di 400.000 euro (200.000 la Provincia, 200.000 la Fondazione) per scavi, messa
in sicurezza dell’area. Si arriva nel 2013 quando, non a Prato ma a Firenze, in
Regione(ma è difficile credere che gli amministratori locali non ne fossero a
conoscenza) si delinea il Piano di indirizzo territoriale (Pit) nel quale entra
il Parco della Piana che ingloba l’area archeologica di Gonfienti. E’ in quel
documento che effettivamente le questioni si chiariscono: il Pit prevede la
costituzione di un centro servizi, nel Mulino di Gonfienti, per la “conservazione,
documentazione e valorizzazione della città etrusca e del territorio di
Gonfienti che comprenda servizi per il pubblico” (con percorsi multimediali,
definizione della gestione eccetera) ma prevede anche che “in comune di Campi
Bisenzio dove è stato finanziato il recupero di Rocca Strozzi” sia questo
edificio a diventare “il museo del territorio con la collocazione di parte dei
reperti provenienti dall’area archeologica di Gonfinenti”. Nello stesso anno
Campi dà il via al primo lotto di lavori per Rocca Strozzi che procedono
velocemente fino ad arrivare al febbraio 2016 dove una delibera riguarda il
finanziamento delle piste ciclabili d’acceso al museo a partire dall’area
archeologica di Prato. L’ultimo atto reperibile sulla vicenda con la
partecipazione di Prato è del 2014: un altro protocollo d’intesa (il quarto),
firmato con Regione, Provincia e Comune. Nell’ambito degli interventi sulla
sicurezza si individua lo sviluppo culturale come priorità. E con Museo Pecci e
Cascine di Tavola anche l’area archeologica di Gonfienti entra nelle
istituzioni da “valorizzare”, in particolare sotto il profilo dell’accessibilità
e fruizione. Si parla di prosecuzione degli scavi (di proprietà del ministero),
di gestione dell’area e di favorire “la creazione di una rete per l’archeologia
che consenta un effetto di valorizzazione reciproca tra l’area di Gonfienti e
quella di Carmignano”. Di Campi e dei reperti non si fa parola. (Cristina
Orsini)
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