lunedì 3 ottobre 2016

Roba 'Contemporanea': letti in piazza, ma non all'ospedale


Diciamola tutta: gli organizzatori di CONTEMPORANEA , il festival teatrale che si svolge a Prato, pensavano di destare più scandalo.  O almeno, 'sensazione'.

Voglio dire in particolare della performance urbana dell'argentino Fernando Rubio,  "Todo lo que esta a mi lado", italianizzato in "A letto con uno sconosciuto" (in cartellone in questa edizione 2016), che non ha avuto la risonanza che ci si aspettava.
I letti coperti da candidi lenzuoli con dentro l'attrice che ti bisbiglia chissà quali storie sognanti, be', è stato mediaticamente deludente. Nonostante l'evidente ambiguità sessuale, il piccante a portata di mano. In piazza.

Ora, un festival di teatro così 'contemporaneo' è soprattutto evento mediatico. Risonanza. Altrimenti, a parte il lavoro degli artisti, cos'è? Non c'è stata.
I pratesi poi, non si son 'mossi', fatta eccezione di qualche frase di rito, come mi racconta un amico di cui riporto sotto il commento e sopra la foto, del tipo "Vaìa Vaìa", o di altri che invece si sono lamentati dei soldi buttati.

Certi non vedevano l'ora che i letti venissero rimossi. Ma non per pruderie. La performance non piaceva. Tutto qui.
C'era poi chi si augurava, ironicamente, che i letti venissero portati altrove...

Perché è chiaro, l'accostamento viene, dato che proprio in questi giorni l'onorevole Giacomelli dice che i posti all'ospedale di Prato sono insufficienti. Che mancano i letti. O che l'ospedale è piccolo. (Ma l'ha detto davvero o chi parlava era una controfigura?)
Insomma, qualcuno ha visto questa performance come un paradosso. A dirla in breve: letti in piazza, ma non all'ospedale. E proprio ora che si va a buttar giù il vecchio nosocomio, dove, come sapete, sorgerà un parco condito con diversi metri quadri di cemento e siepi.

Questo di "Contemporanea" è un teatro che vuole stupire.
Punto. Quest'anno c'ha provato invano coi letti in piazza. ( E forse non ha saputo nemmeno comunicare il senso dell'opera dell'argentino).
Cala dall'alto, scandalizza. E' aereo, pirotecnico, acrobatico. O statico, immobile, iconico.
Usa l'inglese come pepe e condimento. Frasi smozzicate. Parole? Meno che sia possibile.
Il giorno dopo tutto deve essere dimenticato. Non ci deve essere 'storia'. Ma di questo senso del contemporaneo, ho già scritto pochi giorni fa.
Un teatro che vuol far parlare di sé anche se non dice nulla. Vuole dissacrare, ma non ce la fa, perché si manifesta in stilemi e cornici conformo-consumistici. 
Il sacro non si smonta così, come un letto dell'Ikea.

Il fatto rilevante è che la città però non s'è stupita che poco, e quindi non c'è stata eco mediatica.  Piuttosto la gente sembrava annoiata. Come a dire: 'Uffa, sempre le stesse cose!".

E, a parte qualche eccezione, il fritto contemporaneo veniva trattato come roba vecchia o noiosa. Infatti, un signore ha commentato: "Contemporanea a cosa, a noi? Noddavvero!".


"Se vogliamo questo è un paradosso tutto pratese quello di assistere, oggi, a questa  performance in piazza , con sei attrici “allettate” e coperte da candide lenzuola  che intrattengono “avventurosi” spettatori alla modica cifra di €. 5, raccontando loro assai intimamente, sotto le complici lenzuola,  chissà quali esperienze vissute … almeno così  dice chi ha partecipato.
Il paradosso pratese sta però tutto nei commenti dei passanti che assistono e rispondono  in vario modo a tale pubblico spettacolo, alcuni  con tendenza voyeristica, altri con il becero “vaia vaia” di nostrana sonorità. Una maschera avverte i più curiosi di non avvicinarsi troppo perché c’è chi recita, e ci mancherebbe!
Basta pagare un fiorino e ti levi la voglia. Esperimento comunque interessante da un punto di vista sociologico più che teatrale.  /.../

E pensare che a Prato, dopo la demolizione del vecchio ospedale, aumenterà sensibilmente il deficit dei posti letto per far posto ad alte siepi di bosso e , soprattutto, a svariate centinaia di metri quadrati di altra ristorazione e altro commercio, naturalmente in spazi polivalenti. (GAC)"



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