giovedì 31 maggio 2018

Metastasio, un teatro noioso e presuntuoso

Non so se è una ingiustizia o un onore il fatto di non aver mai recitato nel teatro della mia città, il Metastasio, che ha presentato ieri la programmazione 2018-2019.

I miei vecchi maestri, mi avrebbero detto, sicuri: E' un onore. Vanno presi a calci nel culo, quelli! - 

Nel conformismo dilagante di molti giovani, rimpiango quei ribelli, la loro forza, il loro coraggio.

Massimiliano Civica, collaboratore nella direzione artistica del MET, il cui lavoro ho visto una volta ma che non credo conosca il mio, come anche Franco D'Ippolito che è il capo direttore artistico, mostrano tutta la forza del loro impaludato conformismo, e la loro astuzia, nel presentare una stagione apparentemente anticonformista e che vuole 'incontrare', ma priva di veri spunti per il territorio.

Nel timore del fallimento di un teatro che ormai ha smesso di comunicare con il proprio pubblico, un teatro avulso, scrivono di volersi avvicinare ai giovani presentando il teatro 'anticonvenzionale', sostenendo  "gli artisti più coraggiosi e validi che ci sono oggi in Italia". (Sic!...Tra l'altro due degli artisti presenti hanno recitato, allora davvero giovani e fuori sistema, alla Baracca diversi anni fa, quando nessuno li conosceva e il teatro riceveva ancora uno sputo di finanziamento pubblico e poteva dare spazio alle possibili novità).

I direttori, con le loro parole, mostrano tutta la loro furbizia di naviganti nelle stanze del sistema pubblico teatrale, e in realtà, a parte invitare i tre giovani artisti che personalmente conoscono e frequentano e qualche esempio di circo-teatro, non si azzardano a muovere il loro corpo fuori da quelle potenti stanze!

Non sanno cosa accade, e non solo teatralmente, in città. 
Né mettono in pratica una riflessione seria del perché il teatro non incontra fra i giovani, cosa di cui il Civica si rammarica nella sua introduzione, che si può leggere nel sito del MET stesso.
In realtà per cominciare ad amare il teatro bisogna aver passato, a parte qualche eccezione, i vent'anni, ed è anche un problema legato alla maturazione della persona, del singolo...Ma dato che il teatro deve fare i numeri (così vuole la politica, numeri!), è chiaro che i giovani devono essere rapidamente clienti consumatori e devono essere della partita. Devono riempire il loggione, insomma.
Allora si cercano gli effetti speciali e fenomeni circensi, ci si adegua, cercando di inseguire la modernità (omamma!) e di rinnovare il teatro esteriormente; si corre ai ripari come una sarta che all'ultimo momento debba rifare un vecchio vestito da sposa per un drag-queen!
Non c'è, nelle parole di Civica che spiegano le sue scelte, una profondità di veduta che rende giustizia del fallimento, nonostante i numeri snocciolati da D'Ippolito, del MET (che in questo fallimento è in folta compagnia, in Italia).

Alla fine ci rimane solo la loro presunzione, l'offesa che ci arriva, in qualche modo arriva a noi che tutti i giorni dobbiamo faticare nel nostro lavoro teatrale, senza soldi pubblici e senza l'appoggio di nessuno; essi ci offendono insomma nel loro modo di gestire la cosa pubblica sentenziando su cosa vale e cosa no!

Non ho mai visto il signor Civica, per non parlare del D'Ippolito, alla Baracca. (E so che nemmeno altrove...). Fanno mostra di non conoscerci, non ci vogliono legittimare come artisti, nonostante i nostri anni e la nostra esperienza!  Almeno Magelli, ex direttore, ha potuto giudicare uno spettacolo!

Non c'è da aspettare che le cose cambino, o di vedere altri direttori (confidiamo sempre nel prossimo), che renda anche un po' di giustizia, se non al nostro  valore (chi lo può dire?), almeno al nostro coraggio (quello sì!) e che ci possa un minimo di quei soldi che ogni anno diamo allo Stato per farli sentenziare come tromboni, ed escluderci!

Ma diventerò vecchia, sono sicura, e non vivrò mai il disonore di recitare nel teatro pubblico della mia città.

Noi non siamo servitori di alcun padrone.

mercoledì 30 maggio 2018

La pizza di Di Maio che Oettinger sogna


La foto che Luigi Di Maio posta sulla sua pagina Facebook, che bel guaglione napoletano davanti alla pizza!, è straordinaria.
Straordinaria perché è un capolavoro di comunicazione popolare.

E' la sintesi del luogo comune sull'Italia, lo stesso luogo comune che ha probabilmente spinto il commissario europeo Oettinger, tedesco, a dire: «Lo sviluppo negativo dei mercati porterà gli italiani a non votare più a lungo per i populisti». Gli italiani, sempre impreparati agli esami del Nord Europa puritano luterano calvinista e...monetarista.
La  dichiarazione, che la dice lunga  di come in Europa  esista  solo il mercato, ha offerto un aiuto in un momento difficile dei cosiddetti populisti.
Di Maio (astuto come Salvini, ma meno trasandato del capo leghista) allora ha tirato fuori la pizza. Il suo sorriso, il cibo italiano; insomma, ha rivendicato la tradizione.
Quanta strada ha fatto Pulcinella! La scuola teatrale di Grillo ha funzionato. 
E quando io parlo di teatro, dico sul serio, parlo con rispetto.
Egli, il popolo!, è semplice e buono come la pizza napoletana, semplice ma presentabile: Pulcinella, signori e signore, non è più un pezzente. 
Hai capito, Oettinger?
Ma la fotografia, che mostra il capo politico seduto solo davanti a tavoli lasciati opportunatamente vuoti, contiene un incredibile altro messaggio:  la prospettiva. 
Prospettiva politica, ma anche estetica. Un altro capolavoro italiano!
L'altro messaggio nascosto è questo: o voi tedeschi, mentre disegnavate le madonne tutte frontali e senza proporzioni, noi italiani inventavamo la prospettiva. Il Rinascimento! Ecco, noi, pur con i tavoli di una pizzeria popolare, non rinunciamo alle proporzioni, all'estetica!
Hai capito, Oettinger?

Bello davvero Di Maio, e anche molto bravo. 

In realtà, insieme all'opera d'arte e alla cultura, anche la politica si è sposata indissolubilmente (per sempre?) alla pubblicità.

Come nel messaggio pubblicitario, anche quello della politica deve essere sorprendente e tuttavia familiare, penetrante e incisivo, semplice e banale al tempo stesso.
La comunicazione, diventata messaggio, trasforma in armi le poche parole, ancelle delle immagini.
In questa comunicazione, la parola che si presenti senza immagine, è nulla, è priva di significato.
Le poche parole acquistano potere d'urto, e costringono all'adesione o alla repulsione, ci situano subito nel campo del pro o del contro, e vogliono diventare formule magiche di seduzione o di occulta manipolazione. A prescindere dai programmi, che sono pieni di parole e privi di immagini.
Si tratta sempre di soggiogare e conquistare; là il cliente, qui l'elettore, il che ormai è la stessa cosa.

martedì 29 maggio 2018

La guerra civile, Signor Presidente

Italia: sulla soglia di una guerra civile.
Questo è il risultato del Suo diniego al governo detto giallo-verde. Signor Presidente, cosa ha fatto?
Speriamo che la guerra civile sia all'italiana, e quindi poco cruenta.
Ma chissà. Non si può mai sapere.
Fazioni ovunque nascono e terribili. Io sono pro Presidente, tu sei contro il Presidente.
Anche nelle famiglie, ovunque, guerra.  Non solo confinate sui social.
Ora, se fosse stata la Francia, o anche la Spagna, c'era già da preoccuparsi. Ma l'Italia...?
Certo, noi abbiamo avuto Mario e Silla, la Guerra Civile Romana che si studiava a scuola, quei due dittatori che hanno messo a ferro e fuoco gran parte del territorio italiano e non solo, ma è successo molto tempo fa...Nell'82 avanti Cristo, fra gli optimates e i populares!

Vivremo giorni di protesta, necessariamente. E che protesta, il giorno della Festa della Repubblica!
Signor Presidente, ma cosa ha fatto? Vivremo giorni di rivoluzione? E' possibile che il potere sia così potente così inalienabile da certa gente da certe cricche da certa consorteria che non si disegnare vedere altri scenari?
Era proprio necessario mettere le basi per una specie di guerra civile?
Li doveva far governare, a quelli là, assolutamente, se li doveva far morire...Eh. 
Tanto il potere è così incistito, così incancrenito, che prima che si possa eventualmente vedere qualche cambiamento dovrebbero passare così tanti anni di governi giallo-verdi...
Bell'e morti tutti e due, saremmo. Così è la politica del Gattopardo.

Il fatto è, signor Presidente, che la gente ora non vuol più aspettare, non ne può più, il fatto è questo. Il cosiddetto popolo è soffocato.

Violento è il dominio economico.

Ora, anche se non si dice, la guerra civile è già in casa, fra uomo e donna. Negli ultimi cinquant'anni la situazione guerresca familiare è diventata drammatica. Proprio dal famoso '68, e non soltanto a causa delle rivendicazioni femminili, il femminismo, insomma. Come qualche semplificatore sentenzia. 
Comunque sia è confinata lì, nel sociale, diciamo, non nel politico. Lei lo sa, no, mi capisce perché è sposato, e anche da prima del femminismo, da sempre la vita coniugale finisce astiosa, ché i rapporti sono a base di dominio...altro che d'amore! Finché la guerra civile si svolge solo fra le mura domestiche, dove a parte qualche eccezione generalmente soltanto le donne finiscono con l'essere picchiate e soffocate o sparate, questo si può far rientrare nella casistica del femminicidio...Insomma, si può in qualche modo ancora gestire...ma se ma se! subentra la politica, la divisione politica feroce, allora, la situazione sfugge di mano anche nelle sante famiglie, e la guerra civile passa dalla cucina alla piazza!

E non solo piazza virtuale, dove già il livello è livorosissimo.

Lo capisce, che disastro?

Signor Presidente!

lunedì 28 maggio 2018

A che ora è la rivoluzione? (L'impero colpisce ancora!)



In merito alla coincidenza fra lo spettacolo "A che ora è la rivoluzione?" e quanto sta accadendo in Italia in questi giorni, ricevo questa lettera, che volentieri pubblico.


"L’impero colpisce ancora
Pensieri in libertà, nella ricorrenza del 50.mo  dal ’68, riemersi specie dopo aver assistito al tuo ultimo spettacolo e osservatore suo malgrado del cambiamento edulcorato come “governo neutro”! C’è chi le chiama coincidenze!

Ieri sera, dopo aver subito gli ennesimi,  inutili e pruriginosi commenti televisivi nell’annunciato sequel di garanzia istituzionale del Colle,  decido  di “staccare” ed andare al cinema distraendomi in tutt’altro genere di cose, magari a vedere  l’ultimo Star Wars-Solo, anche se però preferirò una pizza e un  birrino. Tuttavia, memore di pensieri di un tempo, ricordo che quella saga cinematografica  aveva prodotto in me, specie nelle prime storie, oltre il fantastico del racconto, alcune riflessioni, precoci indizi di verità, come del resto mi succederà ancora con il primo Blade Runner di Ridley Scott, ovvero trasposizioni dirette dalla fantascienza alla realtà.

Mescolando i pensieri maturati dopo il tuo spettacolo di sabato scorso e a quei ricordi, la domanda sull’ora della rivoluzione era rimasta sospesa, che  attendeva ancora una risposta si era confusa, mutuata in un confronto impossibile tra fantasticheria e concretezza: “a che anno dell’era stellare risale l’ultima rivoluzione galattica, e quella terrestre?” Al ’68 mi dico, ma poi … rifletto fu vera rivoluzione quella, oppure solo un lascito esistenziale, pur emotivamente forte, di una rivolta adolescenziale? La risposta data al fantastico si confonde con quella reale, vissuta oggi come un mito, ma  tornando a Star Wars “… Sheev Palpatine (il Cancelliere Supremo della Repubblica) non è anche Dart Sidious (Imperatore Galattico) e per toglierlo di mezzo non ci vorrà forse Dart Fener, vittima lui stesso del lato oscuro della forza. Tutto, infatti, si rigenera in una sequenza senza fine? Non c’è nessuna rivoluzione dietro, ma probabilmente resta a terra  un inconsapevole rivoluzionario.

Nella sceneggiatura postuma de “L’impero colpisce ancora”, spettacolarmente riadattata da Lucas nel secondo film della prima trilogia (1980),  era stata la geniale ispirazione della visionaria Leigh Brackett, morta precocemente nel 1978 , a rivelare la metafora sottintesa nella saga spaziale, dove il sempre ri-nascente impero galattico poteva rappresentare verosimilmente un dominus terrestre, allora identificabile nell’invisibile controllo planetario assunto dall’élite della finanza di Wall Street.  Da allora, infatti, niente più rivoluzione neppure in Terra,  perché nell’era della globalizzazione e dell’avanzamento tecnologico, compresa la caduta del muro, ma c’è più posto per le rivoluzioni dei popoli, ma solo sanguinose e terribili faide di potere a segnare come subalterne, a qualsiasi latitudine, tutte le guerre fratricide e le rivolte sociali! Rimangono però le storie individuali, come quella di Dart Fener. Non so ancora se si può trarre una morale da tale vistosa incongruenza.

Non meravigli dunque, più di tanto, la grottesca situazione che caratterizza la situazione, senza via d’uscita, del nostro Bel Paese che avrà pure un debito sovrano incalcolabile, ma anche immensi giacimenti culturali e valori da riscoprire.
Ecco perché solo la cultura potrà salvarci e, infine, rendere più umana la nostra esistenza e fare di ciascuno noi consapevoli “rivoluzionari”.

Il tuo spettacolo, cara Maila, ci racconta di tutto questo, caratterizzando la rivoluzione nella sua vera essenza come presa di coscienza individuale, un cambiamento interiore, in una sorta di “iperrealismo esistenziale” perché a tutti  può capitare di essere assalito in qualunque momento dal cambiamento (anche se non sappiamo a che ora!); dunque ognuno è in nuce un rivoluzionario, sia pure potenziale, sia pure a giorni alterni, sia pure in espressioni o comportamenti non necessariamente anticonvenzionali.  Lucia, la tua protagonista, non è un’eroina ma almeno ci prova e, correndo verso Borgo Arancio (luogo della memoria e scrigno di antichi valori)  forse ci riesce. Questa è la vita!"
G.A.C.

Atto di sudditanza

Mentre Mattarella, nel suo incredibile discorso ieri che ha distrutto il governo Conte sul nascere, ha abdicato la cosiddetta sovranità democratica alla finanza globale - atto di sudditanza mai dichiarato prima da così alta autorità - ecco arriva, chiamato dallo stesso Presidente, Cottarelli, l'uomo del Fondo Monetario Internazionale, che certo non opera a favore dei più deboli...A tutto questo la Sinistra applaude a suon di Evviva la Costituzione! mentre langue ormai definitivamente, incapace di star dietro a sé stessa e al suo nome. 

Cosa farà il Presidente e l'euro-entourage monetarista a scongiurare le prossime elezioni che decreteranno la vittoria assoluta della Lega e del M5S?

sabato 26 maggio 2018

Ultimo spettacolo della stagione 2017-2018: alcune brevi considerazioni

Stasera, con la replica de "A che ora è la rivoluzione" si chiude la stagione 2017-2018 a La Baracca.
Anche la stagione è stata, da febbraio in poi, totalmente rivoluzionata a causa dei nostri impegni fuori sede, e ha sofferto di questo, indubbiamente.


Questo è stato necessario, e probabilmente sarà sempre più necessario, perché il teatro è davvero povero e non riceve un centesimo da nessuno, snobbato totalmente dalla politica che dice di preoccuparsi della cultura in periferia o alternativa ormai solo a parole. E tuttavia non fa nulla per dimostrare che crede a ciò che dice, tant'è alcuno di questi paladini della periferia si è mai presentato alle nostre porte.


Certamente continueremo a esistere e ad andare, seppure a binario unico e scartamento ridotto.


Grazie a tutti coloro che capiscono il senso del nostro lavoro e ci giudicano in base a quello che vedono, e non a pregiudizi o alle solite disumane, e sempre più frequenti, cieche derisioni.

venerdì 25 maggio 2018

Di turismo si muore

All'inizio il Ministero del turismo non esisteva.
Il primo fu il Ministero dei Beni Culturali e l'Ambiente, istituito da Moro nel 1974.

Però parlare di 'ambiente', così, seccamente, forse fece paura. E quindi diventò Ministero dei Beni Culturali e  Ambientali, dove l'ambiente diventò un aggettivo.

Poi Prodi ci mise la parolina turismo, che prima era una materia che, forse più giustamente, stava al Ministero dello Sviluppo Economico.

Infine, dopo una serie di passaggi nacque il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, (MiBACT) e l’ambiente diventò un ministero (oltre che un mistero) a parte, e anche le maiuscole furono eliminate.

Nei titoli dei giornali in questi giorni di fervore post elettorale e di governo, e si decide chi comanderà cosa,  le attività culturali sono scomparse e rimane soltanto la dicitura 'turismo'.

Talmente la propaganda è stata forte e insistente sulle sorti magnifiche del turismo, che le attività culturali non esistono nemmeno più nella testa della gente e non attraggono più, non invitano alla lettura.

Il Ministero del turismo, questo diventerà e basta, è un mostro, una aberrazione, è il degno ministero del paese dei balocchi e dei tarocchi, il Paese del Turismo!, del mondo falso, il mondo della vetrina, quello che in piazza San Marco conduce le mega navi e che, se praticato in massa come si fa oggi, distrugge proprio l'ambiente.

La dicitura che fu del governo Moro era giusta e accettabile, perché l'ambiente e i beni culturali sono legati indissolubilmente insieme. Ma ormai, chi lo capisce più?

Il martellio è costante e la gente ormai è pazza per il turismo.
Quest’anno dove si va?
Quell'idea di turismo alla Goethe, quel viaggio culturale oggi non è più possibile. E' un inganno che toglie il fiato. 

Si fa, si va, ma dobbiamo saperlo. La società massificata, industrializzata, semper comunicans, non può praticare il turismo se non come aberrazione. E da tanti anni, ormai.
Ma come le nostre vite sono tutte firmate sotto la dicitura inganno, anche questo del turismo salvifico, che l'Italia può vivere di turismo! lo sottoscriviamo volentieri.

E anche se fosse possibile, se fosse vero, se si potesse vivere di turismo, di questa scenografia, questo fondale a vita, alla fine sarebbe mortifero, noioso, rimbecillente, oltreché falso.

Quello che ha prodotto Piazza San Marco, Santa Croce e tutto il resto era una società ingiusta e ben poco democratica, ma non così minutamente gestita dal capitale come la nostra.

Insomma, allora il patrimonio culturale non era distribuito democraticamente (il museo apre alle 8 e  chiude alle 20...) a fini di consumo!

In realtà questo turismo ci impoverisce, anche se i giornali non fanno altro che snocciolare numeri in positivo: perché?
Faccio l'esempio che può sembrare fuorviante, ed è quello che accade a Prato, nella mia città: 
i cinesi l'hanno invasa e soffocata con il loro sistema produttivo semi-illegale. In realtà appaiono portatori di ricchezza (nonostante siano detestati): pagano affitti e comprano i piccoli locali lasciati vuoti da un mondo produttivo - quello del tessile - che è finito. Loro lavorano in modo seriale, giorno e notte, anche il fine settimana, e in modo molto più massiccio (in alcuni casi siamo allo sfruttamento umano vero e proprio) che non i pratesi una volta, che invece ora passano i fine settimana alla movida, a bere e mangiare nei locali… Non sono più produttivi, sono passivi.  Subiscono il sistema produttivo ipercapitalista cinese non opponendo, tra l'altro, un altro sistema produttivo o culturale. Opporre un sistema alternativo significherebbe uscire dal sistema, il che oggi è impossibile, si rischierebbe la fame.

Tra l’altro, e lo dico per coloro che pensano di rendere le China Town attrazione turistica, i cinesi non lasceranno alcuna traccia culturale significativa del loro passaggio, proprio perché il sistema capitalistico è uniformante e uniformato!, e, nel caso appunto delle China Town, per giunta degradato e degradante, ché questi lavoratori, nella maggioranza dei casi, non sentendosi appartenenti al territorio, lo usano e gettano senza alcuna cura o atto creativo non condizionato, e così in tutti i luoghi dove abitano e lavorano...

Insomma, non lasceranno, come per esempio fecero i longobardi, i più o meno lugubri castelli a testimonianza del loro passaggio...

Così è il turismo: un'attività passiva che, se praticata massivamente, porta all'impoverimento e alla insensatezza dell'uomo-affari che mira solo a ricevere i soldi dell'affair turistico, e non crea nulla per il futuro, che lo cristallizza.  Anche il turismo che facciamo noi è un puro sfruttamento del territorio, non un investimento e non lascerà che l'altrettanto nulla ai posteri…Per questo è da considerare mostruosa e mortifera l'idea politico-economica del turismo salvifico di massa. Assolutamente da contrastare!

Aggiungo che culturalmente il turismo fa il paio, si sposa con il cinema (che è appunto l'attività che più si ama, insieme al turismo, al MiBACT!), cinema che è ormai passato e quasi subito dopo la sua nascita, come denunciava Majakovskij, a pura industria industriale, ad affare, calcolo e intrattenimento volgare.
Anche il cinema è passivante e non certo o non solo perché usa la 'macchina'!
Tutte le emozioni che vivete su Netflix, come quelle di cui ci si illude a Piazza San Marco, sono volute e studiate a tavolino. Non avete più scampo davanti a una serie tv, non potete che reagire come vogliono loro!

Informazioni minute e divertimenti addomesticati, diretti. Ecco il nostro presente, e futuro...turistico letale.



mercoledì 23 maggio 2018

Faccisti

Chi sono i Faccisti © ?
Sono i politici che parlano con le loro faccione sui social, si affacciano dal balcone virtuale sul mondo!, e che in primissimo piano video-comiziano video-sbraitano video-minacciano video-pontificano video-santificano...

A quale partito appartengono? A tutti indistintamente  tutti i partiti, a tutti i movi-se-dimenti...

I Faccisti ©sono fra noi, hanno instaurato una nuova invisibile dittatura, e presto probabilmente saranno su un palco.   




martedì 22 maggio 2018

Forse il libro di carta ci salverà

Ritorno in tipografia dopo qualche anno dopo la pubblicazione del mio ultimo libro, Faccine, la nostra vita su Facebook.
L'idea è quella di ripubblicare la seconda edizione de L'infanzia negata dei celestini e alcune mie opere teatrali.

Trovo il deserto. Le macchine ferme. In una delle più prestigiose tipografie di Prato regna il silenzio. Solo due dipendenti ancora vagano nella fabbrica vuota.

Mi spiegano che le richieste sono a picco, a parte qualche libro o poco più. La Provincia economicamente non esiste più, e  il Comune non ha più i soldi di un tempo. Prima c'erano tanti patrocini, oggi le attività culturali sono drasticamente ridotte. E non solo.

Oggi esistono i grandi eventi, ma molto viene pubblicizzato su Internet. Si stampano poche locandine.

I giornali poi si leggono in formato elettronico, e così il mondo sta cambiando e molta economia va a picco.

Solo il libro resta. Il libro di carta è resistente, il libro elettronico non va.

Sorridendo qualcuno mi dice: "Forse il libro di carta ci salverà".

sabato 19 maggio 2018

La finzione diventa realtà: ecco come andato il debutto di "A che ora è la rivoluzione?"

C'è stata davvero ieri sera, un piccola rivoluzione durante il debutto di "A che ora è la rivoluzione?".
Sembrava che la storia che si rappresentava andasse oltre il palco, per conto suo, e si svolgesse attorno, fuori:
una festa dei ragazzi nel prato della parrocchia accanto al teatro, stile anni '60, e un black out, che poteva davvero sembrare un effetto voluto, perché era in tema con la recita, e che ci ha costretto a interrompere per continuarla fuori, per capire cosa era successo.
Ma sembrava che recitassimo, io stessa ancora non ci capivo molto, e il confine fra realtà e finzione, per qualche minuto, è stato confuso...

Quello di cui si rappresentava, insomma, accadeva nella realtà, intorno a noi.

Credo che gli spettatori siano stati fortunati, perché hanno vissuto un'esperienza unica, una doppia emozione: insomma la confusione dei ragazzi - tra l'altro diciamolo, molto più educati di tanti adulti - e il black out non abbiano fatto altro che valorizzare e palesare il senso dello spettacolo.

Un piccolo miracolo che non accadrà un'altra volta.
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I commenti:

"Ancora una volta bravi. Anche a luci spente". (Sauro)

"Interessante questa rivoluzione ai tempi della badante; chissà perché Armena... ".
"La sorpresa non mi ha dato la parola, resto in riflessione" (Fulvio).

"Spettacolo molto interessante e appassionante" (Dunia Sardi).

"Grazie per darci ancora la possibilità di riflettere, di pensare. Bravi" (Maura Salvi).

"...Nonostante i numerosi problemi tecnici, lo spettacolo di venerdì mi è davvero piaciuto. Il testo è come sempre interessante e ricco di spunti: non dà giudizi ma presenta uno spaccato della realtà di oggi, divisa tra velleità rivoluzionarie virtuali e una sincera ma vaga esigenza di cambiamento. Oltre al riferimento a Buzzati che uno spettatore ha colto, ci ho visto anche un po' di "Aspettando Godot". Anche la messinscena è stata molto efficace, nella sua quasi totale immobilità. I leggii erano uno strumento in più di cui i due protagonisti potevano servirsi nella loro "cabina" di osservazione (non sembrava affatto che voi leggeste); idea vincente quella dei binocoli puntati verso il pubblico. Ho trovato surreali e anche divertenti le voci registrate che recitavano gli slogan sessantottini; la vecchia mamma poi strepitosa. Insomma, complimenti a te e a Gianfelice per questa ultima impresa rivoluzionaria!" (Eloisa Pierucci). 

giovedì 17 maggio 2018

RIvoluzione...

Paura, eh?
A che ora è la rivoluzione?
Venerdì 18 e sabato 26 maggio 2018, ore 21, al Teatro la Baracca 

di e con Maila Ermini
e con Gianfelice D'Accolti


mercoledì 16 maggio 2018

Punto 6 del contratto SalviniDiMaio: la cultura

Copio sotto il punto 6 del contratto di governo stilato fra Di Maio e Salvini.

Scusate, parlerò duro. E me ne scuso. Mi capita di rado, sono generalmente una donna educata. Ma stavolta no.

Chi ha scritto questo programmino sulla cultura? Chi l'ha redatto? Anche se è vago e superficiale (usa poi la parola 'eccellenza', no!), tuttavia tocca due punti per me importantissimi, di cui riempio da dieci anni questo mio diario: lo spettacolo dal vivo e il patrimonio artistico.

Dico subito: il discorsetto grilloverde n.6 farebbe ben sperare. Sarà così?

Forse,  almeno da vecchia, potrò davvero ottenere un po' di giustizia anche per il mio lavoro?
Potremo davvero ricevere un sostegno per quello che faccio facciamo da anni?
Smetteremo di vedere recitare suonare danzare dirigere assumere nei teatri soprattutto o quasi solo i lecchini, gli unti dal potere e dei vari partiti?
Saranno davvero cambiati i criteri dei finanziamenti?
Potremo vedere un po' di attività creativa seria, vera, onesta?

Gente: io per questo presentai due ricorsi al TAR, perché mi avevano tolto i pochi giochini che mi avevano dato cinque minuti prima. Il primo ricorso ebbe un esito ambiguo: mi rifiutarono i soldi con la scusa di aver presentato domanda come singola artista (guai a esserlo)!; il secondo fu perso del tutto, ché contestavo il sistema dei teatri residenza che devono essere gestiti come aziende! 
Il concetto berlusconiano, il teatro-TV, attuato da un governo regionale di cosiddetta Sinistra!

Cosa dovevo fare per ricevere i finanziamenti? Avrei dovuto sganciare mazzette, raccogliere voti e consenso? 

Ho fatto altro!

Ho fondato un teatro; ho vinto quattro premi teatrali e due di poesia, l'ultimo di teatro giorni fa!, ho scritto un numero infinito di opere teatrali in gran parte rappresentate. Vivo di questo lavoro! Cosa diavolo dovevo fare per ricevere un po' di finanziamento serio? Cosa diavolo dovevo fare per essere minimamente rispettata e considerata nel mio lavoro da quei quattro scalzacani messi a far finta di dirigere, cosa dovevo fare per poter girare anche io ogni tanto con la mia compagnia nei teatri cosiddetti importanti? Un tempo avevo sette attori con me e tutti in regola, che pagavo con i miei soldi, la cogliona!

La politica, di destra di sinistra centro uguale, mi ha bandito. Sono una bandita del teatro, e anche perché ho tentato di valorizzare la cultura, non ultimo il patrimonio culturale della mia spocchiosa città, una Prato devastata dalla sua politica industriale forzosa, combattendo in prima persona, e per questo punita, per il riconoscimento di un sito archeologico, Gonfienti.

E' proprio di quello di cui voi parlate nel vostro punticino!

Capito? Farete sul serio, oppure riserverete - a me e a tutti quelli come me, ormai nella Riserva, nel Gulag - lo stesso trattamento che ricevo riceviamo ormai dalla politica oligarchica monopolistica di cacca - qui mascherata da Sinistra - da molti lunghissimi anni, tutti i giorni? 

Quante promesse di giustizia sono passate davanti!


Non riesco a essere più ottimista circa le lentissime sorti future e progressive. 
Sarete i soliti arroganti del potere?
Al momento giusto, se e quando andrete a giocare coi bottoni, o grilloverdi, vi potrò meglio rispondere. 


Il sottolineato è mio.


"6. CULTURA
Il patrimonio italiano rappresenta uno degli aspetti che più ci identificano nel mondo. Il nostro Paese è colmo di ricchezze artistiche e architettoniche sparse in maniera omogenea in tutto il territorio, e in ogni campo dell’arte rappresentiamo un’eccellenza a livello mondiale, sia essa la danza, il cinema, la musica, il teatro. Tuttavia, nonostante tali risorse l’Italia oggi non sfrutta a pieno le sue possibilità, lasciando in alcuni casi i propri beni ed il proprio patrimonio culturale nella condizione di non essere sfruttati a dovere. I beni culturali sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo del turismo in tutto il territorio italiano. Tuttavia lo Stato non può limitarsi alla sola conservazione del bene, ma deve valorizzarlo e renderlo fruibile attraverso sistemi e modelli efficaci, e grazie ad una gestione attenta ed una migliore cooperazione tra gli enti pubblici e i privati. Occorre mettere in campo misure in grado di tutelare il bene nel lungo periodo, utilizzando le risorse a disposizione in maniera virtuosa.

È necessario partire da un principio chiaro: la cultura è un motore di crescita di inestimabile valore, e certamente non un costo inutile. Tagliare in maniera lineare e non ragionata la spesa da destinare al nostro patrimonio, sia esso artistico che culturale, significa ridurre in misura considerevole le possibilità di accrescere la ricchezza anche economica dei nostri territori. I nostri Musei, i siti storici, archeologici e UNESCO, inoltre, devono tornare ad essere poli di attrazione e interesse internazionale, attraverso un complessivo aumento della fruibilità e un adeguato miglioramento dei servizi offerti ai visitatori.

Tra le varie forme, d’arte lo spettacolo dal vivo rappresenta senz’altro una delle migliori eccellenze del nostro Paese. Eppure l’attuale sistema di finanziamento, determinato dalla suddivisione secondo criteri non del tutto oggettivi delle risorse presenti nel Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), limita le possibilità delle nostre migliori realtà e impedisce lo sviluppo di nuovi progetti realmente meritevoli. Riteniamo pertanto necessario prevedere una riforma del sistema di finanziamento che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici."

Lo stupro di Sorrento, ovvero la moderna brutalità organizzata

Esprimo la mia solidarietà e vicinanza alla donna inglese per quanto ha subito in vacanza insieme alla figlia a Sorrento nel 2016, e di cui si sa solo adesso per l'arresto dei colpevoli: drogata e violentata da dieci uomini che hanno continuato a umiliarla anche dopo lo stupro, con offese e foto, scattate durante la violenza e poi condivise sui social. 

Travolta dalla moderna brutalità organizzata, dalla guapperia più tracotante, il maschilismo più prepotente e aggressivo, la spaventevole vanteria del gruppo dei cazzoni, che ogni volta pensano di farla franca e di avere le spalle coperte dalla stessa pseudocultura sessista in cui sono cresciuti e pasciuti, la donna ha mostrato forza, coraggio e determinazione nel non lasciarsi devastare da una umiliazione assoluta, che però temo non riuscirà mai a cancellare.


https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/18_maggio_15/stupro-sorrento-racconto-vittima-trascinata-stanza-li-erano-pronti-dieci-uomini-nudi-536da1c8-5806-11e8-ac60-60db95e74eb3.shtml

martedì 15 maggio 2018

Tutti i no del mondo

Oggi mi chiedono perché io non ho mai recitato nel teatro prima comunale poi nazionale della mia città, il Metastasio. Né al Fabbricone. Né negli teatri importanti della Toscana, bandita dal circuito monopolistico del gotha teatrale, anche nazionale. A parte qualche sporadica eccezione.

La domanda me la fa chi non conosce il 'sistema', i problemi, i meccanismi della politica e del potere; e le invidie.

Come si fa a spiegare?
Molta gente non capirebbe, anche se glielo spiegassi. La maggioranza rimane dall'altra parte, e non solidarizza con te, che sei una perdente. O dissenziente. Perdi perché dissenti? Non lo fare!

Alla fine poi è sempre colpa della vittima, non di chi compie il sopruso.

E allora, anche questa volta come altre e non per vigliaccheria, ho risposto con una battuta, deviando il discorso.

Il fatto che tu non abbia recitato in quel luogo consacrato, marchia la tua arte in modo forte, la relega al secondo posto o anche più giù. Pochi riescono a distinguere, dissociare fra la qualità dell'opera dal luogo dove si svolge.

Il luogo conferisce all'opera rispettabilità, consenso. Valore. Vedi la televisione.
Anche perché molti vivono il teatro come esperienza mondana, intrattenimento sabatoserale.

E infine: non cerco più di portare le mie opere in quei posti, dove so che anche se riuscissi a portarcele, rischierebbero di essere censurate o calpestate. 

Non perdo più tempo nell'attesa di essere ricevuta dal direttore artistico che ti tratta con ironia, che nemmeno poi alla fine ti ascolta.

Non scrivo più nemmeno a queste autorità presentando le mie opere. Non chiedo più:  Mi mette nella programmazione?

Quando qualche mese fa, dopo un breve colloquio, ho lasciato la stanza dell'attuale direttore del Metastasio, ho deciso che quello sarebbe stato l'ultimo incontro di una lunga, permettetemi di scrivere, squallida serie, e che quel direttore per me sarebbe stato l'ultimo direttore.

E non mi resta altro, ed è molto, che creare altri valori, altri riferimenti, altre prospettive (il teatro La Baracca è uno di questi), e scrivere e rappresentare, inventare nuove scene e personaggi ancora e felicemente, lasciando tutto quello che di negativo ho ricevuto, soprusi, angherie, censure, offese, umiliazioni, tutti i no del mondo insomma, definitivamente ALLE SPALLE.


domenica 13 maggio 2018

Il governo dello scambio democratico

Nel momento in cui si sta formando il nuovo governo fra il partito MU e il partito MA, il magnate viene 'riabilitato'.
Evento a orologeria. Tic tac tic tac...bum!
Il Tribunale Sorvegliante, e mentre i cacicchi europei sono nella europeissima  tranvitica Florence (Oh, my God!), il tribunale decreta una nuova verginità al magno indagato. Questo è il prezzo scritto sul cartellino del muovo governo MU-MA, senza il quale non si sarebbe potuto realizzare, senza il quale il magnate non avrebbe ceduto il passo o si sarebbe fatto da parte.
Tornerà, egli tornerà assiso negli alti scranni!
E lì darà filo da torcere al governo stesso, e anche per questo è stato riabilitato....
Evviva il nuovo governo dello 'scambio democratico'! che ha tolto il paesotto dallo stallo (ma non dagli stallieri).

mercoledì 9 maggio 2018

La televisione, la moderna corte del re

La televisione, che pensavamo sconfitta con l'avvento della Rete, attraverso questa si è rafforzata.

Essa è lo strumento assoluto del dominio, che ormai nella realtà si esplica piuttosto economicamente, attraverso l'asservimento a certe pratiche a cui siamo costretti per condurre una vita cosiddetta decente.

Politicamente e culturalmente tutto avviene là; fuori nulla sembra esistere: persone, opinioni, azioni, opere, arte. 

Tutto è là confinato, e tutti guardiamo quel luogo e vorremmo andarci. La meta!

La corte del re si trova in televisione, nelle televisioni, e là troviamo i suoi ministri e i suoi cortigiani.

La corte è composta da cortigiani fissi e da cortigiani diciamo 'mobili'. 

Infatti ci sono le nuove entrate a corte; ogni tanto qualcuno viene introdotto, il fortunato!, omaggiato, riverito. L'unto dal privilegio! 

Tutto il resto ha poco valore. E il tuo valore non ti dà nessun resto!

La corte televisiva domina incontrastata sulle idee, le persone, i loro movimenti, i loro guadagni. 

Determina la loro felicità! La nostra felicità!

Pensate all'attore, al giornalista, allo scrittore, al musicista, al pittore, all'artista in generale, ma anche ad altri che svolgono mestieri non intellettuali! che non saranno mai nessuno perché non andranno in televisione! La fama sui social serve a poco o niente, tranne qualche eccezione, qualche meteora...

La televisione stabilisce quindi ciò che deve e può essere esistere, pensato, detto, e nei modi stabiliti dal potere.

Ma ricordate! tutto in televisione è falso, distorto, asservito per ottenere il totale servilismo degli spettatori, cioè dei cittadini, ossia tutti noi, perché ormai tutti siamo ricondotti in massa al misero e rabbioso mestiere dello schiavo-spettatore.


L'Etrusca Disciplina

L’Etrusca Disciplina e il temenos di Gonfienti                                   
di Giuseppe Alberto Centauro


Si racconta che un fanciullo d’origine divina, di nome Tagete, insegnò in un sol giorno l’arte divinatoria agli Etruschi che, di generazione in generazione, la tramandarono insieme ai riti accadici e anatolici delle origini  (culti ilozoisti); in queste arti gli Etruschi furono maestri tanto da porre quegli antichi saperi al centro del loro modo di essere, di porgersi nei confronti del quotidiano e, imparando da essi, affinarono indiscutibili capacità tecnologiche e metallurgiche. Strabone racconta che fu Tarconte, fondatore di Tarquinia (Tarchu-na in lingua etrusca), insieme al fratello Tirreno a introdurre tali riti in Etruria nel corso della prima migrazione dalla Misia. Verrio Flacco e Aulo Cecina ci tramandano che fu proprio Tarconte ad iniziare nel IX sec. a.C. l’esplorazione dei territori a nord dell’Arno, spingendosi in Val Padana fino alla pelasgica Spina. Oggi, dai ritrovamenti di Villanova a Castenaso (BO) e in mancanza di più precise cognizioni, indichiamo come Villanoviani quei primi colonizzatori confondendoli con le popolazioni aborigene ed altre con le quali i Rasenna condividevano ataviche usanze. Gonfienti è al centro di queste epiche reminiscenze con le quali concludiamo questo ciclo di storie. E’ stato già detto come gli assetti delle città etrusche fossero ben pianificati, ordinati secondo un rigoroso schema matematico derivante dall’osservazione dell’Universo [“CuCo”, 253, p. 13] e dall’arte divinatoria che si esercitava attraverso i codici haruspicinifulgurales rituales. Analizzando gli antichi insediamenti, pur non conoscendo le arcaiche liturgie,  si hanno conferme di quelle “speciali” attitudini nel costruire le “città dei vivi” e le “città dei morti”, a cominciare dalla mai casuale dislocazione dei santuari che etruschi e pre-etruschi (dalla Cultura del Rinaldone in avanti) fondavano coi principi della  «geografia sacra». Tale disciplina si basava sulla conoscenza e l’utilizzo dell’energia creatrice della Terra, seguendo gli orientamenti astrali (o delle divinità cosmiche) duplicati nelle cavità sotterranee  (o delle divinità ctonie). Il bronzeo “Fegato di Piacenza” (IV-III sec. a.C.) ci mostra la suddivisione della volta celeste nel mondo etrusco nella maglia di partizioni teocratiche geo orientate alle quali gli aruspici si rapportavano. Il microcosmo etrusco ruota alla ricerca dell’Armonia, simbiosi tra natura e artificio, per riprodurre in Terra quello che si muove in Cielo e che si rigenera nel grembo della Madre Terra. L’Etrusca Disciplina era in grado di captare le fonti energetiche e di imbrigliarle entro precisi confini fisici (inter amnes, nelle paludi e nei bacini lacustri, intorno alle sorgenti delle alture coniche e biconiche o “lunate”, nelle sinuosità di fiumi, laghi e coste marine) e,  laddove tale energia rischiava di disperdersi,  si erigevano terrapieni, recinti circolari in modo da contenere i flussi energetici endogeni, catturando quegli  esogeni  nell’alternanza del giorno e della notte, della luce solare diretta e lunare riflessa.  L’ager bisentino di di  Gonfienti è da questo punto di vista un luogo emblematico.  La morfologia, l’orografia e l’idrografia di quel territorio rendono percepibili  le connessioni esistenti, qui amplificate dai fenomeni carsici che omologano l’azione dell’uomo a quella della natura e viceversa  (doline, grotte, anfratti come vie cave, recinti murari, acquidocci ecc.).  In tutta l’Etruria continentale ci sono  solo due luoghi, pur nelle diverse dimensioni, che lasciano intravedere il modello archetipo che riflette il cielo sulla terra: il Fanum di Bolsena, conclamato santuario di Voltumna, con le isole Bisentina e Martana, “sacre aiuole” della Dea Madre, emergenti nelle acque del cratere vulcanico; e il naturale enclave, ancora tutto da esplorare, della “magica” conca di Travalle dove, al centro di una radura sottratta da secoli alle acque, spicca una motta gradonata detta Castellaccio e Castelluccio (castrum sive castellare). Per la diffusa presenza di strutture megalitiche, di allineamenti, coppelle e spartitoi l’intera vallecola non può che essere il temenos dell’Offerente: un’area inusitata che si estende dal crinale del Camerella fino all’acropoli di Poggio Castiglioni, disegnando un’ampissima cornice circolare interrotta, a sud est, dalla stretta di poggio dell’Uccellaia che la separa dalla Chiusa di Calenzano e dal massiccio del Morello. Il focus areale è posto laddove le acque del Marinella e del Camerella (deviato ad hoc) confluiscono insieme ad altri ruscelli e ad acque risorgive verso la collinetta artatamente modellata, fatta di  terreni e pietre di antico riporto, sostenuta da cortine di alte muraglie già datate del IV/III sec. a.C. (fig. 1). L’amena altura, ingentilita oggi da strette balze di ulivi, delinea una sorta di ziggurat  che si eleva per poco più di 20/22 mt. dal piano mediano di campagna, per una larghezza di 120 e una lunghezza di 240. Stupisce il tracciamento a terra delle redole e delle profonde canalizzazioni di drenaggio che la spartiscono in precise porzioni geometriche che si aprono a raggiera nelle direzioni cardinali della volta celeste (fig. 2), proprio come nel rituale fegato ovino (v. Carta).  Nelle occultate viscere pare materializzarsi  il mito del labirintico mausoleo del Re d’Etruria, citato ma mai visto da Varrone, descritto tra le fabulae Etruscae da Plinio il Vecchio: “sepultus sub urbe Clusio, in quo loco (Porsina) monimentum reliquit lapide quadrato quadratum …” (Naturalis Historiae, lib. XXXVI, 91). In questo sito sono stati trovati innumerevoli reperti litici e ceramici d’epoca etrusca e romana, questi ultimi da porre  in relazione ai resti di una villa rustica d’epoca imperiale rinvenuta nei pressi della vicina Villa-fattoria di Travalle dall’esoterico giardino; pur tuttavia, nonostante questi seri indizi, la curiosità della scienza resta ancor “sospesa” perché niente ancora si è  fatto per approfondire,  per essere in grado di svelare verità nascoste.

 Articolo pubblicato su Cultura Commestibile n.261: http://www.culturacommestibile.com/


Fig. 1_ Riprese a volo d’uccello della motta di Travalle (foto di G.A. Centauro, 2003)    

Fig. 2_ La motta di Travalle vista da Poggio Castiglioni

Il disegno del “Fegato di Piacenza” perfettamente coincidente con la conca di Travalle e la Valdimarina nei caratteri orografici e morfologici spartiti nelle regioni celesti costituenti il pantheon etrusco (montaggio di G.A. Centauro, 2003)

Il Fegato di Piacenza

Un invito per i 20 anni dei Celestini

 Per stasera, 21 dicembre, ore 20,45 alla Baracca.