mercoledì 16 maggio 2018

Punto 6 del contratto SalviniDiMaio: la cultura

Copio sotto il punto 6 del contratto di governo stilato fra Di Maio e Salvini.

Scusate, parlerò duro. E me ne scuso. Mi capita di rado, sono generalmente una donna educata. Ma stavolta no.

Chi ha scritto questo programmino sulla cultura? Chi l'ha redatto? Anche se è vago e superficiale (usa poi la parola 'eccellenza', no!), tuttavia tocca due punti per me importantissimi, di cui riempio da dieci anni questo mio diario: lo spettacolo dal vivo e il patrimonio artistico.

Dico subito: il discorsetto grilloverde n.6 farebbe ben sperare. Sarà così?

Forse,  almeno da vecchia, potrò davvero ottenere un po' di giustizia anche per il mio lavoro?
Potremo davvero ricevere un sostegno per quello che faccio facciamo da anni?
Smetteremo di vedere recitare suonare danzare dirigere assumere nei teatri soprattutto o quasi solo i lecchini, gli unti dal potere e dei vari partiti?
Saranno davvero cambiati i criteri dei finanziamenti?
Potremo vedere un po' di attività creativa seria, vera, onesta?

Gente: io per questo presentai due ricorsi al TAR, perché mi avevano tolto i pochi giochini che mi avevano dato cinque minuti prima. Il primo ricorso ebbe un esito ambiguo: mi rifiutarono i soldi con la scusa di aver presentato domanda come singola artista (guai a esserlo)!; il secondo fu perso del tutto, ché contestavo il sistema dei teatri residenza che devono essere gestiti come aziende! 
Il concetto berlusconiano, il teatro-TV, attuato da un governo regionale di cosiddetta Sinistra!

Cosa dovevo fare per ricevere i finanziamenti? Avrei dovuto sganciare mazzette, raccogliere voti e consenso? 

Ho fatto altro!

Ho fondato un teatro; ho vinto quattro premi teatrali e due di poesia, l'ultimo di teatro giorni fa!, ho scritto un numero infinito di opere teatrali in gran parte rappresentate. Vivo di questo lavoro! Cosa diavolo dovevo fare per ricevere un po' di finanziamento serio? Cosa diavolo dovevo fare per essere minimamente rispettata e considerata nel mio lavoro da quei quattro scalzacani messi a far finta di dirigere, cosa dovevo fare per poter girare anche io ogni tanto con la mia compagnia nei teatri cosiddetti importanti? Un tempo avevo sette attori con me e tutti in regola, che pagavo con i miei soldi, la cogliona!

La politica, di destra di sinistra centro uguale, mi ha bandito. Sono una bandita del teatro, e anche perché ho tentato di valorizzare la cultura, non ultimo il patrimonio culturale della mia spocchiosa città, una Prato devastata dalla sua politica industriale forzosa, combattendo in prima persona, e per questo punita, per il riconoscimento di un sito archeologico, Gonfienti.

E' proprio di quello di cui voi parlate nel vostro punticino!

Capito? Farete sul serio, oppure riserverete - a me e a tutti quelli come me, ormai nella Riserva, nel Gulag - lo stesso trattamento che ricevo riceviamo ormai dalla politica oligarchica monopolistica di cacca - qui mascherata da Sinistra - da molti lunghissimi anni, tutti i giorni? 

Quante promesse di giustizia sono passate davanti!


Non riesco a essere più ottimista circa le lentissime sorti future e progressive. 
Sarete i soliti arroganti del potere?
Al momento giusto, se e quando andrete a giocare coi bottoni, o grilloverdi, vi potrò meglio rispondere. 


Il sottolineato è mio.


"6. CULTURA
Il patrimonio italiano rappresenta uno degli aspetti che più ci identificano nel mondo. Il nostro Paese è colmo di ricchezze artistiche e architettoniche sparse in maniera omogenea in tutto il territorio, e in ogni campo dell’arte rappresentiamo un’eccellenza a livello mondiale, sia essa la danza, il cinema, la musica, il teatro. Tuttavia, nonostante tali risorse l’Italia oggi non sfrutta a pieno le sue possibilità, lasciando in alcuni casi i propri beni ed il proprio patrimonio culturale nella condizione di non essere sfruttati a dovere. I beni culturali sono uno strumento fondamentale per lo sviluppo del turismo in tutto il territorio italiano. Tuttavia lo Stato non può limitarsi alla sola conservazione del bene, ma deve valorizzarlo e renderlo fruibile attraverso sistemi e modelli efficaci, e grazie ad una gestione attenta ed una migliore cooperazione tra gli enti pubblici e i privati. Occorre mettere in campo misure in grado di tutelare il bene nel lungo periodo, utilizzando le risorse a disposizione in maniera virtuosa.

È necessario partire da un principio chiaro: la cultura è un motore di crescita di inestimabile valore, e certamente non un costo inutile. Tagliare in maniera lineare e non ragionata la spesa da destinare al nostro patrimonio, sia esso artistico che culturale, significa ridurre in misura considerevole le possibilità di accrescere la ricchezza anche economica dei nostri territori. I nostri Musei, i siti storici, archeologici e UNESCO, inoltre, devono tornare ad essere poli di attrazione e interesse internazionale, attraverso un complessivo aumento della fruibilità e un adeguato miglioramento dei servizi offerti ai visitatori.

Tra le varie forme, d’arte lo spettacolo dal vivo rappresenta senz’altro una delle migliori eccellenze del nostro Paese. Eppure l’attuale sistema di finanziamento, determinato dalla suddivisione secondo criteri non del tutto oggettivi delle risorse presenti nel Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), limita le possibilità delle nostre migliori realtà e impedisce lo sviluppo di nuovi progetti realmente meritevoli. Riteniamo pertanto necessario prevedere una riforma del sistema di finanziamento che rimetta al centro la qualità dei progetti artistici."

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