Stasera, con la replica de "A che ora è la rivoluzione" si chiude la stagione 2017-2018 a La Baracca.
Anche la stagione è stata, da febbraio in poi, totalmente rivoluzionata a causa dei nostri impegni fuori sede, e ha sofferto di questo, indubbiamente.
Questo è stato necessario, e probabilmente sarà sempre più necessario, perché il teatro è davvero povero e non riceve un centesimo da nessuno, snobbato totalmente dalla politica che dice di preoccuparsi della cultura in periferia o alternativa ormai solo a parole. E tuttavia non fa nulla per dimostrare che crede a ciò che dice, tant'è alcuno di questi paladini della periferia si è mai presentato alle nostre porte.
Certamente continueremo a esistere e ad andare, seppure a binario unico e scartamento ridotto.
Grazie a tutti coloro che capiscono il senso del nostro lavoro e ci giudicano in base a quello che vedono, e non a pregiudizi o alle solite disumane, e sempre più frequenti, cieche derisioni.
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