E' automatico, ed è successo altre volte: si muovono sono dopo che NOI ci muoviamo. Ed ecco, magicamente, dopo la serata del 4 maggio sull'area archeologica di Prato che si è svolta alla Baracca, dopo che se ne comincia un po' a riparlare - eh, le elezioni…- , ecco che si sbrigano a ripulire dall'erbaccia. O Santa Soprintendenza, che ti muovi come un cancello automatico!
Ma perché non lo cambiate, questo orrendo cancello elettrificato e controllato da cento telecamere che registra solo il disastro, perché non avete il coraggio di indicare con il cartello cosa NON riuscite a gestire, cosa NON potete gestire?
Così si tratta l'area archeologica in Italia, col taglio dell'erbetta, e probabilmente solo all'ingresso, chi lo sa?
Mentre ero lì per scattare le foto, un signore si è fermato con la macchina e mi ha chiesto: "Scusi, dov'è il sito archeologico?" (Un po' come accade nel corto, sorprendente coincidenza...), e io gli ho risposto: -E' questo qua. E lui, dopo qualche secondo: -VERGOGNA.
Il cancello che "chiude" l'area archeologica, oggi |
Lo stesso cancello il 20 aprile scorso. |
2 commenti:
Diciamo che la supposta nel culetto ha dato i suoi frutti.
"La toppa è peggio del buco": adagio popolare che rappresenta bene questo episodio.Il taglio delle erbacce è pressoché inutile per due motivi principali : viene fatto solo estemporaneamente e senza nessuna pianificazione seria e , soprattutto, serve solo a ripulire un cancello che NEGA il sito archeologico alla cittadinanza, alla comunità locale e non.Esso occulta un'area che si è deciso a tavolino di non valorizzare, studiare, ampliare. la negazione di un sito archeologico , perché non mi pare sia definibile altrimenti, è colpa gravissima che ha precisi responsabili. La tua attivta' , Maila, assieme a quella di altri privati cittadini, ha reso possibile lo sbugiardamento di questi tira e molla, queste bugie e mezze ammissioni lasciate cadere così negli anni per tenere buona l'opinione pubblica, e resterà agli atti. Nessuno di costoro potrà dire "non sapevo, non capivo, non potevo...". Questo è un grande merito che certo non consola, ma almeno allevia il senso di amarezza e di disgusto.
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