"Una serata ricca che non scorderemo tanto facilmente per
l’intensità emotiva e la partecipazione trasmessa, soprattutto per le tante
cose che sono state dette, per i tanti tasti che sono stati toccati negli
interventi (politici ed antropologici, filosofici e pragmatici allo stesso
tempo), specialmente per le tante ragioni occulte e palesi che sono emerse su
quello che fino a ieri abbiamo manifestato e narrato in tutte le sedi possibili
in lunghi anni di battaglie, di denunce, di appelli come il “caso Gonfienti”.
Ieri senza saperlo, inconsapevolmente, abbiamo, come
d’improvviso, cambiato registro, voltato pagina. L’area archeologica pratese, da eccellenza qual è stata
all’inizio a ingombrante relitto qual è finita per essere, dopo anni di
desolante oblio è entrata oggi a far parte di quella ristrettissima sfera di
fatti ed episodi dall’alto e oggettivo valore simbolico ed espressivo, che la
storia ci consegna a futura e incancellabile memoria. La storia di Gonfienti, al di là
dell’archeologia, è divenuta antesignana della corruzione culturale del nostro
tempo e per questo già a suo modo un archetipo, una sorta di “Ustica dei beni
culturali”.
Andando oltre la rilevanza storica e scientifica del sito,
osannato dalla stesse istituzioni al tempo delle vacche grasse, poi abbandonato
per conflitto di interessi dopo un’omertosa dismissione, l’avere smesso di
scavare a Gonfienti è come avere smesso di scavare nel passato, di avviare un
inedito percorso di conoscenza sulle nostre origini, sapere da dove proveniamo
per meglio comprendere dove stiamo andando.
Gonfienti è come se fosse un ponte nel tempo gettato dalla
protostoria al contemporaneo, o meglio – come è stato detto – un porto, un
approdo dei saperi dell’antichità che possono aprire confini inesplorati per il
futuro.
Tutto quello che è capitato nei primi vent’anni da questa
scoperta in avanti appare adesso molto più chiaro e coinvolge le nostre
coscienze, prima ancora che riguardare i comportamenti di una società sospesa,
transitoria ed effimera come quella che viviamo.
Tutte le questioni che si sono aperte, il parco archeologico
mai nato, il museo fluttuante lontano dagli scavi, ripiegato su stesso e
ingessato ancor prima di vedere la luce (semmai la vedrà), sono faccende di
poco conto se commisurate alla rinuncia alla quale stiamo assistendo impotenti.
Non più appelli dunque, ma solo severi moniti e grida verso
la non cultura, la disattenzione, la superficialità!
A breve redigeremo, su quanto di inaspettato e straordinario
è accaduto ieri sera alla Baracca, un documento da inviare ai media, alla stampa, che cercherà di manifestare questi sentimenti, queste
rivelazioni a chi non era presente perché si sappia e si possa condividere una
via da percorrere numerosi.
GAC
1 commento:
Non capisco: redigere cosa? questo articolo e quello di Maila non sono sufficienti ed esaustivi? Altro da aggiungere a questa splendida sintesi?
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