Nella società attuale il teatro è sempre meno gradito.
Perché?
Perché il teatro impone, anche quando si svolge in un luogo piccolo come La Baracca, una condizione oggettiva e distante dal sé, dal proprio narcisismo.
E invece siamo stimolati in continuazione all'attenzione verso il proprio io. Alla propria confessione. All'attenzione di sé.
Questo ha motivazioni e implicazioni economiche e politiche precise.
Questo ha motivazioni e implicazioni economiche e politiche precise.
Anche gli attori oggi soffrono di questa condizione, e infatti impongono sempre di più il personaggio comico, il sé che va.
La vera attrice, il vero attore è nessuno, senza che vi metta il proprio io, la propria psicologia.
In questo senso è puro strumento.
Invece oggi gli attori soffrono a essere strumenti, a praticare l'arte, il suo difficile esercizio, e il bello, diventato inutile.
L'attore (e si potrebbe dire del musicista, strumento per eccellenza) è il medium della condizione oggettiva ed estetica che si mostra sulla scena.
L'attore è diventa l'altro nella fantasia, nell'immaginazione. Ma chi lo vuole, questo altro da sé, riflessione e fantasia sul mondo, sull'altrove, impegnati come siamo nella pornografia dell'io?
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