Gli slogan delle campagne elettorali, tanto ipocriti quanto puerili, mirano alla bontà, alla felicità.
"Con tutto l'amore che c'è", oppure: "Riportiamo il sorriso".
Ma i comportamenti dei partecipanti alle elezioni dimostrano l'opposto, dimostrano l'odio che le cosiddette campagne politiche sprigionano in tutti noi.
Si creano le fazioni, e molti non sono nemmeno capaci di ragionare, di argomentare.
L'aggressività è alta. Il dibattito è inesistente.
La tecnologia, che ci doveva aiutare a comunicare, svolge la sua funzione nella direzione opposta.
Volano le offese, il disprezzo, la filosofia alla Marchese del Grillo: "Io sono io, voi non siete un c...".
Il fallimento della democrazia è evidente.
La politica è tornata, come in altri periodi vedi fascismo, a una lotta brutale per il mantenimento o raggiungimento del potere.
Naturalmente questo fa comodo ed è incentivato dal potere stesso, che in questo modo non cambia poi mai la sua struttura di dominio.
Per spiegare meglio quello che intendo dire, viene a fagiolo un proverbio che recita:
"Più becchime e meno uccelli".
Sarebbe un motto divertente per una politica più giusta e ragionevole.
Sarebbe un motto divertente per una politica più giusta e ragionevole.
Invece, istigandoci alla faziosità e alla lotta, fanno in modo che avvenga l'esatto contrario: più uccelli e meno becchime.
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